Il piacere di pensare rende la vita sexy, e sarebbe bello riuscire a raccontare la sua sensualità oltre all’orrore dell’irregimentazione intellettuale.
Non pretendo si capisca come può sentirsi una persona che, dopo aver fatto un’immensa fatica a uscire da una setta che l’ha tenuta distante e in conflitto con la società democratica per 20 anni, si rende conto che mentre lei hai finalmente riconquistato la sua libertà il mondo esterno, nel frattempo, si è tutto frammentato in sette. E che non arruolarsi con nessuna significa diventare un nemico per tutti. Se fossi in grado di scrivere un romanzo, il romanzo della mia vita lo scriverei tutto su questo. Sull’angoscia del disertore che stanco di guerra torna alla vita civile, e scopre che sono diventati tutti militari.
Ma questa sarebbe solo una parte del romanzo. L’altra parte che mi piacerebbe tanto saper raccontare è cosa si prova in quei momenti in cui, sola con il tuo pensiero, ti rendi conto che puoi lasciarlo libero, che non devi metterlo al servizio di alcuna autorità né di alcuna identità. Che puoi viaggiare fra le idee, esplorarle, conoscerle, collegarle, crearti un itinerario e poi cambiarlo, non sapere bene dove arriverai. Nel 2019 ho viaggiato con il corpo molto meno di quanto non abbia fatto in altri anni. Ma ho iniziato a esplorare la libertà del viaggio intellettuale.
La felicità che mi trasmette è fisica, è goduria, è gioia di vivere. È come stare sulla Queen Mary, come attraversare il tunnel della Manica in treno, come girare per Marina di Ravenna con le persone che ami, come ricordarsi delle spiagge del Maine, della Spagna lontana e così vicina, come cercare il modo per arrivare in Ecuador via mare.
Il piacere di pensare rende la vita sexy e mi piacerebbe riuscire a raccontare la sensualità del pensiero libero, oltre all’orrore dell’irregimentazione intellettuale.
Federica D’Alessio