Nella giornata di ieri, Il Guardian lascia X: lo storico quotidiano britannico ha annunciato ufficialmente l’abbandono della piattaforma social X (ex Twitter), di proprietà di Elon Musk. La decisione, giunta dopo lunghe riflessioni, è motivata dall’aumento di contenuti considerati tossici e pericolosi, spesso a carattere estremista e razzista, che secondo il giornale compromettono l’integrità del dibattito pubblico.
La scelta del Guardian si inserisce in un contesto più ampio di critiche mosse a X da parte di media, istituzioni culturali e celebrità, che accusano la piattaforma di alimentare una narrazione divisiva e influenzata politicamente. Come si legge nel comunicato, “riteniamo che i vantaggi derivanti della nostra presenza su X siano ormai superati dagli svantaggi, e che potremmo usare meglio le risorse disponibili per promuovere il nostro giornalismo altrove”.
The Guardian lascia X: l’addio all’ex Twitter
Il Guardian, uno dei principali quotidiani britannici, ha annunciato la chiusura definitiva dei propri account su X (precedentemente noto come Twitter). La decisione è arrivata dopo un lungo periodo di riflessione e critiche sempre più severe verso il social network, che secondo il giornale si è trasformato in una “piattaforma tossica” che promuove teorie cospirazioniste e contenuti di estrema destra.
Il The Guardian lascia X ma la stessa testata britannica, nota per essere di sinistra e indipendente, ha comunicato la decisione tramite un ultimo articolo pubblicato sulla stessa piattaforma, accompagnato dalla motivazione che la loro missione giornalistica sarebbe meglio servita altrove.
I riferimenti sono tanti, ma in ogni caso la testata chiarisce che il pensiero di abbandonare la piattaforma social bolliva già in pentola da molto tempo. Con la campagna elettorale di Trump, e il ruolo che Elon Musk ha ricoperto, c’è stata la conferma della decisione.
Il ruolo controverso di Elon Musk
Il Guardian lascia X anche per la figura e il peso di Elon Musk, proprietario del social, che è stato oggetto di pesanti critiche da parte del giornale. Il Guardian lo accusa di usare la sua influenza per manipolare i dibattiti pubblici, specie quelli politici.
La recente campagna elettorale statunitense, che ha visto il ritorno di Donald Trump e la nomina di Musk all’interno della futura amministrazione, avrebbe ulteriormente motivato la scelta del Guardian, convinto che il social network non sia più un ambiente sicuro per promuovere il proprio lavoro. Nonostante il distacco, gli articoli del giornale resteranno condivisibili su X grazie agli utenti.
Un fenomeno globale: l’uscita di altri media e artisti
Il Guardian non è il solo a uscire dalla piattaforma: anche istituzioni culturali e artisti internazionali hanno deciso di abbandonare X. Il Festival di Berlino ha chiuso i suoi account, seguito da celebrità come Taylor Swift e Jamie Lee Curtis, preoccupate per i recenti sviluppi legati alla piattaforma.
In Italia, musicisti come Piero Pelù e Nicola Piovani hanno espresso il loro dissenso, mentre il giornalista Sandro Ruotolo, del Partito Democratico, ha dichiarato che il legame tra Musk e figure politiche di spicco, come Giorgia Meloni, è uno dei motivi principali della sua decisione di lasciare la piattaforma.
La battaglia dei media europei
Oltre alla critica etica, esistono questioni legali che diversi media hanno sollevato contro X. Testate francesi come Le Monde e Le Figaro hanno denunciato il social network per aver riutilizzato i loro contenuti senza alcun pagamento, in violazione delle leggi europee sui “diritti connessi.” Queste normative prevedono infatti un compenso per le testate giornalistiche ogni volta che i loro contenuti vengono utilizzati sui social media.
Una piattaforma ancora rilevante?
Nonostante la fuga di importanti utenti e il calo di consensi, alcuni profili invitano a non abbandonare la piattaforma. L’economista Leonardo Becchetti e l’account Poesia, per esempio, suggeriscono che i social media possano ancora fungere da veicolo per diffondere valori positivi e idee di progresso, ricordando il dovere di preservare la cultura per le future generazioni.