Durante la quarantena, un critico d’arte britannico ha cercato di risolvere il mistero di Hans Holbein
E’ stato celebrato dai suoi contemporanei come un grande maestro, ma nessuno sa dove sia sepolto. Jonathan Jones ha attraversato Londra alla ricerca di un indizio che sveli il mistero di Hans Holbein.
Hans Holbein con la sua arte ha definito il carattere di un’epoca. Attraverso il suo sguardo abbiamo conosciuto il volto di molte figure-chiave del Rinascimento inglese, come Tommaso Moro, Anna di Cleves ed Erasmo da Rotterdam. Eppure, se volessimo rendere omaggio alle spoglie mortali dell’artista non sapremmo dove trovarle.
L’ubicazione della sua tomba è forse il più grande mistero di Hans Holbein, un giallo storico che molti nel corso del tempo si sono affannati a risolvere. Tra questi, il critico d’arte britannico Jonathan Jones.
Una vita straordinaria
Hans Holbein “il Giovane” era nato ad Augusta e si era costruito un nome a Basilea, dove aveva avviato una fiorente carriera come pittore di soggetti religiosi e ritrattista. Lo storico dell’arte Ellis Waterhouse ne scriveva in questi termini:
La sua ritrattistica rimane insuperata in termini di chiarezza, economia, penetrazione del personaggio e una combinazione di ricchezza e purezza dello stile.
Nel 1526 approdava in Inghilterra alla corte di Enrico VIII, dove veniva accolto a braccia aperte dalla cerchia di intellettuali di Tommaso Moro. Dopo un breve soggiorno a Basilea, Holbein tornava in Inghilterra nel 1532 per trovarvi una corte molto cambiata. Erano gli anni dello scisma della Chiesa d’Inghilterra, dell’esilio in Galles della prima moglie del re – Caterina d’Aragona – e di un nuovo astro nascente chiamato Anna Bolena.
Sotto il patronato della corona inglese la carriera di Hans Holbein prosperò. Celebre è il ritratto che dipinse di Anna di Cleves, quarta moglie di Enrico VIII, presentato a corte perché il sovrano potesse familiarizzare con il volto della futura consorte. La leggenda narra che il ritratto fosse tanto lusinghiero da destare i canti di gioia del sovrano ma che, quando la dama giunse finalmente alla corte di Londra, il suo aspetto risultò talmente deludente che questi ne rifiutò la compagnia.
La morte sorprese Hans Holbein proprio a Londra, nell’ottobre del 1543. In una città piagata dall’insorgere della peste e invasa dal suono delle campane a lutto, si spegneva uno dei più grandi artisti del suo tempo. Aveva 45 anni.
Uno strano testamento
Hans Holbein morì ad Aldgate House a seguito di una breve malattia. Una morte frequente a quei tempi, quando l’aspettativa di vita raramente superava i 35 anni. Non abbiamo informazioni certe sulla natura del morbo che colpì l’artista. Secondo il biografo contemporaneo Karel Van Mander si sarebbe trattato di peste, ma un fatto curioso sembra contraddire questa tesi.
Sappiamo infatti che al capezzale di Hans Holbein era accorso l’amico Giovanni di Anversa. Lo storico Derek Wilson sostiene che questa attestata presenza sarebbe stata del tutto impossibile se si fosse trattato di peste. Difficilmente Giovanni di Anversa avrebbe violato le ferree regole della quarantena londinese, per esporsi peraltro al pericolo di un contagio diretto.
Certo è che Giovanni di Anversa raccolse le ultime volontà di Hans Holbein. Un testamento informale, che di norma avrebbe dovuto includere una piccola somma destinata al rito funebre. Così avevano fatto Leonardo da Vinci e molti altri maestri seppelliti in terra straniera o senza famiglia. Curiosamente però, nel testamento di Hans Holbein non si fa riferimento ad alcun tipo di sepoltura.
Questa lacuna sembra suggerire che l’artista sia stato sepolto in una fossa comune. E’ stato questo dunque il destino che ha segnato le spoglie mortali di Hans Holbein?
Le indagini di Jonathan Jones
Come in ogni giallo che si rispetti, anche le indagini di Jonathan Jones iniziano dalla scena del crimine. In questo caso si tratta della stazione della metropolitana di Aldgate, a Londra, dove un tempo sorgeva la dimora di Hans Holbein.
Il sito è promettente. E’ attestato che, in epoca vittoriana, gli operai che si accingevano a costruire la metropolitana di Londra abbiano incontrato proprio ad Aldgate una sgradita sorpresa: una grande quantità di resti umani. All’epoca si era pensato alle vestigia di una fossa comune, forse proprio quella che aveva accolto Hans Holbein. Jonathan Jones tuttavia lo esclude. Gli indizi indicano che si tratta di una sepoltura successiva, probabilmente risalente all’epidemia di peste del 1665.
Una seconda possibilità è che la tomba dell’artista si trovi a Saint Katharine Creed. Si tratta di una piccola cattedrale gotica sopravvissuta al Grande Incendio del 1666, più volte indicata dalle fonti contemporanee come sito della sepoltura di Hans Holbein. Eppure già nel XVII secolo il conte di Arundel si era lanciato alla ricerca della tomba con l’intento di erigervi un monumento, senza riuscire a individuarla.
L’ultima ipotesi è che il maestro sia stato seppellito nei pressi della sua parrocchia londinese, Saint Andrew Undershaft. Non bisogna dimenticare infatti che Hans Holbein era straniero, fatto non trascurabile nell’Inghilterra tudoriana – e non solo. Scrive Jonathan Jones a riguardo:
Il Regno unito ha lasciato l’Europa, stiamo fingendo di essere sempre stati un’isola anche dal punto di vista culturale. Holbein prova il contrario. Il più grande artista rinascimentale “britannico” era membro della comunità tedesca radicata a Londra.
Il mistero di Hans Holbein
In fin dei conti, Jonathan Jones non ha risolto l’enigma di Hans Holbein. La ricerca è ancora aperta, la soluzione dell’enigma riposa da qualche parte sotto i palazzi moderni e le strade asfaltate di Londra. Tuttavia, il critico d’arte conclude la sua ricerca con una tesi insolita. E se l’artista avesse scelto volontariamente di essere seppellito in una fossa comune?
Certo doveva sapere che, senza indicazioni chiare nel lascito, questa sarebbe stata la sua fine. Che sia questa la chiave di volta per risolvere il mistero di Hans Holbein? Qualunque sia la verità, è certamente intrigante immaginare che un grande maestro della pittura abbia scelto di affrontare la morte con la stessa naturalezza con cui era stato in grado di dipingerla.
Carlotta Biffi