“Quel pezzo di m.. di Conte”.
“E’ un cogl…”.
“Gli auguro che finita questa emergenza ne prenda tante, ma tante”.
Ecc.
Ad aver indirizzato questi insulti e auguri di aggressioni fisiche al presidente del Consiglio Giuseppe Conte non è stato il solito leone da tastiera nascosto dietro a un pc o un trascurabile imbecille avvinazzato dopo il pranzo di Pasqua.
No.
E’ stato l’assessore regionale della Lombardia Alessandro Mattinzoli in un audio di 5 minuti inviato ad alcuni suoi amici.
Assessore.
Regionale.
Della Lombardia.
Mattinzoli insulta Conte perché, nell’ordine, i 400 miliardi per le imprese avrebbe dovuto tirarli fuori 2 mesi fa.
Cioè quando in Italia non c’era nemmeno un morto, nemmeno un contagiato, nemmeno un negozio chiuso, quando ancora non era stato eliminato il deficit al 3% Conte avrebbe dovuto così, tra un provvedimento e l’altro, tirare fuori 400 miliardi.
Così. A ca**o.
Ovviamente la piccola circostanza che i focolai si siano sviluppati nella sua Regione, quella amministrata da lui, che ha il potere totale sulla sanità, l’assessore lo dimentica.
Poi dice che Conte è un “pezzo di m…” perché non è andato negli ospedali in Lombardia a portare la sua solidarietà. Così magari lo stesso assessore avrebbe detto agli amici in qualche audio “sto pezzo di m… di Conte viene qui a fare le sfilate invece di lavorare”.
Poi dice che è inca**ato perché la cassa integrazione ai suoi dipendenti arriverà fra 4 mesi. Perché evidentemente nessuno lo ha informato che Abi e Inps si sono accordati affinché siano le banche ad anticipare subito il pagamento delle casse integrazioni.
Ma lui in fondo è solo un assessore regionale. Mica è tenuto a saperle queste cose.
Ora, ovviamente, si è scusato.
Perché poi fanno così.
Buttano veleno e spargono odio personale contro gli avversari con montagne di bufale e invenzioni, salvo poi ritirare tutto appena beccati.
Figuriamoci quale mare di melma stia scorrendo invisibile a noi, sotto la superficie, in questi mesi, e che noi non conosciamo.
Emilio Mola