Esiste un testo antico avvolto completamente nel mistero, un libro scritto in una lingua sconosciuta che, ancora oggi, affascina studiosi di tutto il mondo: il manoscritto Voynich.
Questo tomo ricco di illustrazioni colorate non possiede alcun titolo, né si conosce l’autore originale o la data precisa in cui fu scritto. Il segreto che nasconde al suo interno ha destato la curiosità di numerosi scienziati, che hanno tentato invano di decifrarlo.
Ma partiamo dal principio.
Il manoscritto Voynich fu scoperto intorno al 1912 da un mercante d’arte polacco, Wilfred Voynich, al quale si deve il nome. Egli acquistò dei volumi antichi appartenenti alla biblioteca dei Gesuiti di Villa Mondragone, un paese vicino Frascati; la sua attenzione fu subito catturata da questo manuale costituito da più di cento fogli di pergamena.
Sfogliando le sue pagine, Voynich iniziò a notare dei simboli a lui sconosciuti seguiti da un testo scritto in una lingua incomprensibile. Un vero e proprio rebus, che l’antiquario voleva a tutti i costi risolvere, mettendosi così alla ricerca dei primi indizi.
Voynich trovò una lettera in cui veniva menzionato un certo Roger Bacon, frate agostiniano del XIII secolo, soprannominato “Doctor Mirabilis” per via della sua vasta cultura in campo scientifico e teleologico.
Bacon fece numerose scoperte e divenne presto un famoso alchimista medievale; questo poteva in un certo senso collegarlo alle illustrazioni che erano presenti nel manoscritto.
Il testo era pieno di immagini colorate che rappresentavano piante, radici, simboli astrologici e figure femminili immerse in vasche contenenti un liquido scuro. Il manoscritto fu diviso in quattro parti dagli studiosi, per cercare di comprenderne a pieno il significato nascosto.
Con la morte di Wilfred Voynich, nel 1930, il libro fu acquistato da un certo Kraus che lo donò all’Università di Yale, dove ancora oggi viene conservato.
Da quel preciso istante iniziò una vera e propria sfida tra filologi, linguisti e crittografi, ognuno dei quali desiderava arrivare alla soluzione del mistero prima di chiunque altro.
Persino l’FBI, durante la Guerra Fredda, tentò di decifrarne i segni; erano convinti che al suo interno si celassero messaggi di propaganda comunista, ma non riuscirono mai a venirne a capo.
Nel 2011 il manoscritto Voynich fu sottoposto alla tecnica del radiocarbonio, per tentare di risalire alla sua origine ufficiale ed il risultato fu sorprendente: il testo venne ascritto al periodo tra il 1404 ed il 1438.
Questo escluse Bacon dalla sua compilazione, poiché nacque prima di quel periodo e gettò ancora più mistero sull’origine del manuale.
L’ultimo studioso ad aver provato a risolvere il codice fu un certo Gerard Cheshire: un ricercatore dell’Università di Bristol. Egli era convinto che il manoscritto in questione fosse una sorta di manuale medico, in cui venivano descritte le possibili cure per le donne.
Secondo Cheshire il manoscritto fu redatto da monache domenicane del convento di Ischia, per la regina di Aragona: Maria di Castiglia. Il linguaggio utilizzato era un miscuglio di parole latine abbreviate a cui venivano accostate delle immagini. La punteggiatura era assente così come gli accenti, vi erano soltanto dei segni posti al di sopra delle lettere.
Lo studioso affermò si trattasse di una lingua proto-romanza, nata da un miscuglio tra latino popolare e di altre lingue del Medioevo ormai estinte.
Se così fosse, il manoscritto Voynich rappresenterebbe l’unica testimonianza rimasta nella storia, ma la maggior parte degli scienziati ritiene che questa fantomatica lingua non sia mai esistita veramente.
Le critiche a questa ricerca non tardarono ad arrivare ed una delle più dure fu quella di Lisa Fagin Davis, direttrice della Medieval Academy of America. La studiosa trovò le affermazioni di Cheshire palesemente infondate ed in forte contrasto con la paleolinguistica.
Insomma, nonostante gli innumerevoli studi svolti da filologi, crittografi e linguisti, il manoscritto Voynich rimane avvolto nel mistero. Un enigma degno dei migliori romanzi di Umberto Eco che, però, resterà irrisolto fino a quando non verrà scovato il codice che metterà la parola fine al giallo del 1400.
Silvia Morreale