La nuova opera di Milano è a cielo aperto: si tratta del murale per i diritti in via Ortica che porta colori nella città e voglia di futuro.
Passeggiando per le vie di Milano, da questi primi giorni di ottobre, sarà possibile immergersi nei colori rivolgendo lo sguardo al muro di un palazzo.
In via Ortica è stato inaugurato un murale per celebrare coloro che hanno contribuito con impegno alla lotta per i diritti umani.
L’associazione OrMe (Ortica Memoria) e il collettivo artistico Orticanoodles hanno unito le forze nella realizzazione dell’opera. Necessario è stato l’aiuto del patrocinio del Comune di Milano e il supporto della Croce Rossa Italiana che hanno contribuito alla sua realizzazione. Il dipinto è riuscito a prendere vita anche grazie a Cooperativa Antonietta e Cooperativa Edificatrice Ortica.
Inoltre è bello pensare che la buona riuscita dell’opera sia stata il frutto dell’unione di realtà diverse, unite nella lotta per i diritti umani e civili in quanto questo costituisce un valore aggiunto.
Rosso, arancione, giallo, verde, blu e viola sono i sei colori scelti per formare la bandiera arcobaleno che avvolge l’edificio. La facciata è divisa interamente in sei sezioni orizzontali, una per ogni colore, ma questo è soltanto lo sfondo. A riempire il murale sono duecento volti. Si tratta di figure storiche che hanno sfidato le convenzioni sociali e hanno contribuito alla storia dei diritti umani e civili.
Accanto a medici, intellettuali e personaggi illustri, compaiono anche i volti dei migranti che hanno perso la vita nel tragico naufragio di Lampedusa il 3 ottobre 2013.
Come ogni opera che si rispetti il murale oltre al significato palese ne cela un altro.
Un occhio attento noterà, infatti, una somiglianza di stili con “Il Quarto Stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Il dipinto di fine Ottocento rappresenta i diritti sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite settantacinque anni fa.
In entrambe le immagini la folla fa da protagonista,con lo sguardo rivolto al futuro centinaia di volti si mischiano allo sfondo e tra di loro.
Non c’è dubbio sui volti dei protagonisti, non c’è violenza in nessuna delle due opere, forse è proprio questo che trasmette serenità negli occhi dello spettatore.
Se ne “Il quarto stato” i colori sono cupi, per contrasto nel murale milanese l’arcobaleno fa risplendere le sue sfumature per tutta la via.
Tra le molte tragedie di cui siamo testimoni ultimamente non sarà certo un muro colorato a cambiare le cose ma può essere sicuramente un punto colorato che dà speranza a storie grigie.