Il nuovo film di Matt Reeves ripercorre il mito moderno di Batman, anti eroe per eccellenza. Il riflesso della realtà sul suo mantello nero: cos’ha da dirci ancora l’uomo pipistrello dopo più di 80 anni?
Ancora in sala The Batman, di Matt Reeves, che fa il boom al botteghino e mette d’accordo la critica sul lavoro magistrale svolto dalla troupe. Il film ripercorre il mito moderno di Batman, il nostro anti eroe preferito, in quel momento della sua vita in cui verità scomode bussano alla porta e non basta fare “la voce grossa”. Tra cinecomic (ma neanche tanto) e noir al cardiopalma, The Batman ci mette davanti la figura bifronte dell’uomo di questo tempo: inquieto e spaventato, mosso da personali sentimenti di vendetta mascherati da aiuto per la comunità, e allo stesso tempo spavaldo animatore di folle virtuali con la fissa per il “quello che loro ci dicono” e la sindrome dell’abbandono.
Je suis Bruce Wayne
Il Bruce Wayne di Reeves è più umano che mai, tormentato, consumato dalla vendetta che fino a ora lo ha spinto contro il crimine, tra Bat-caverne decisamente meno cartoon e quel pizzico di weirdness che non guasta mai. Più che giustiziere, sembra quasi un detective che si confronta direttamente con la polizia e il commissario Gordon, interpretato da Jeffrey Wright.
A fare da contraltare, da una parte i dubbi etici: Bruce è piuttosto giovane, un rampollo di buona famiglia direbbe qualcuno, che si fa strada nel mondo dei grandi alla maniera dei giovani, e sta cercando il proprio posto nel mondo, e dall’altra una lucida e fredda intelligenza deduttiva degna di Benedict Cumberbatch e del suo Sherlock.
Ma questi sono chiaro scuri che in qualche modo siamo stati abituati a vedere, soprattutto forse nell’amata trilogia di Nolan, ma allora cosa rende speciale Il Batman?
Cioè che rende speciale Il Batman è la sua assoluta normalità. Batman non è mai stato super ma qui non è nemmeno eroico, il suo obiettivo è personale, la sua violenza (perchè picchia e picchia forte e sicuramente qualcuno c’è anche rimasto) è assolutamente e totalmente “Vendetta” proprio come il nome che egli stesso si dà.
“Non si sente davvero a casa se non per strada quando indossa la tuta. Vive una vita criminale, ma senza commettere crimini!”
Ha detto Pattinson durante un’intervista. Bruce è se stesso quando può combattere per sé stesso, letteralmente.
Ciò ovviamente non vuole ritrarre gli uomini moderni come dei sadici vendicatori che indossano la maschera di Carnevale e vanno in giro a picchiare i cattivi, ma accendere una luce sui drammi e la necessità di verità che oggi ci segue come l’ombra di Peter Pan (Intermittente).
Infatti, Reeves sottolinea più spesso che Batman ha successo non quando picchia i criminali, ma quando protegge gli innocenti (a modo suo).
A ciascuno la sua Gotham
Gotham City, la cara vecchia Gotham City, città catastrofica per antonomasia, Tebe dei nostri secoli.
Gotham è una città che non conosce pace, un baratro di criminalità in cui il problema non sono alieni di quartiere o scienziati pazzi, ma politici, poliziotti e mafiosi, governanti e filantropi.
Una realtà estremizzata, in cui non ci sono leggi nemmeno quella del più forte, ognuno deve guardarsi le spalle dal “rata alada” di turno, e tutti sentono il bisogno di verità. La paranoia del noi contro loro si identifica nella figura dell’Enigmista. L’Enigmista uccide il sindaco uscente in piena campagna elettorale, innescando una reazione a catena eliminando influenti personalità della città e scoprendone i segreti. Vuole “lavare” Gotham, animando una rivoluzione dal basso estrema e violentissima. Esasperata dalle bugie e dalle ingiustizie del potere, la comunità riconosce nel criminale il suo leader più sincero e leale, e non si fa problemi a scendere in piazza a discapito di tutto il resto.
For The Batman
Nel momento in cui scopriamo l’identità dell’Enigmista, scopriamo la storia macchiata dei genitori di Bruce. Sia il giovane Wayne che il villain sono orfani che hanno subito il destino dell’assassinio di Thomas Wayne e la moglie, i due vengono presentati quasi come gemelli separati alla nascita.
Da una parte e dall’altra delle sbarre, due disagiati in costume che vegliano su Gotham: uno promuove l’ordine e l’altro vuole distruggerlo, entrambi impegnati in una lotta personale. L’Enigmista usa il loro destino comune di orfani per indurre Batman in tentazione, così da farlo arrendere alla forza letale invece di quella non letale. L’intensa rivalità dei due, produce una sostanziale analogia man mano che cresce l’odio reciproco, ovvero combattere il marcio di Gotham salvo poi consumarsi in un inconcludente imporsi sull’altro.
Oltre le semplificazioni
Edward, il ragazzino che ha resistito agli inverni gelidi nell’orfanotrofio, ha un tarlo che rosicchia il suo stomaco e lo porta a rimuginare continuamente sulle maschere della società, la maschera di Batman e le identità di chi gestisce e governa Gotham. Edward è un contabile, oppure un informatico o ancora l’inquilino della porta accanto, nessuno potrebbe pensare che il suo viso è quello di un terrorista in cerca di vendetta personale. Ecco che arriva la maschera dell’Enigmista, quella che gli permette di essere sé stesso esattamente come per Batman il suo costume.
Edward/Enigmista è quella voce che sentiamo ogni volta che ci viene un dubbio, quell’inganno che ci propina la realtà dei fatti nel momento in cui avremmo voluto una soluzione diversa.
The dark side, l’altra metà, il bifronte del nostro eroe è il nostro cattivo preferito.
Non stupisce che il suo sia un gioco, non solo rivolto a Batman ma a tutti i cittadini di Gotham: siamo tutti chiamati a scoprire le verità celate dietro la nostra quotidianità.
Detto tra noi
Adesso proviamo a immaginare di togliere a Batman il costume e all’Enigmista il suo, proviamo a spogliarli di questi nomi d’arte e a immaginarli per le strade di Milano, Londra, Barcellona, Bruxelles, New York, anziché Gotham.
Queste persone e questi luoghi non sembrano poi così lontani, no? La perdita improvvisa e prematura di qualcuno che si ama, un disagio che dura una vita, il Covid o la guerra in Ucraina, un fulmine a ciel sereno può prendere la deriva e farci diventare Vendetta.
Da una parte potremmo tutti essere Batman: determinati a sopravvivere al nostro trauma, cercando una risposta e una soluzione, giustificando i nostri comportamenti più impertinenti e magalomani come necessari; dall’altra potremmo tutti essere l’Enigmista: un disperato che non sopporta più di vivere nel suo disagio e non trova altra soluzione se non nella distruzione. Matt Reeves ci mette davanti agli occhi 2 ore e 47 minuti di possibile realtà travestita da storia per ragazzini.
Maura Vindigni