Daisy Johnson, con ‘Nel profondo’, esordisce in modo dirompente con un romanzo delicato e agguerrito, un testo corale e al contempo intimo. Non sembra di leggere parole che si susseguono ma ricordi che scoppiano e poi sibilano dal profondo di quel fiume che scorre lungo tutto il romanzo. La giovane autrice inglese ci trascina dentro il suo fiume prima delicatamente per poi farci sbattere contro le onde del racconto.
Nata nel 1990 a Paignton, Daisy Johnson ha già vinto una serie di premi con la sua raccolta di racconti Fen, tra cui A.M. Health nel 2014. Dopo aver completato un master in scrittura creativa a Oxford, ora vive nella stessa città. Scrittrice solitaria da quando aveva 14 anni, con “Nel profondo” la Johnson si è conquistata anche il primato di più giovane candidata per il Man Booker Prize dello scorso anno. Da oggi il suo nuovo romanzo debutto si potrà trovare anche in Italia, pubblicato da Fazi Editore.
“I luoghi dove siamo nati ci diventano estranei. Non ci riconoscono più, anche se noi li riconosceremo per sempre. Ci sono cresciuti dentro, sono il nostro midollo. Se ci rovesciassero come un guanto, troverebbero delle mappe incise dietro la pelle. Servono proprio a ritrovare la strada di casa. Solo che dietro la mia pelle non ci sono canali, binari ferroviari e una barca, ma sempre e solo tu”.
Con questo incipit, Daisy Johnson rapisce il lettore per portarlo con sé nella ricerca della madre fuggita 16 anni prima, nei meandri dei ricordi di una casa galleggiante, di una infanzia trascorsa in simbiosi con le onde del fiume, di uno strano ragazzo che aveva fatto capolino nella quotidianità di una madre e una figlia, una quotidianità fatta di creature mostruose, descritte da un linguaggio inventano e dentro un isolamento bruscamente interrotto.
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La trama si svela gradualmente fino a far presagire una sorte infausta dentro i fili intricati del racconto. “È difficile, anche adesso – scrive Daisy Johnson – decidere da dove iniziare. Perché la memoria non è una linea retta, ma una serie di giri tortuosi, che vanno avanti e indietro nel tempo”. Così fa il romanzo. Va avanti e indietro, ti culla e infine ti colpisce, ti ferisce e al contempo ti guarisce le ferite.
La reinterpretazione di un mito e il Bonak che incombe in ognuno di noi
Attraverso una elettrizzante reinterpretazione di un mito classico, la giovane autrice esplora le questioni del destino e del libero arbitrio, ma anche la fluidità di genere e la fragilità delle relazioni familiari. Nel profondo, romanzo dal paesaggio surreale e scorrevole, è una storia densa e tagliente che succhia le forze e lascia un senso di inquietudine e di ribellione.
“Certe parole sono così accavallate che riesco a leggerle solo in parte. Il rumore del fiume che scorre. Un momento di tranquillità. Quasi in fondo al mucchio, c’è una parola scritta con chiarezza. Bonak: ciò di cui abbiamo paura. Anche in sogno, mi basta vederlo scritto per sentirmi rigirare lo stomaco. Me lo stringo con la mano”.
Il mostruoso Bonak percorre tutto il libro finché anche il lettore se ne costruisce uno, recondito e terrificante, che ingloba tutte le nostre paure. Lo vediamo lungo il fiume per poi riemergere nei sogni quando abbandoniamo il libro sul comodino.
Nel profondo provoca ed evoca un viaggio nel profondo delle nostre paure, nei meandri impervi dei ricordi di infanzia che si mescolano con quelli della nostra attività giornaliera fino a farci annaspare in superficie un po’ più consapevoli, ma anche un po’ estenuati dal viaggio. D’altronde, non c’è viaggio bello che sia anche facile come non c’è lettura interessante e profonda senza uno sforzo psichico altrettanto importante.
“I luoghi dove siamo nati tornano a noi. Si travestono di parole, vuoti di memoria, incubi. Sono il senso di oppressione quasi animalesco che sentiamo certe volte in petto, quando ci svegliamo”.
Ecco, il romanzo di Daisy Johnson imprime sensazioni contraddittorie di fuga e di crescita. Infine, ci si rende conto che si deve andare avanti, che la quotidianità non si ferma e che in fondo è anche giusto così.
Giulia Galdelli