Di Andrea Umbrello
Il settimanale “Panorama” arriva in edicola con un nuovo numero dal titolo “Un’Italia senza italiani” e che mostra quanto in basso possa spingersi il giornalismo del nostro Paese.
“Un’Italia senza italiani” titola “Panorama”! In copertina si continua leggere:
“dai ghetti di Campania e Puglia alle “banlieue alla francese” di Milano e Roma, dove l’integrazione è ormai impossibile tra degrado e criminalità. Al di là delle polemiche sulla “sostituzione etnica”, vince la realtà. Ecco la mappa di un Paese in cui l’immigrazione disordinata o clandestina ha strappato il tessuto sociale.
Serve prendere fiato, non è vero?
“L’integrazione è ormai impossibile” scrivono sul settimanale in questione, ma quell’avverbio nasconde la pochezza che molti di noi mettono in mostra da tempo e che oggi finisce addirittura sulle prime pagine dei giornali. Non è vero che l’integrazione è ormai impossibile, la verità è che non lo è mai stata! Non lo è mai stata perché l’integrazione è un processo che si basa sulla relazione del dare e ricevere e che esclude la possibilità di poterlo fare da soli. In altre parole, ci si integra e ci si completa in due.
Poi c’è il tema della “sostituzione etnica”. Seguire il consiglio di “Panorama” significa mettere da parte la memoria e tralasciare la fonte di ispirazione che da vita da sempre ai principali movimenti suprematisti del mondo.
Il concetto di “etnia” ha iniziato a scomparire con la scoperta del fuoco, eppure, c’è ancora chi continua a scaldare le proprie caverne con le fiamme del disprezzo e dell’intolleranza.
La mappa di cui parla “Panorama” è quella dell’odio, del pregiudizio e della distruzione dello scambio culturale. A strappare il tessuto sociale del nostro Paese non sono quindi i flussi migratori e sostenere il contrario significa essere completamente avulsi dalla realtà che ci circonda. A logorare il tessuto sociale che va inscena quotidianamente sulle strade e nelle piazze delle nostre città è la mancanza di una politica capace di cogliere le opportunità che un sistema basato sull’accoglienza può generare, è la necessità di utilizzare, più che una mappa, una bussola che al posto del Nord indichi la strada del rispetto e dell’inclusione, è l’incapacità di abbandonare il monocolore che caratterizza gli spazi occupati prepotentemente dalle nostre tendenze repulsive.
Dovevamo impegnarci nel tentativo di restare essere umani e invece finiamo in edicola con copertine che generano mostri, capovolgono la linearità temporale e anticipano di poco la melma che dal passato bussa con forza alle porte del presente.