Immaginatevi un bel cactus, di quelli enormi, che se ne stanno lì, non sporcano, non disturbano, accompagnano una funzione decorativa da terrazzo a quel non chiedere praticamente nulla. Si dà loro da bere ogni tanto e poi basta, stanno lì, tronfi e immobili. Ecco: il Partito Democratico sta diventando la pianta grassa della maggioranza.
Vi ricordate il luglio dell’anno scorso, quando Salvini era ministro dell’Interno e il Papeete era diventato un distaccamento del Viminale? Vi ricordate quanto sembrava forte la Lega all’interno del primo governo Conte? Pareva praticamente che il Paese fosse portato avanti da Salvini, con un Giuseppe Conte carismatico come un posacenere. Senza dimenticare i Cinque Stelle che potevano fare la parte del leone e invece se ne stavano quieti quieti in un angolo.
Poi ci sono stati in mezzo le crisi di Ferragosto, le dimissioni di Conte, lo sbigottimento di Salvini, la fondazione di Italia Viva, Conte che si fa incastrare di nuovo e incredibilmente il Pd che si ritrova senza manco saperlo al governo. I “Mai con i Cinque Stelle” sono diventati i “Forse un giorno” e quel giorno è arrivato ben presto. Ad aggiungere pepe alla situazione ci si è messa pure una pandemia, giunta con tutta la sua deflagrante potenza su un Paese già in difficoltà a gestire l’ordinario, figuriamoci lo straordinario.
Il mantello dell’invisibilità
Fatto sta che il Pd è al governo praticamente da dieci mesi con addosso il mantello dell’invisibilità. C’è ma non interviene, se ne sta in silenzio, guarda e ogni tanto se ne esce con qualche frase sui valori e sui principi che poco aggiunge al dibattito. Eppure si è liberato anche dell’ingombrante zavorra renziana e, in teoria, avrebbe dovuto in questo modo spiccare il volo verso percentuali di gradimento mai sfiorate prima. Qualche risultato arriva, incredibilmente. E’ di qualche giorno fa la notizia di una presunta rimonta del Pd, che sarebbe arrivato a soli due punti di distacco dalla Lega nel gradimento degli elettori. Ma come è possibile? Hanno fatto solo presenza, hanno scritto solo il nome sul compito in classe e si sono portati a casa pure un risultato decente?
Ma d’altronde è così che fanno le piante grasse: se ne stanno lì, riempiono e un complimento se lo portano a casa.
Il paradosso del confronto con lo scorso anno
La differenza negli assetti della maggioranza tra il Conte I e il Conte II è un paradosso: lo scorso anno la Lega era socio di minoranza, ma il Governo sembrava guidato da Salvini. Oggi invece c’è un Movimento 5 Stelle più disgregato che mai, eppure mantiene la guida del Governo, complice anche un Presidente del Consiglio dalla ritrovata personalità. Che però, spesso, dice cose condivisibili ma forse un po’ banali, arrivati a questo punto della gestione dell’emergenza. Eppure il Pd, anche in queste dichiarazioni, ci scorge una Weltanschauung sofferta e profonda. Evidentemente al Pd va bene tutto: è questo il problema di sempre.
Paura di esporsi?
I nodi da sciogliere, però, già prima della pandemia non erano pochi: Autostrade, Ilva, Semplificazioni, Alitalia. Poi ci si è messa la pandemia e adesso sul tavolo arrivano le carte del Recovery Fund, dell’eventuale riduzione dell’Iva e di un sacco di altre cose su cui il Pd non sembra avere un’idea chiara. Come sempre. Ogni tanto trapela qualche sfogo del segretario Nicola Zingaretti, ma rimane poco più di una dichiarazione sussurrata. Sul Ponte di Genova assegnato nuovamente in gestione ai Benetton, Zingaretti avrebbe detto: “Il problema non è che il Ponte va a Benetton, è che è finito e non è stato fatto niente. Io che dovrei dire adesso? Che lo avevo detto?”.
Il Movimento Cinque Stelle, dunque, non governa con un altro partito, ma più che altro con un cane bastonato, che non viene consultato per le cose importanti e che, però, anche quando è interpellato non è che faccia poi tutta ‘sta differenza.
Ah, e i decreti sicurezza?
Ma perché tanta remissività da parte di un Partito che, a quanto pare, è pure inspiegabilmente in rimonta? Perché, ad esempio, il Pd non ha più fatto nulla per annullare i decreti sicurezza? La Corte Costituzionale ha giudicato illegittima la norma che impedisce l’iscrizione anagrafica ai richiedenti asilo. Per abbattere i decreti, a questo punto, sarà necessaria una sentenza o ci arriverà la politica?
Uno, nessuno, centomila
Per alcuni, invece, il problema è sempre quell’essere uno, nessuno e centomila del Pd. Effettivamente, c’è stato un Pd pop, prima con Renzi, ora più legato alle figure dei sindaci Gori e Sala. A Gori, ad esempio, non piace la remissività del partito con i compagni di governo. Il sindaco di Bergamo invece vorrebbe dei ministri dem nei ruoli chiave per sviluppo e lavoro. L’idea di Gori non è del tutto infondata. C’è infatti anche un Pd che flirta col populismo e che tenta di grillinizzarsi con quella remissività che permette al governo di stare a galla senza troppe seccature.
Cos’è, quindi, il Pd in questo momento? E’ una pianta grassa ben pasciuta, che cresce in un terreno che è un misto tra progressimo mondiale, decreti sicurezza di Salvini e idee poco chiare sul futuro. Se ne sta lì, ornamentale. Non prende posizione su nulla, nemmeno sul dibattito tra lavoratori e imprese. Neppure in questi mesi in cui le cose da dire sarebbero state tante.
Fa silenzio e sale nei sondaggi, incredibilmente. Forse, la spiegazione è tutta qui.
Elisa Ghidini
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