Non è mai troppo tardi per ammettere i propri errori…neanche se ci si chiama Bond, James Bond. Non se si sta parlando di diritti umani, violenza, abusi, secoli e secoli di errori e mentalità errate e inconcepibili. Uguaglianza. Rispetto. Tutele, e non soprusi. Parole chiave che devono necessariamente diventare punti inossidabili della nostra società e che troppo spesso vengono ancora messi in discussione. Per farlo serve anche il contributo della cultura e, in questo caso, degli eroi del grande schermo. Non è nuovo, infatti, che il cinema venga usato come importante veicolo di tematiche sociali. Allo stesso modo, non è una novità che la presenza di messaggi sbagliati, riflesso della società dell’epoca, in opere cinematografiche fruibili tutt’oggi, in un periodo dove si sta cercando di cambiare quella visione errata del mondo, sia ampiamente criticato e contrastato. La particolarità, appunto, è che in questo caso a fare dell’autocritica sul “passato” dell’agente 007 è nientemeno che Cary Fukunaga, regista dell’attesissimo “No Time to Die”. Il Bond di Connery non era praticamente uno stupratore?
Le dichiarazioni
In una intervista all’Hollywood Reporter, Fukunaga ha raccontato le difficoltà di portare un personaggio come Bond, che porta con sé i tratti della mascolinità tossica, nel mondo di oggi. Nel farlo, il regista si è espresso con parole forti in merito alla più famosa rappresentazione dell’agente 007, quella di Sean Connery. “E’ in Operazione Tuono o in Goldfinger dove, essenzialmente, il personaggio di Connery violenta una donna?” ha chiesto il regista riferendosi ad una scena di “Thuderball” dove Bond bacia con la forza una infermiera che lo aveva respinto, e la ricatta su informazioni che potrebbero costarle il lavoro dicendole «Suppongo che il mio silenzio possa avere un prezzo», prima di spingerla dentro una sauna. “Una cosa del genere oggi non potrebbe esistere” ha chiosato Fukunaga.
Il nuovo Bond
Nessuna cancel culture. Nessun tentativo di eliminare il Bond di Connery dal mercato cinematografico, di dimenticare ciò che è stato. Nessun invito a boicottare quei film portatori di valori errati. Nessuna richiesta di ritiro dal commercio perché in contrasto con i valori attuali. Ma una forte, sana e necessaria autocritica. Prendere le distanze da quella mentalità tossica. Riconoscerli come figli di una visione del mondo che non deve più esistere. Semplicemente, il passato è li a ricordare di non fare gli stessi errori. E’ il futuro è li non per cancellarne gli errori, ma per mostrare i passi avanti e non commetterli più. Ecco, allora, che No Time to Die sarà il Bond più “femminista” della storia. Quello dove uomini e donne avranno il ruolo più paritario. “Non puoi cambiare Bond dal giorno alla notte” ha detto il regista. “Ma puoi sicuramente cambiare il mondo intorno a lui e il modo in cui si comporta in quel mondo”. Una gran bella lezione. In un mondo di cancel culture, Bond indica la via: Contestualizzare, Imparare, cambiare.
Beatrice Canzedda