La concitata fase politica a cui stiamo assistendo mette ancora una volta in evidenza un corollario dell’inesorabile declino della qualità del dibattito politico: il gergo della politica si è impregnato negli ultimi anni di un livello sconcertante di qualunquismo. Ma a cosa è dovuto questo visibile incremento, fino alla odierna normalizzazione, del lessico qualunquista della politica? Sono tre i fattori più facilmente riconoscibili che stanno alla base di questa tendenza.
Fattori alla base del lessico qualunquista della politica
Il primo è la mediatizzazione e la conseguente spettacolarizzazione della politica. Il discorso politico è soggiogato dalla logica dei media vecchi e nuovi e pertanto è costretto a seguire i tempi stretti della battuta da talk show o la ristrettezza di caratteri concessi dal tweet. Lo slogan vince sul ragionamento. L’opinione notiziabile vince sui fatti. Siamo nell’epoca della post-verità, e nella costruzione delle opinioni politiche conta più la spettacolarizzazione della veridicità di ciò che la politica esprime.
Il secondo fattore alla base dell’incremento del lessico qualunquista della politica è il comprensibile declino della fiducia nei confronti di partiti e politici. Corruzione, incoerenza delle idee, leggi ad personam, gestione discutibile della cosa pubblica, sono solo alcuni degli esempi delle cause di disaffezione dei cittadini nei confronti della politica. Disaffezione che ha incentivato un certo giustizialismo da quattro soldi ed alimentato le nuove forme di antipolitica perpetrate anche attraverso il linguaggio.
Il terzo fattore, aiutato nel suo imporsi dai primi due, è l’egemonia populista degli ultimi anni. Di recente la retorica populista ha prevalso quasi sempre sul rispetto della cultura istituzionale. Ciò ha dato vita ad una serie di fallacee rappresentazioni ormai consolidatesi nell’immaginario comune. È uno degli effetti dell’essenza stessa della logica populista: l’ingannevole ipersemplificazione delle problematiche, la risposta (troppo) facile di chi non coglie (o finge di non cogliere) la profondità delle questioni.
Breve frasario del qualunquismo in politica
Facciamo qualche esempio pratico attraverso una breve, e di certo per nulla esaustiva, lista di termini ed espressioni usati in modo discutibile o improprio.
Inciucio
La politica è, e deve essere, contrattazione, mediazione, sintesi delle idee, specie se il sistema elettorale non è un maggioritario puro. “L’inciucio” fa parte delle logiche parlamentari, che si tratti della costituzione di un governo o degli accordi per un qualunque progetto di legge.
Presidente/governo non eletto dal popolo
Il popolo non elegge e non ha mai eletto il Presidente del Consiglio né il governo. L’art.92 della Costituzione disciplina la formazione del Governo con una formula semplice e concisa: “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri”.
Essere attaccati alla poltrona (et similia)
Fare politica vuol dire inevitabilmente ambire ai posti di comando. Per attuare i propri progetti e far valere le proprie idee è indispensabile ricoprire posizioni apicali. Si ha l’impressione che la “poltrona” in sé sia diventato il principale argomento del contendere politico, a discapito delle idee e dei progetti di chi quella poltrona la occupa. Il problema da porsi non è il grado di attaccamento (fisiologico) di un singolo ad un posto, ma quello di valutarne oculatamente l’operato nel merito delle questioni. Coloro i quali lasciano “la poltrona” lo fanno quasi sempre col fine di averne di più o di più prestigiose o per ottenere qualcos’altro. La politica è arte di governo e queste, volente o nolente, sono le regole del gioco.
Voltagabbana/costruttori
Due termini per definire la stessa cosa, uno eccessivamente spregiativo, l’altro immotivatamente lusinghiero. Il secondo nasce dalla decontestualizzazione di una parola da un discorso di Mattarella, che di certo intendeva altro con “costruttori”. Parola presa in prestito per dare nuova legittimazione ad una pratica non vista di buon occhio, i cui referenti vengono non di rado apostrofati con epiteti poco lusinghieri come “voltagabbana”. La verità è che, a parte qualche effettivo caso patologico la cui valutazione riguarda più la sfera dell’etica (o della psicanalisi) che quella della politica, anche questo fa parte delle logiche parlamentari. L’atto di passare da una parte all’altra tra maggioranza e opposizione o di cambiare gruppo parlamentare è di per sé neutrale e ovviamente consentito dalla disciplina costituzionale. Il popolo elegge i suoi rappresentanti in Parlamento, non stabilisce i perimetri delle coalizioni né lega inesorabilmente un eletto ad un gruppo parlamentare.
Poteri forti
Chi sono? Qual è la definizione e chi ne fa parte? Chi ha il compito di conferire oggettivamente questo titolo? Locuzione senza referente (o con referente cangiante a seconda delle necessità del momento) che serve da scaricabarile o come base per fantasiose teorie del complotto.
Professoroni
Qualifica con la quale viene additato chiunque provi a porre le questioni in modo meno semplicistico, a prescindere dalla reale professione. Segno del fatto che la conoscenza è quasi un demerito, perché l’unica cosa che importa è “la pancia” dei cittadini e la presunta vicinanza al cangiante sentimento popolare. Ci voleva una pandemia per fare in modo che si iniziasse a riscoprire il valore del sapere insieme alla fiducia nella scienza. La qualifica di professorone è inoltre quasi sempre accompagnata dall’aggettivo “di sinistra”. Come se non ci fossero anche illustri professori di destra, verrebbe da pensare. Esistono una serie di varianti di questa espressione, utilizzate tutte in modo improprio rispetto al loro significato originario, come “intelligencija” e “radical chic”.
La Repubblica del pressapochismo
La “Terza Repubblica” è la Repubblica del qualunquismo politico e del pressapochismo istituzionale. Troppo spesso nel dibattere si preferisce avvalersi della comodità di valutazioni supportate da semplici luoghi comuni e frasi fatte, piuttosto che entrare nel merito delle questioni. La retorica populista ha prevalso sulla cultura politica e istituzionale.
Ma attenzione: il lessico qualunquista della politica non è soltanto una questione di forma. Il modo in cui rappresentiamo certi aspetti della politica o della società influisce anche sul modo di percepirli. Di conseguenza, quando certe immagini si sedimentano, rischiano di alterare il modo in cui osserviamo la realtà delle cose o in cui pensiamo alle possibili soluzioni.
Marco Giufrè