Il modo in cui amiamo e desideriamo è davvero qualcosa di spontaneo o, invece, riprende le tante piccole sfumature dell’amore che osserviamo o leggiamo?
René Girard, alla fine degli anni Cinquanta, elaborò la teoria del desiderio mimetico scardinando la convinzione umana di amare in modo autentico ed originale rispetto a tutti gli altri. Egli afferma che il nostro modo d’amare e desiderare in realtà ha un carattere mimetico, che si lega anche all’epoca in cui viviamo. Alcuni esempi di questa teoria appaiono, inoltre, nella letteratura nel corso dei vari secoli.
Il desiderio mimetico nella letteratura
Girard disse:
“I libri non sono innocenti, dietro ogni libro c’è un autore che cerca di sedurti, fa sì che tu voglia imitarlo. Nella mia terminologia il libro svolge la funzione di mediatore, di modello di Paolo e Francesca: il loro amore è dunque in un certo senso un amore copiato.”
Emblematico è l’episodio di Paolo e Francesca raccontato nel quinto canto dell’Inferno della Divina Commedia. Inizialmente Francesca non appare innamorata di Paolo, ma passando il tempo a leggere insieme la storia di Lancillotto e Ginevra, nacque il loro amore. Nel momento in cui leggono di quando Ginevra si innamorò di Lancillotto e gli diede un bacio, anche Paolo e Francesca li replicarono baciandosi.
Nell’Ottocento vi furono intellettuali che considerarono la passionale storia di Paolo e Francesca come un modello d’amore romantico, spontaneo ed originale. La coppia divenne l’archetipo dell’amore autentico e puro, non copiato. Eppure, secondo Girard, non esiste un desiderio assolutamente spontaneo, nonostante sia innato.
“È vero, gli intellettuali hanno sempre riconosciuto l’esistenza di un desiderio imitato, ma la maggior parte di loro, specialmente quando pensa al proprio desiderio, vorrebbe credere che al di là della mimesi esiste pur sempre un desiderio autentico, veramente nostro. A mio avviso quel desiderio non esiste.”
Un altro esempio letterario in cui compare il carattere mimetico dei desideri è nel Don Chisciotte di Cervantes. Il protagonista prova una tale stima per il cavaliere che finisce per imitarlo, così da potersi avvicinare sempre di più al modello idealizzato a cui aspira. Questo impulso ha portato la critica letteraria di molti secoli a considerare Don Chisciotte uno spirito originale ed autonomo che manifesta se stesso, quando invece attinse i suoi desideri dal cavaliere.
Dove si colloca il desiderio mimetico quando amiamo qualcuno?
Cervantes, Stendhal e Proust sono alcuni degli autori su cui René Girard ha lavorato nel corso degli anni. Questi grandi romanzieri mostrano che non vi è un desiderio lineare che collega in modo diretto un oggetto a un soggetto, ma al contrario vi è sempre di mezzo un terzo. Non sempre si tratta di una persona di cui imitiamo il desiderio, finendo poi per desiderarne l’oggetto, ma spesso questo terzo è proprio il modello in sé verso cui noi tendiamo. Questo modello può essere anche la società stessa: per tale ragione il modo in cui desideriamo è anche frutto dell’epoca in cui siamo collocati.
Per essere autentici, Paolo e Francesca, avevano bisogno di un modello. Anziché concentrarsi sul loro amore e coltivarlo da sé, essi basarono i loro sentimenti su un libro e sui comportamenti dei protagonisti. Dunque, fu proprio il romanzo a congiungerli e a dare al loro amore un carattere mimetico. Ed è proprio questo modello, che di fatto rappresenta l’opposto della spontaneità, a far sì che essi vissero un amore romantico.
Un amore copiato è meno autentico?
Girard parla di un amore copiato e mediato, che esiste perché c’è un perenne confronto con qualcosa di esterno a noi. Ma è sempre privo di autenticità l’amore in sé che proviamo? È complesso interrogarsi su quanto i nostri desideri siano davvero intrinseci a noi, eppure, se ogni sentimento vissuto viene rielaborato sulla base di questa teoria, allora si sperimenta un amore in un certo senso originale ed unico, che rinnova tutti i copioni precedenti. Nonostante i sentimenti mantengano il loro carattere mimetico, ogni amore può essere l’occasione per dar vita a qualcosa di nuovo.
Valentina Volpi