Il nucleare attrattivo e fatale, ma cos’è?

A cooling tower with an elliptical hole on top of it showing the clouds in Satsop Nuclear Power Plant. Original public domain image from Wikimedia Commons

 


Di Sabatina Napolitano


La “bomba” è qualcosa che è nei nostri inconsci collettivi, in una sola parola, allegoricamente e simbolicamente, -“bomba”-, concentra il ritratto del terrore, delle fobie. Nel periodo degli attentati quando sentivamo “bomba” chiunque pensava subito ai parenti nelle città europee, nelle capitali, ma non solo. Per un periodo si credeva che anche Roma fosse una città attaccabile o che lo fossero le città italiane.

“Bomba” è una parola che grida dentro di noi come qualcosa che accumula insicurezze, informazioni non prevedibili, errori provenienti da esperti e non, fin tanto che esplode causando danni di natura incalcolabile, talvolta.

Ad ogni bomba che esplode nella nostra vita, ad ogni trasformazione profonda segue lo spontaneo progresso, nonostante tutto. E questa può essere e finisce per essere una nota di rafforzamento per l’umanità nonostante le bombe della vita non si fermeranno e sempre popoli e mercati saranno minati da bombe così come le nostre relazioni e i nostri vissuti e ricordi.

Ma al di là del brivido che ci percorre alla parola “bomba” c’è un tipo di bomba che potrebbe causare un disastro incontrollabile ed è per questo che la scienza, fortunatamente, risponde ai dubbi e alle insicurezze anche nel campo del nucleare.

L’incubo atomico è ricomparso a febbraio del 2022 quando Putin ha minacciato di impiegare le armi nucleari dopo quasi trent’anni che non si sentiva parlare con emergenza della minaccia atomica.

Per chi non sa distinguere i problemi sul nucleare e volesse un quadro cauto ed esaustivo di quello che riguarda il nucleare e l’ambientalismo, superando quindi, la limitatezza dei media generalisti, questo libro di Silvia Kuna Ballero, “Travolti da un destino atomico” (Chiarelettere, 2022) è un manuale e un saggio dettagliato e ricco.

L’autrice è una astrofisica impegnata da diversi anni nella comunicazione scientifica e collabora per Rizzoli Education, Airc, Radio3 Scienza, etc. Scrive per “Il Tascabile”, “Le Scienze”, “Mind”.

Se infatti associamo spavento, paura e terrore a termini come “radiazione”, “armi atomiche”, “energia nucleare” molto è dovuto ai disastri della storia, alle riproduzioni cinematografiche che ne sono state tratte, alle fiction, alla mancanza di responsabilità degli uomini e alla relativa sciatteria e inadeguatezza nel gestire questo campo, alla sfiducia nella scienza, ai costi esorbitanti legati al nucleare, alla pericolosità che un tipo di sperimentazione che investe sul nucleare comporta.

La reazione ostile che anche solo la parola “centrale nucleare” ad esempio, o “scorie radioattive”, “reattore nucleare”, suscita nei non addetti ai lavori, è anche dovuta al fatto che l’uomo ha utilizzato la bomba a scopo bellico, per questo il nucleare è associato “ad arma di distruzione di massa” e non gode di una significativa considerazione in chi non capisce molto di nucleare.

Per i fisici che lavorano col nucleare, così come per chi gode dell’economia che gira intorno al nucleare, i rischi non sono così estesi. C’è da dire che però, nell’immaginario comune, lo scienziato è sempre visto come una sorta di mente a parte, che parla una lingua occulta di matematiche, fisiche e chimiche e di fatto il mondo scientifico non è fuso a quello umanistico o a quello propagandistico della pubblicità e della televisione.

Il lavoro dello scienziato comunicatore, quindi, all’interno della società finisce per essere una vocazione seria che ha una responsabilità maggiore, perché più a contatto con le masse rispetto allo scienziato di ricerca che passa il giorno al banco, in laboratorio, a scrivere le pubblicazioni o a insegnare presso le università.

E da una parte è doverosa una informazione chiara soprattutto oggi che si parla di una possibile terza guerra mondiale con l’utilizzo delle bombe nei vari arsenali del mondo.

Utilizzo di bombe da parte dei governi o addirittura di associazioni non governative intese come non statali.

Quello che fa rabbrividire è che l’uomo non ci ha pensato due volte a utilizzare il nucleare per creare un ordigno per distruggere. Ed è questo che rappresenta il vero attacco alla scienza, ossia l’indifferenza verso il benessere, l’utile e il richiamo a quell’agognata utopia che deriva da una possibilità dell’uomo di convivere con nuove tecnologie senza il desiderio di volersi necessariamente annientare.

La stupidità è la vera arma usata, pare, non la scienza e il progresso.

Se l’uomo non fosse per sua natura stupido sia la scienza che il progresso non sarebbero utopie. Ma purtroppo e nostro malgrado, la natura dell’uomo è stupida e lo si è visto attraverso i secoli.

La sfiducia nella scienza viene dalla natura perversa del potere, e il popolo riflette quella sfiducia, anziché una indifferenza.

Non è logicamente biasimabile, a mio parere, chi è contro il nucleare inteso soprattutto come nucleare usato nelle armi come testate nucleari. Per mio parere, umile, mi sono già dichiarata per il disarmo, come alcuni capi di stato di superpotenze.

La decisione che la politica si occupi delle armi nucleari è una presa di coscienza seria del “fare politica”. Con le paure si vince o si perde ma di certo non si uccide.

Potrebbe capitare a chiunque di trovarsi vittima di un ordigno e questo ad oggi, non è possibile che accada in un contesto di benessere.

Per evitare l’incertezza o peggio l’ignavia è importante non solo continuamente informare ma riabilitare coloro che si occupano di nucleare al giudizio delle masse.

In sostanza una bomba atomica come quella di Hiroshima e Nagasaki è una bomba di neutroni, che al momento dello scoppio innesta una reazione a catena per cui si propagano neutroni, prodotti di fissione, energia sotto forma di raggi gamma e termica.

Molti morirono per il calore emanato dalla palla di fuoco, come spiega bene Ballero, e una parte delle vittime in seguito all’esposizione diretta ai neutroni e ai raggi gamma.

Al momento è quindi opportuno fare luce sui riflessi antropologici e all’interno della nostra cultura per cercare di rendere il tema nucleare meno ostico e di cercare di capire di cosa parliamo.

Il saggio è diviso in un prologo, cui segue una prima parte (Il potere dell’atomo sottile, Una nuova forma di energia, La guerra dei due mondi, Uno sporco inganno, Il drago che dorme), una seconda parte (Foto da Cernobyl; Zona di esclusione; Reattore 4), una terza parte (I dolori dell’atomo pacifico; Avaria; Milioni di morti, anzi decine; L’elefante nel barile), e una quarta parte (Nucleare e pregiudizio, Vederci chiaro, Conclusioni), infine i ringraziamenti e le note.

Nella prima parte si spiega nel dettaglio cosa si intende per “radiazione”, cosa sono le armi atomiche e l’energia nucleare, dei test atomici postbellici. Gli scienziati Russel e Einstein (tra cui nove premi nobel) hanno presentato un manifesto nel 1955 contro la proliferazione nucleare a cui ha fatto seguito una conferenza per il disarmo atomico. In Svizzera si trova il bunker antiatomico più grande del mondo, sotto la collina di Sonnenberg nei pressi di Lucerna.

Nella seconda parte si parla della Zona di esclusione di Cernobyl.

La terza parte tratta dei disastri nucleari di Cernobyl, Fukushima, e altri meno conosciuti come l’incidente a Sellafield. Ballero ci illustra dettagliatamente e con dati alla mano cosa si rischia in un disastro nucleare, quali sono le conseguenze, come si classificano le scorie radioattive (per mare e via terra), i rifiuti di alto livello.

Nella quarta parte si parla della differenza tra il nucleare inteso nel settore energetico e il nucleare usato nel settore medico, per intenderci, la radioterapia o la medicina nucleare (risonanza magnetica, Pet). Si passa poi alle centrali nucleari, “costose da costruire mantenere e smantellare”, (costa intorno gli 8 miliardi di euro costruire un impianto nucleare e dopo lo spegnimento il suo nocciolo dovrebbe essere controllato per anni o decenni). Gli enti che controllano e ispezionano gli impianti nucleari sono l’Aiea, l’Associazione mondiale degli operatori nucleari, il World Institute for Nuclear Security e varie agenzie no profit che si occupano di formazione e sicurezza nucleare. Le conclusioni di Ballero, condivisibili, sono che l’ambientalismo per dialogare col nucleare chiede un cambio di paradigma come quello di una rivoluzione sociale o scientifica.

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