I suicidi in carcere continuano ad aumentare terribilmente. Tra venerdì 14 e sabato 15 giugno sono 4 le persone che si sono tolte la vita in un istituto penitenziario, portando il bilancio totale a 44 vittime nei primi 5 mesi e mezzo di quest’anno. Una vittima ogni quasi 3 giorni. Numeri troppo alti che dovrebbero far capire allo stato quanto realmente grave sia la situazione nelle prigioni, anche a fronte di una situazione di sovraffollamento che peggiora sempre più.
Suicidi in carcere e sovraffollamento
Una situazione sempre più drammatica, a cui il governo non sembra voler trovare una soluzione in maniera celere. Le prigioni italiane stanno collassando, strette nella morsa del sovraffollamento, della mancanza di agenti e dei suicidi in carcere. Sono proprio questi ultimi che negli ultimi giorni fanno preoccupare maggiormente: con i 4 decessi avvenuti tra verdì 14 e sabato 15 giugno in istituti penitenziari diversi (Ariano Irpino, Biella, Sassari, Teramo), il numero dei suicidi in carcere nei primi 5 mesi e mezzo del 2024 sale a 44. Una morte quasi ogni 3 giorni. Numeri tragici che se continuassero a crescere con questo ritmo porterebbero il 2024 a superare gli 85 suicidi avvenuti nel 2022.
L’associazione Antigone, che si batte per i diritti e le garanzie nel nostro sistema penale, definisce giustamente il fenomeno dei suicidi in carcere un’emergenza nazionale a cui il governo deve far fronte “in via prioritaria, anche a fronte di una situazione di sovraffollamento sempre più grave, con oltre 14mila persone detenute senza un posto regolamentare, condizioni di vita sempre più difficili per i reclusi e di lavoro faticosissime per gli operatori penitenziari”. L’associazione suggerisce provvedimenti quali la liberalizzazione delle telefonata (dove non sussistono problemi di sicurezza rispetto ai contatti con l’esterno), assunzione di personale e la riduzione del peso dell’isolamento.
Della stessa opinione sono gli agenti della polizia penitenziaria che hanno più volte sollecitato il governo a farsi carico dell’emergenza nelle prigioni. Il segretario della Uilpa Polizia Penitenziaria, Gennarino De Fazio, ha commentato il numero dei suicidi in carcere come “indegno di un paese civile“, aggiungendo poi come la politica non presti attenzione all’emergenza: “a fronte di tutto ciò si notano due grandi assenti, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il governo Meloni. Suicidi, omicidi, risse, aggressioni, stupri, traffici illeciti, ma cos’altro deve accadere affinché l’esecutivo prenda atto dell’emergenza in essere e vari misure consequenziali?”.
Emergenza che tocca anche fisicamente gli agenti. “L’altra faccia della medaglia dell’emergenza carcere”, sottolinea Aldo Di Giacomo del Sindacato di polizia penitenziaria, “è l’aumento di aggressioni e violenze al personale penitenziario che ha raggiunto il 40% in più nel giro di pochi mesi. Nella stessa giornata del suicidio a Teramo, sono 8 gli agenti aggrediti e costretti a ricorrere alle cure dei medici”.
Il monito dell’Europa
Il Consiglio d’Europa ha espresso “grande preoccupazione” sull’argomento. Secondo l’organizzazione le autorità italiane “non sono riuscite ad arrestare l’allarmante tendenza negativa dei suicidi in carcere”. Si chiedono quindi al governo misure urgenti e di informare Strasburgo sui progressi fatti. Proprio il Consiglio d’Europa una settimana fa ha fornito la classifica del sovraffollamento carcerario nel continente. Su 48 amministrazioni penitenziarie censite, il nostro paese nel 2023 era sesto. Fanno peggio di noi solo Cipro, Romania, Francia, Belgio, Ungheria.
I sindacati degli agenti penitenziari chiedono un decreto “svuotacarceri” per alleggerire la popolazione penitenziaria che, ripetiamo, conta oltre 14mila detenuti in più della capienza. Si richiedono inoltre assunzioni straordinarie, in quanto il corpo di polizia penitenziaria è mancante di circa 18mila unità, e il potenziamento dell’assistenza sanitaria e psichiatrica.
La risposta del governo arriva tramite l’annuncio del sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari di un decreto carceri. Il sottosegretario ha spiegato che si interverrà sui benefici per buona condotta, senza però prevedere degli sconti di pena. Allo studio anche l’ipotesi di istituire un albo delle comunità del terzo settore per consentire di scontare la pena in regime di detenzione domiciliare, o affidamento in prova e norme per velocizzare il lavoro dei tribunali di sorveglianza.
Insomma dal governo arrivano risposte non troppo convincenti per una situazione che è ormai in caduta libera. Speriamo che il 2024 non diventi un anno record per i suicidi in carcere.