Il Ponte sullo Stretto traballa tra mafia e rischi ambientali

Ponte sullo Stretto

Dopo oltre 70 anni, il ministro Salvini ne è convinto: il Ponte sullo Stretto si farà. Ma, con Report, scattano gli allarmi mafia e disastro ambientale

L’uomo del ponte“, così si intitola l’inchiesta di Report realizzata da Danilo Procaccianti, indaga i retroscena del famigerato Ponte sullo Stretto.
Costruzione imponente – con i suoi 3,2 km sarebbe il ponte sospeso più lungo del pianeta – che il ministro delle Infrastrutture Salvini ha promesso di costruire a partire dal 2024.

È una giornata storica non solo per la Sicilia e la Calabria, ma per tutta l’Italia.
Dopo 50 anni di chiacchiere, questo Consiglio dei ministri approva il Ponte che unisce la Sicilia al resto dell’Italia e all’Europa.
Aveva iniziato Berlusconi, poi vari governi avevano bloccato il progetto e adesso l’esecutivo di centrodestra porta a termine quel progetto, per iniziare i lavori l’anno prossimo.
Sarà un’opera green e anche un’attrazione turistica, visto che sarà la più grande al mondo

Con queste parole, lo scorso marzo, Salvini annunciava l’approvazione del decreto “Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria.
Il progetto, realizzato nel 2011, non è cambiato, e potrà subire solo limitate modifiche.
Il ministro, infatti, ha scelto di non fare una nuova gara d’appalto, ma di mantenere valida quella aggiudicata vent’anni fa da Eurolink (oggi WeBuild), società attualmente coinvolta in un contenzioso con lo Stato.
Ma non è tutto. Le mani sul Ponte sono molte, e giungono fin da oltreoceano.

Chi guarda con interesse al Ponte? Mafia e intelligence

Uno dei punti su cui si discute da sempre riguardo il Ponte, è l’interesse che questo potrebbe rappresentare per la criminalità organizzata.
Come spiega il procuratore aggiunto di Reggio Giuseppe Lombardo, oltre al rischio di infiltrazioni nei cantieri (definiti purtroppo “una costante” nelle opere architettoniche d’Italia) il Ponte potrebbe fungere da collegamento tra cosche.

Del ponte se ne discute da sempre anche in ambito criminale.
E il rischio che il ponte non colleghi due coste ma due cosche c’è e questo non deve avvenire. Gli appetiti ci saranno, e non saranno appetiti legati alle singole cosche che controllano il territorio di competenza, ma ad un livello più alto. Un livello in cui le due componenti criminali, quella calabrese e quella siciliana, diventano una cosa unica

L’allarme era stato lanciato già tra il 2008 e il 2009 dalla diplomazia USA, come testimoniano alcuni documenti pubblicati da Julian Assange su WikiLeaks.

La mafia potrebbe essere tra i principali beneficiari della costruzione del ponte sullo stretto di Messina. […]
Il prefetto di Messina ha riconosciuto che il ponte, che dovrebbe collegare la Sicilia “insulare” alla terraferma “sviluppata”, potrebbe essere controproducente, portando la Sicilia, che è in una posizione migliore nella lotta contro la criminalità organizzata rispetto alla Calabria, fisicamente e psicologicamente più vicina alla ‘Ndrangheta, la cosca più pericolosa d’Europa

[…] Il ponte sullo Stretto servirà a poco senza massicci investimenti in infrastrutture stradali e ferroviarie in Sicilia e Calabria, entrambe al di sotto degli standard

Gli occhi sul Ponte, però, non sono solo quelli della mafia siciliana. Anche il complesso militare-industriale statunitense, tramite la base di Sigonella, gioca un ruolo cruciale nell’isola.




Come spiega la giornalista Stefania Maurizi, che ha lavorato per anni ai documenti di WikiLeaks, la Sicilia è una regione molto importante per gli USA.

La base di Sigonella, il cuore della guerra dei droni, è importantissima perché sono stati scoperti dei grandi giacimenti di gas naturale. E hanno delle strutture di intelligence cruciali, come i cavi sottomarini a fibra ottica, che sono parte dei loro programmi di sorveglianza di massa della NSA, come abbiamo scoperto grazie a Snowden

Ponte sullo Stretto: il progetto è veramente “green”?

Il progetto di Salvini è stato definito “green” e attento all’ambiente.
Tuttavia, il progetto risale al 2011, e non terrebbe quindi conto dei grandi cambiamenti climatici che hanno colpito l’Italia negli ultimi anni.

Nel 2021, uno studio dell’Università di Catania scoprì la faglia che, nel 1908, provocò il terremoto che rase al suolo Reggio e Messina. Ma di questa faglia, 12 anni fa, non si sapeva nulla.
Dei potenziali rischi legati al Ponte ha parlato il geologo Carlo Tansi.

Siamo di fronte ad un grave problema. Si tratta di progettare, in una delle aree a più alto rischio sismico del pianeta, la più imponente opera mai progettata.
Siamo in una zona di collisione tra Africa e Europa. Queste due placche si avvicinano ad una velocità geologicamente importante, circa 7 millimetri l’anno. Nel 1908 la linea di costa di Calabria e Sicilia sprofondò di un metro. Questi terreni sono formati da sabbia e argille che in caso di terremoti tendono a liquefarsi. Questo fenomeno ha generato questo sprofondamento

Nonostante ciò, secondo Tansi la sfida ingegneristica si può accettare. A patto che prima si pensi a mettere in sicurezza gli edifici già esistenti.

Io credo che prima di pensare a costruire quello che sarebbe il ponte a campata unica più lungo del mondo, bisognerebbe preoccuparsi di investire risorse nella messa in sicurezza degli edifici pubblici, altrimenti continueremo a difenderci dal terremoto come abbiamo fatto finora: con gli scongiuri. E gli scongiuri da soli non bastano più

Altro grande rischio è quello del vento.
Infatti, dopo 10 anni, i dati relativi all’aerodinamica non sarebbero più così attendibili, soprattutto a fronte degli eventi estremi che si stanno verificando in tutto il mondo.

Anche per quanto riguarda le emissioni di CO2 i numeri non sarebbero affidabili.
Al momento dell’approvazione del decreto, Salvini annunciò che le emissioni sarebbero state ridotte, facendo risparmiare oltre 140mila tonnellate di anidride carbonica.
Tuttavia, andando a cercare le fonti di questi dati, Report ha notato che gli unici dati disponibili sono quelli del rapporto steso da Giovanni Mollica, membro del Rotary Club di Messina, e da un’associazione che promuove la costruzione del ponte.
Ma tale pubblicazione non è uno studio scientifico, e nemmeno un rapporto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Come spiegano gli autori stessi, «non ha pretesa di scientificità», ma di «sano buon senso».

Come se non bastasse, il coordinatore del comitato tecnico scientifico nominato dal ministro Salvini è Alberto Prestininzi, professore di Ingegneria all’università “La Sapienza” di Roma. Ma anche firmatario dell’appello “L’emergenza climatica non esiste“.

Ponte sullo Stretto: la reazione di Salvini all’inchiesta

Ai punti sollevati da Report, Salvini ha risposto con una breve frecciatina rivolta al conduttore Sigfrido Ranucci.

Con tutto il rispetto per Report, guardo altro in televisione

Intanto, su Facebook, la pagina “Ponte sullo stretto di Messina“, gestita da docenti universitari e architetti, ha tentato di smontare ogni singolo punto.
Secondo loro, il progetto è del tutto sicuro.

L’impalcato del ponte di Messina è stato progettato per essere stabile anche in caso di eventi estremi inverosimili per non dire impossibili. Per quanto riguarda il rischio sismico, i ponti sospesi di grande luce sono le strutture umane più sicure in caso di sisma. Anche devastante

Inoltre, le infiltrazioni mafiose sarebbero una possibilità molto remota.

Non creare le opere per paura della criminalità organizzata è il metodo migliore per portare allo scatafascio il territorio e annientare il futuro della popolazione. Per il ponte di Messina, parliamo di un progetto internazionale identificato come strategico dall’Unione Europea che sarà realizzato con riflettori perennemente puntati da qualsiasi direzione e controlli speciali. Se c’è un progetto dove è rischioso e difficile infiltrarsi, è proprio questo

Infine, sembra che il progetto per la costruzione del Ponte sullo Stretto andrà avanti, aprendo i cantieri nel 2024. I tempi di costruzione stimati sono di almeno un quinquennio.

Giulia Calvani

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