Il lupo della Sila si pone come l’animale emblema, il re, dell’altopiano silano
Prima degli anni 70, a causa delle varie persecuzioni dell’uomo, stava rischiando l’estinzione, con la legge del 1976 e vari interventi da parte delle associazioni ambientalistiche, mirati alla reintroduzione del lupo in tutto tutto l’appenino, questo grosso carnivoro ha evitato di scomparire per sempre dai nostri monti, e l’aliquota più grande del lupo, dopo l’avvenuta reintroduzione, si trovava proprio in Sila. Secondo molti pareri esperti è stato questo territorio boschivo che ha permesso al lupo di non estinguersi.
I lupi silani hanno le stesse caratteristiche di quelli appenninici. Il mantello del lupo della Sila si presenta bruno fulvo con sfumature scure, può subire variazioni di colore in base alla stagione e al clima. Il lupo della Sila è molto simile al pastore tedesco di statura, ma rispetto a quest’ultimo cambia la forma della testa. La sua durata di vita oscilla tra i 10 e
i 15 anni, può raggiungere il peso di 40 kilogrammi. Il lupo vive in branco, nel quale vigono gerarchie e regole, anche molto complesse. Di solito si ciba d piccole prede, ma può anche attaccare mammiferi più grandi come cinghiali e cervi.
Il lupo della Sila è anche il nome di un film de 1949 diretto dal regista Duilio Coletti. Un’ulteriore prova, dunque, di come questo animale sia ben radicato nel nostro immaginario. Attualmente in Sila è certificata la presenza di almeno 3 branchi di lupi.
In località Cupone, nel comune di Spezzano della Sila, situato a ridosso del Lago Cecita, si trova un centro di propulsore di politiche di difesa e conservazione ambientale. Questo sito,centro visite, oltre al giardino geologico, l’orto botanico, il museo del lupo e il museo dell’albero, comprende anche l’osservatorio del lupo, dove è possibile tendere lo sguardo nella riserva naturale e, con un po’ di fortuna, chissà, anche avvistare qualche lupo.
Ogni anno in Italia 200-300 lupi vengono uccisi per bracconaggio, avvelenamento, incidenti
200-300 lupi corrispondono, numericamente, al 10-20% dell’attuale popolazione. Di questi e altri dati tiene in considerazione il progetto lanciato dal Parco Nazionale della Sila, volto alla salvaguardia dei lupi. Un progetto che è stato lanciato giorno 10 gennaio.
Nello stesso giorno, nella stessa regione, un lupo veniva avvelenato e impiccato a un cartello stradale: E’ accaduto a Marcellinara, Nella provincia di Catanzaro. In quella provincia, dunque, dove da poco erano arrivati i cani Pastori Abbruzzesi per essere utilizzati nella difesa dei greggi. Quella mattina gli abitanti del posto, scorto l’animale appeso al cartello stradale, hanno avvertito le autorità e dopo un po’ di tempo sul posto sono arrivati Carabinieri e guardia forestale. L’episodio è stato subito di rilievo in tutta la regione e anche a livello nazionale. Il titolare di un bar ha pubblicato su Facebook la foto del lupo impiccato ad un cartello, posto proprio alle porte del paese.
Il portavoce di Alleanza Popolare Ecologista (Ape), Rinaldo Sidoli, ha condannato duramente il terribile gesto che ha portato alla morte dell’animale:
“La bestia umana che ha commesso questo efferato crimine crede di intimidire con questo messaggio macabro. Si sbaglia, risponderà per animalicidio. Ricordiamo che il Canis lupus è una specie rigorosamente protetta in quanto annoverata nell’allegato IV della direttiva Habitat (92/43/CEE), che all’articolo 12 ne proibisce qualsiasi forma di cattura o uccisione. Pertanto chiediamo al ministro dell’Ambiente Sergio Costa di richiedere una relazione urgente di quanto accaduto alle forze dell’ordine e procedere alla costituzione di parte civile per reati commessi ai danni della fauna, bene indisponibile dello Stato. Siamo stanchi di dover condannare simili atti. I lupi sono il simbolo del Bel Paese. Sono molto di più che una specie da conservare, rappresentano il territorio e fanno parte del patrimonio della biodiversità dell’Italia. Le Regioni devono ratificare e dare attuazione al nuovo ‘Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia’ favorendo una risoluzione sostenibile dei conflitti con le attività dell’uomo sul territorio. Chiediamo che vengano stanziate le risorse necessarie alla messa in atto delle soluzioni di prevenzione come strategia di convivenza di lungo respiro con un predatore che assicura la funzionalità dell’ecosistema”
Il responsabile delle aree protette e biodiversità di Legambiente, Antonio Nicoletti, ha invece così dipinto l’episodio:
“Si tratta di un gesto orribile che stride clamorosamente con gli sforzi compiuti in questi giorni proprio per permettere il recupero e la cura in natura di un lupo nel Parco nazionale della Sila”.
Nicoletti si è pure augurato che il crimine non resti impunito:
“abbiamo già comunicato alle autorità la nostra disponibilità a collaborare attivando le conoscenze e le esperienze maturate degli ultimi 10 anni dalla Rete Wolfnet che opera per la tutela del lupo in Italia”.
La salvaguardia del lupo è un progetto che consta di vari fattori
Si deve tenere in conto degli allevatori, delle associazioni, delle imprese zootecniche. Si deve auspicare a una collaborazione che tenga insieme questi fattori e favorisca collaborazione e condivisione tra le parti in gioco. A questo punta il progetto Wolfnet. Se n’è discusso nella conferenza stampa tenutasi nella Sala Petraglia della Camera di Commercio di Cosenza della relazione del primo stato di avanzamento del progetto WOLFNET SILA. L’appuntamento ha ospitato gli interventi di Francesco Curcio (Presidente dell’Ente Parco Nazionale della Sila), Francesco Falcone (Presidente Legambiente Calabria) Francesca Crispino (Greenwood), Giacomo Gervasio (Greenwood) Barbara Carelli (funzionario tecnico per l’Ente Parco della Sila) Giorgio Maria Borrelli (Comandante Regionale Carabinieri Forestali) Saverio Guarascio (allevatore silano e Giovan Battista De Luca dell’Associazione Regionale Allevatori).
Del resto, non si può fare di tutta l’erba un fascio, per fortuna la Calabria può vantare ben altri gesti
Gesti come quelli di Giuseppe Guzzo e Maria Carchidi. Questi due cosentini, solo una decina di giorni prima dell’orrore di Marcellinara, più precisamente nella notte tra l’uno e il due gennaio, avevano notato un lupo ferito e malandato, mentre transitavano sulla stradale 107. A quel punto i due hanno chiamato subito i soccorsi. L’intervento dei soccorsi è stato immediato e ha constato della partecipazione dei Carabinieri della stazione di San Pietro in Guarano, dei Carabinieri forestali del Parco Nazionale della Sila (coordinati dal Maggiore Angelo Battista Roseti), del Soccorso alpino della Guardia di Finanza di Cosenza, dell’esperto Giacomo Gervasio (segue la specie in Sila e in altre zone) e di Gianluca Congi.
L’animale ha potuto godere delle cure fornite grazie alla cooperazione di più parti: VetLife di Cosenza, dell’Ente Parco Nazionale della Sila guidato dal presidente Francesco Curcio, dei Carabinieri forestali, della rete Wolfnet, di Legambiente nazionale con Antonio Nicoletti e dei tecnici del Parco Nazionale della Majella nelle persone di Simone Angelucci e Antonio Antonucci. Giorno 9 gennaio, quindi dopo più di una settimana di cure e supervisioni, il lupo, a cui è stato dato il nome Arvo, è tornato libero e in salute tra i boschi della Sila. Al lupo Arvo è stato installato un apposito radiocollare affinché i tecnici Giacomo Gervasio e Francesca Crispino, possano monitorarlo.