Attivismo femminile: la rivoluzione inclusiva di Alice Walker

Movimento del womanism

Nell’attivismo femminile emergono due importanti ideologie interconnesse ma diverse tra loro: il femminismo e il womanism. Lo scopo di entrambe le ideologie è quello di combattere le disuguaglianze di genere. Tuttavia, hanno approcci e impatti diversi tra loro sulle comunità femminili. La prima a coniare il termine womanism è stata Alice Walker, la celebre scrittrice afroamericana del libro The Color Purple. La scrittrice sentì il bisogno di coniare un termine che si discostasse dal significato di femminismo, in quanto quest’ultimo non rappresenta e non include le forme di discriminazione delle donne nere e di altre comunità marginalizzate basate non solo sul genere, ma anche sulla razza e sulla classe sociale.

Il femminismo: un fenomeno occidentale

Molte donne nere non riescono a identificarsi come femministe, in quanto trovano nel movimento una mancanza di rappresentazione. Questa, insieme alla mancanza di considerazione delle problematiche delle donne nere e di altri gruppi marginalizzati, le ha escluse dagli obiettivi e dalle iniziative femministe.

Durante la prima ondata femminista dedicata al suffragio femminile, al diritto al lavoro in condizioni sostenibili e all’istruzione femminile, le questioni riguardanti le donne nere erano spesso trascurate o ignorate.

Solamente durante la seconda ondata femminista, vengono prese in considerazione le problematiche delle donne nere ma solo dal punto di vista del genere, ancora una volta trascurando le discriminazioni relative alla razza e alla classe sociale.

Per tale motivo, molte donne nere non riescono a identificarsi nel femminismo, in quanto hanno la percezione che si tratti di un movimento che risponda principalmente ai problemi delle donne occidentali e bianche. Pertanto, molte donne nere si sentono identificate nel movimento del womanism, percependolo come un concetto distinto e autonomo dal femminismo.

Scrittrici e studiose afroamericane come Audre Lorde, bell hooks, Toni Morrison e Alice Walker hanno più volte sottolineato come il razzismo abbia iniziato a far parte del femminismo e degli studi femministi. L’esclusione delle donne nere all’interno del movimento femminista è evidente nel campo degli studi letterari. Durante gli anni ’70 e ’80, le critiche femministe bianche hanno preso in poca considerazione, se non affatto, il lavoro delle donne nere.

Il womanism si rifiuta di accettare gli stretti confini della prospettiva femminista convenzionale e non solo si presenta come un gesto di ribellione contro il femminismo occidentale, ma anche come celebrazione della resilienza delle donne nere.

L’evoluzione del womanism nel contesto del femminismo multiculturale

Grazie al femminismo multiculturale, il movimento del womanism ha subito un cambiamento significativo. Il femminismo multiculturale condivide con il womanism molti principi fondamentali, come l’approfondimento delle implicazioni delle categorie di razza, etnia, genere e classe sociale sull’esperienza di vita delle donne.

Il femminismo multiculturale ha rivolto delle critiche al movimento del womanism, poiché quest’ultimo rischiava di escludere le femministe bianche dal movimento. Per tale motivo, Alice Walker decise di riconsiderare il significato di womanism, includendo nel movimento tutte le donne a prescindere dalla razza e dalla classe sociale.

Si arrivò alla conclusione che rendere il womanism un movimento aperto esclusivamente alle donne nere e ad altri gruppi marginalizzati, creava il rischio che questa filosofia diventasse simile al femminismo occidentale se persisteva nella politica dell’esclusione.

Infatti, Alice Walker dichiarò che “Womanist is to feminist as purple is to lavender” (“Il womanism sta al femminismo come il colore viola sta al color lavanda”). Con questa dichiarazione la scrittrice sottolinea che il womanism non è una semplice estensione del femminismo, piuttosto è un movimento che abbraccia tutte le esperienze della lotta contro le discriminazioni. Dunque, il femminismo potrebbe essere considerato parte del movimento, una sfaccettatura, una tonalità più chiara del womanism, proprio come il color lavanda fa parte del più “ampio” colore viola.

La connessione tra il movimento del womanism e l’eco-femminismo

Il womanism, nel corso del tempo, diventando un movimento che combatte qualsiasi forma di oppressione, condivide una lotta comune a quella dell’eco-femminismo. Sebbene originari da contesti e focus differenti, entrambi i movimenti condividono il desiderio e la visione di un mondo più equo e sostenibile.

In entrambi i movimenti viene esaltato il legame tra donna e ambiente. Molte eco-femministe sottolineano la connessione che c’è tra il modo in cui la società tratta gli animali e l’ambiente e il modo in cui tratta le donne. Questo legame tra i due movimenti sostiene che tutte le forme di vita sulla Terra sono interconnesse e che la salute dell’ambiente è strettamente legata al benessere umano. L’eco-femminismo vede, dunque, una correlazione tra la dominazione umana sulla natura e la dominazione maschile sulla donna. È un movimento che non si limita a combattere il sessismo e il razzismo, ma anche il dominio sulla natura e lo specismo.

L’eco-femminismo, con la sua consapevolezza dell’interconnessione tra tutte le forme di vita e di un approccio completamente devoto alla giustizia, si fonde con il movimento del womanism nella ricerca di un mondo in cui ogni individuo sia libero.

Elena Caccioppoli

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