Il mondo dei cartoni russi: dallo studio degli insetti alla rivalità con Disney

cartoni russi

Quando pensiamo all’animazione, ci viene in mente Walt Disney. Ma, come quelli giapponesi, anche i cartoni russi hanno tutto un loro fascino. A partire dalla loro origine.

I cartoni animati sono associati soprattutto all’intrattenimento per bambini. Ma è interessante sapere che, in Russia, i primi esperimenti in materia di animazione poco avevano a che fare con favole e racconti trasposti per lo schermo. Il primo animatore russo, infatti, si dedicò a questa arte per un fine totalmente diverso: Aleksandr Širjaev era ballerino e coreografo del balletto Mariinskij, e per lui l’animazione rappresentava il mezzo ottimale per studiare la plasticità dell’uomo. E, ovviamente, imparare un nuovo modo per reinterpretarla, ballando.

Un altro nome che merita sicuramente menzione è quello di Wladyslav Starewicz. Negli anni ’10 del secolo scorso, si dedicò alla produzione di commedie nere sulle vite degli scarafaggi. Una scelta sicuramente fuori dagli schemi, ma non così sorprendente da parte sua, visto che era già autore di cortometraggi divulgativi che avevano come protagonisti insetti imbalsamati.

Durante gli anni della rivoluzione, l’industria dell’animazione rimase (prevedibilmente) in una fase di stallo. A seguito di questo evento storico così sconvolgente, i cartoni animati furono usati in gran parte per parlare di argomenti socio politici.

La critica ai paesi occidentali, alla chiesa, alla borghesia erano al centro dell’attenzione.

Il 1923 è un anno di importanza fondamentale per i cartoni animati. E’ infatti l’anno della fondazione del Disney Brothers Cartoon Studio. Circa una decina d’anni prima che la Russia fondi lo studio cinematografico Sojurmul’tfil’m  (1936).

Nei cartoni animati russi, è evidente l’influenza del modello americano. Ma le differenze sono molte. Prima tra tutte, la grafica. E le ambientazioni trasudano un fascino squisitamente sovietico. Alcuni dei più importanti animatori realizzarono corti in stile Disney, con i rodovetri; è’ dal 1937 in poi che produssero anche pellicole a colori.

Inoltre, l’approccio con cui sono “trattate” le fiabe della tradizione è differente: se Disney si rifà ai fratelli Grimm, alleggerendo però la crudità dei contenuti, gli animatori russi concedono meno sconti. La versione russa della Sirenetta, per dirne una, è molto più vicina alla favola di Andersen e ne coglie gli aspetti più “tosti”.  Se poi Disney ha come fonte di ispirazione autori comunque occidentali, tra i riferimenti sovietici ci sono numerosi autori russi, come Pushkin. (Un articolo molto interessante che tratta le differenze tra i cartoni Disney e quelli russi potete trovarlo qui).




Durante la guerra, in Russia l’animazione venne sfruttata per fare propaganda antifascista. E’ interessante osservare come politica e animazione siano spesso un tutt’uno, da dopo la rivoluzione di ottobre. Questo vale sia per il periodo della seconda guerra mondiale, ma anche per gli anni della guerra fredda: per esempio, Čempion – un corto di Aleksandr Ivanov –  venne accusato di formalismo e antropomorfismo per via campagna anti-Disney dovuta proprio all’eterno conflitto tra America e Russia.

Tra il 1960 e il 1990 gli studi furono molto attivi, e i registi russi andarono sempre più verso un proprio modo di fare cartoni, che si differenziava da quello americano per lo stile. Se il modello americano era ancora vivo, era sempre più viva l’esigenza di prenderne le distanze. Un caso tra tutti quello di Winnie The Pooh, trasformato e trasfigurato in Vinni-Puch, una serie che ebbe uno strepitoso successo ,a che era distante anni luce dal suo modello.

Con la caduta dell’Unione Sovietica, cambiarono molte cose. Soprattutto, gli studi di animazione furono privatizzati, e questo rappresentò un cambiamento davvero rilevante. Nonostante questo, negli anni i Russi hanno continuato a sfornare cartoni animati, anche molto famosi. Come Masha e Orso, il prodotto russo più popolare al mondo, e anche oggetto di molte polemiche perché visto come mezzo di propaganda, al punto che è stato proposto di vietarlo in alcuni stati. Ma questa, è un’altra storia…

Nel frattempo, se ne avete voglia, potete farvi un’idea concreta di come sono state trasposte alcune fiabe classiche, cliccando qui.

Sofia Dora Chilleri

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