“Il manuale della femminista guastafeste” di Sara Ahmed: un atto di creazione femminista

Il manuale della femminista guastafeste

Il manuale della femminista guastafeste di Sara Ahmed, edito da Fandango Libri, è un’opera fondamentale per tutti coloro che desiderano esplorare il femminismo e comprendere il ruolo della femminista guastafeste. Questo libro non solo offre strumenti pratici per affrontare le ingiustizie, ma evidenzia anche l’importanza di sfidare lo status quo per promuovere il cambiamento sociale. Per Sara Ahmed, la femminista guastafeste è una figura essenziale nella lotta per la giustizia sociale, poiché mette in discussione e sfida le norme oppressive, puntando l’attenzione sulle problematiche spesso ignorate o minimizzate dalla società. Fin dagli inizi, la donna che sfidava le norme patriarcali era spesso etichettata come guastafeste. Questo termine, che una volta aveva una connotazione negativa, è stato riappropriato e rivendicato dalle femministe moderne come simbolo di resistenza e coraggio. Essere una femminista guastafeste significa avere la forza di opporsi alle ingiustizie, anche a costo di essere criticate ed etichettate come antipatiche o esagerate.

I ruoli della femminista guastafeste

Il manuale della femminista guastafeste è strutturato in base ai vari ruoli che la femminista guastafeste può ricoprire. Ognuno dei ruoli, come quello della critica culturale, della filosofa, della poetessa e dell’attivista, viene esplorato in modo approfondito per evidenziare come le femministe possano utilizzare diverse strategie per affrontare le ingiustizie e promuovere una trasformazione sociale.

Il ruolo della femminista guastafeste in veste di critica culturale analizza e mette in discussione le norme culturali che alimentano le disuguaglianze di genere. Attraverso un’analisi critica, questo ruolo si dedica a decostruire le narrazioni dominanti che contribuiscono alla perpetuazione del sessismo e del razzismo.

Nel ruolo della filosofa, la femminista guastafeste esplora le conseguenze delle oppressioni intersezionali. Questo ruolo implica un’analisi profonda delle strutture di potere e delle ideologie che giustificano e mantengono tali strutture. La sua critica incisiva non si ferma alle analisi teoriche sulle oppressioni, ma si traduce in azione concreta per trasformare le strutture di potere. In questo processo, la femminista guastafeste nel ruolo di filosofa identifica le radici storiche delle disuguaglianze ed esplora le intersezioni complesse di identità, classe, razza e sessualità.

Nel ruolo della poetessa, la femminista guastafeste utilizza la creatività per comunicare esperienze di oppressione e resistenza. La poesia diventa uno strumento potente per esprimere emozioni, denunciare ingiustizie e rivelare i danni causati dalle strutture patriarcali.

Infine, come attivista, la femminista guastafeste è impegnata direttamente nella difesa dei diritti e alla promozione dell’uguaglianza. Questo ruolo comporta l’organizzazione di campagne, manifestazioni e altre iniziative collettive. Il manuale fornisce indicazioni pratiche per l’attivismo, spaziando dalla creazione di reti di sostegno alla progettazione di eventi per aumentare la consapevolezza.


Resistere alle narrazioni negative

Con il suo manuale, Sara Ahmed esamina come le femministe siano state storicamente rappresentate come guastafeste e offre strategie su come resistere alla narrazione che le ritrae come persone prive di senso dell’umorismo.

“Ti rifiuti di ridere a battute che trovi offensive? Ti hanno definita divisiva quando hai evidenziato un conflitto? Ti è stato detto “Sorridi, tesoro, potrebbe andare peggio”, o “Su col morale, stella, non è detto che succeda”? Chi ti sta intorno alza gli occhi al cielo non appena apri bocca? L’atmosfera diventa tesa appena entri in una stanza o per le questioni che sollevi? Se hai risposto di sì a una o più di queste domande, forse sei anche tu una femminista guastafeste, ed è per te che ho scritto questo manuale.”

La scrittrice descrive la femminista guastafeste come una persona che non vuole mettere da parte le sue opinioni, anche e soprattutto se queste risultano scomode, per facilitare le interazioni sociali. Incoraggia le lettrici a non temere di sollevare questioni spinose, sottolineando che c’è una differenza tra turbare intenzionalmente qualcuno e accettare che non si può accontentare tutti.

L’esperienza delle donne razzializzate

All’interno del manuale, Sara Ahmed parla dell’esperienza delle donne razzializzate con il femminismo. Quest’ultimo è profondamente segnato dalla predominanza di obiettivi dedicati alla risoluzione dei problemi affrontati dalle donne bianche. Come riportato all’interno del manuale attraverso le parole della poetessa Audre Lorde, le donne nere denunciano la presenza di razzismo all’interno del femminismo.

“Quelle di noi che sono al di fuori di ciò che questa società definisce donne accettabili; quelle di noi che sono state forgiate nei crogioli della differenza – quelle di noi che sono povere, che sono lesbiche, che sono Nere, che sono anziane – sanno che la sopravvivenza non è un’abilità accademica. Significa imparare a resistere da sole, a essere sgradite e a volte insultate, e a fare causa comune con le altre che sono al di fuori delle strutture, allo scopo di definire e ricercare un mondo nel quale tutte noi possiamo vivere al meglio. Significa imparare a prendere le nostre differenze e farne dei punti di forza.”

Nel lavoro di Audre Lorde emergono molteplici esempi che evidenziano come le donne nere, quando sollevano questioni di razzismo all’interno dei movimenti femministi, vengano troppo spesso stigmatizzate come fonte del problema stesso. Per esempio, quando le donne nere manifestano alle donne bianche la loro frustrazione riguardo all’esclusione dei problemi razziali dal femminismo, vengono frequentemente accusate di generare conflitti e ostacolare la comunicazione. Ciò dimostra quanto possa essere difficile affrontare il tema del razzismo con persone bianche, poiché tali discussioni spesso incontrano resistenze difensive e possono provocare intense reazioni emotive.

Lo stile di scrittura

Dallo stile di scrittura di Sara Ahmed si evince facilmente la sua abilità nell’esporre concetti complessi in frasi brevi e incisive. Ciò le permette di scrivere testi caratterizzati da concisione e profondità. Degli esempi rappresentativi di tale capacità sono le formule che intitolano alcuni paragrafi, tra le quali:

“EQUAZIONE FEMMINISTA: FEMMINISMO = UNA STORIA DI DONNE SNATURATE”

“EQUAZIONE GUASTAFESTE: FEMMINISMO BIANCO = CANCELLAZIONE”

“EQUAZIONE GUASTAFESTE: SOPRACCIGLIA ALZATE = PEDAGOGIA FEMMINISTA LESBICA”

Attraverso queste poche parole, Ahmed riesce a racchiudere un’intera storia di marginalizzazione e resistenza e a catturare completamente la fatica derivante dalle oppressioni. Nonostante la sua capacità di sintesi, evita di ridurre i concetti a delle semplificazioni e riconosce totalmente le difficoltà presenti lungo il percorso di una femminista guastafeste.

Ahmed è abilissima nel collegare la teoria femminista alla pratica quotidiana, mostrando come le lotte personali siano intrinsecamente politiche. La sua capacità di tradurre le teorie complesse in consigli pratici rende il suo manuale un importante strumento per chiunque cerchi di vivere una vita in linea con i principi femministi. Questo è particolarmente evidente nella sua trattazione della resistenza all’interno delle istituzioni, dove sottolinea l’importanza di dire “no” non solo ai comportamenti inappropriati, ma anche alle strutture che li permettono. La sua scrittura mostra una chiara comprensione delle dinamiche di potere verso le persone con diverse identità sociali.

Equazione femminista: guastare la festa = atto di creazione

Alla fine del manuale la scrittrice pone delle domande alle lettrici, tra queste vi è:

“Lo slogan del mio blog www.feministkilljoys.com è “guastare la festa è un progetto di creazione di mondi”. Cosa pensi che intenda con queste parole? Ora che hai letto il manuale, la tua interpretazione di questa frase è cambiata?”

Prima di leggere il manuale, questa frase potrebbe essere interpretata come un’espressione della necessità di interrompere il conformismo sociale per avviare cambiamenti significativi. A seguito della lettura si potrebbe pensare che “guastare la festa” non sia esclusivamente un atto di disobbedienza o di resistenza fine a se stesso, ma un atto intenzionale e creativo mirato alla costruzione  di nuovi modi di vivere e di relazionarsi con la realtà circostante. Il termine che meglio descrive l’impatto sul mondo della femminista guastafeste non è necessariamente “cambiamento”, ma “costruzione” o “creazione”.

L’azione della femminista guastafeste è caratterizzata da un impegno continuo per stabilire delle solide fondamenta su cui costruire una società più rispettosa delle differenze. In questo modo, il suo impatto trascende la mera opposizione alle ingiustizie esistenti ed evolve in un movimento contraddistinto dall’agire spinto dalla voglia di creare nuove modalità di connessione sociale.

 

Elena Caccioppoli

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