I fatti di Washington hanno fatto emergere tematiche politiche che non possono più essere trascurate. Oggi la libertà d’espressione, lo si voglia o no, è spesso affidata alle regole stabilite dai padroni dei social network. Queste piattaforme presentano numeri da capogiro, numeri che conferiscono loro grandi capacità di controllo, grande potere. Sebbene crediamo che censurare uno come Donald Trump sia un atto civile più che politico, non possiamo non prestare attenzione a chi, come il governo polacco, tenta di far prevalere ragioni politiche quando in gioco ci sono temi come la “censura” o la “libertà d’espressione”. Sulla proposta polacca si è espressa positivamente anche la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.
La libertà è un fondamento per la nostra civiltà, soprattutto quella d’espressione
Sono parole di Giorgia Meloni che, in un intervento nel corso di una tavola rotonda su “Il futuro del patriottismo in Europa e negli Stati Uniti“, mette in guardia del pericolo di una sinistra che non potendo più rispondere alle domande che gli vengono poste pensa bene di silenziarle quelle domande, cancellandone lo spazio comunicativo sui social network. L’ argomento fornisce l’assist alla leader di Fratelli d’Italia per citare gli “amici di ECR“, ovvero, il governo polacco che, ci dice la Meloni:
“intendono sanzionare chiunque, tra questi social network, si permetta di censurare e oscurare, alcuni contenuti che non violano la legge polacca, mi pare una buona idea, penso che sarebbe interessante per tutti conservatori europei, ragionare di norme di questo tipo, hanno anche istituito un tribunale on-line per valutare, la congruità, per difendere la libertà, che è un fondamento della nostra civiltà, a tutti i livelli, compresa ovviamente e soprattutto quella d’espressione”
La legge proposta dal governo polacco
La legge che stanno preparando in Polonia prevede un consiglio composto da 5 membri denominato “Consiglio per la liberta’ d’espressione“. Il Consiglio ha il compito di esaminare i reclami degli utenti che saranno oscurati dai social network. Se le censure applicate dai social network non saranno in linea coi principi della legge polacca, allora il governo sanzionerà i social network. Il ministro della giustizia polacco, Zbigniew Ziobro, si è espresso dicendo che il Consiglio garantirà la libertà d’espressione, più precisamente “il diritto costituzionale della libertà d’espressione”. La bozza di legge diceva chiaramente che le piattaforme come Twitter o Facebook devono tener conto e rispondere ai reclami entro 24 ore. Dovesse passare questo termine ci si potrà rivolgere a un tribunale polacco che in non più di una settimana si esprimerà in merito.
Uno scontro non più rimandabile
C’è un motivo ben evidente se i sovranisti hanno sentito il bisogno di attaccare il potere decisionale dei social network. Se qualcosa di buono si può astrarre dai recenti avvenimenti negli States è che questi hanno fatto da campanello d’allarme. L’attacco al congresso è stato il culmine di tanti meccanismi spesso troppo sfuggenti alla politica e all’opinione pubblica, meccanismi radicati nella rete e, finalmente, filtrati con la giusta potenza d’immagine, d’impatto, nella realtà, nell’opinione pubblica del mondo intero. E’ come se Trump, prima di lasciare definitivamente il ruolo da presidente, avesse voluto mostrare tutto il suo vero popolo. Un popolo che perlopiù si sostiene, sta insieme, grazie a teorie complottiste e negazioniste generate ed alimentate sul web. Gli eventi dell’attacco al Congresso e lo stesso operato politico di Mr. Donad Trump hanno annunciato, anche se nel modo più crudo, uno scontro non più rimandabile: quello tra gli Stati, la politica, e i giganti del web.
Sfidare aziende come Facebook, che constano di un numero di utenti pari al doppio della popolazione cinese, e hanno un Pil come quello della Turchia, non è per niente un’impresa facile. Aldilà dei fatti del Congresso, di Trump e del suo popolo, una nota del primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, sembra presentare motivazioni sensate per iniziare questa sfida:
Gli algoritmi o i proprietari di big tech non dovrebbero decidere quali opinioni siano corrette e quali no
Alfonso Gabino
I fatti di Washington hanno fatto emergere tematiche politiche che non possono più essere trascurate. Oggi la libertà d’espressione, lo si voglia o no, è spesso affidata alle regole stabilite dai padroni dei social network. Queste piattaforme presentano numeri da capogiro, numeri che conferiscono loro grandi capacità di controllo, grande potere. Sebbene crediamo che censurare uno come Donald Trump sia un atto civile più che politico, non possiamo non prestare attenzione a chi, come il governo polacco, tenta di far prevalere ragioni politiche quando in gioco ci sono temi come la “censura” o la “libertà d’espressione”. Sulla proposta polacca si è espressa positivamente anche la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.
La libertà è un fondamento per la nostra civiltà, soprattutto quella d’espressione
Sono parole di Giorgia Meloni che, in un intervento nel corso di una tavola rotonda su “Il futuro del patriottismo in Europa e negli Stati Uniti“, mette in guardia del pericolo di una sinistra che non potendo più rispondere alle domande che gli vengono poste pensa bene di silenziarle quelle domande, cancellandone lo spazio comunicativo sui social network. L’ argomento fornisce l’assist alla leader di Fratelli d’Italia per citare gli “amici di ECR“, ovvero, il governo polacco che, ci dice la Meloni:
“intendono sanzionare chiunque, tra questi social network, si permetta di censurare e oscurare, alcuni contenuti che non violano la legge polacca, mi pare una buona idea, penso che sarebbe interessante per tutti conservatori europei, ragionare di norme di questo tipo, hanno anche istituito un tribunale on-line per valutare, la congruità, per difendere la libertà, che è un fondamento della nostra civiltà, a tutti i livelli, compresa ovviamente e soprattutto quella d’espressione”
La legge proposta dal governo polacco
La legge che stanno preparando in Polonia prevede un consiglio composto da 5 membri denominato “Consiglio per la liberta’ d’espressione“. Il Consiglio ha il compito di esaminare i reclami degli utenti che saranno oscurati dai social network. Se le censure applicate dai social network non saranno in linea coi principi della legge polacca, allora il governo sanzionerà i social network. Il ministro della giustizia polacco, Zbigniew Ziobro, si è espresso dicendo che il Consiglio garantirà la libertà d’espressione, più precisamente “il diritto costituzionale della libertà d’espressione”. La bozza di legge diceva chiaramente che le piattaforme come Twitter o Facebook devono tener conto e rispondere ai reclami entro 24 ore. Dovesse passare questo termine ci si potrà rivolgere a un tribunale polacco che in non più di una settimana si esprimerà in merito.
Uno scontro non più rimandabile
C’è un motivo ben evidente se i sovranisti hanno sentito il bisogno di attaccare il potere decisionale dei social network. Se qualcosa di buono si può astrarre dai recenti avvenimenti negli States è che questi hanno fatto da campanello d’allarme. L’attacco al congresso è stato il culmine di tanti meccanismi spesso troppo sfuggenti alla politica e all’opinione pubblica, meccanismi radicati nella rete e, finalmente, filtrati con la giusta potenza d’immagine, d’impatto, nella realtà, nell’opinione pubblica del mondo intero. E’ come se Trump, prima di lasciare definitivamente il ruolo da presidente, avesse voluto mostrare tutto il suo vero popolo. Un popolo che perlopiù si sostiene, sta insieme, grazie a teorie complottiste e negazioniste generate ed alimentate sul web. Gli eventi dell’attacco al Congresso e lo stesso operato politico di Mr. Donad Trump hanno annunciato, anche se nel modo più crudo, uno scontro non più rimandabile: quello tra gli Stati, la politica, e i giganti del web.
Sfidare aziende come Facebook, che constano di un numero di utenti pari al doppio della popolazione cinese, e hanno un Pil come quello della Turchia, non è per niente un’impresa facile. Aldilà dei fatti del Congresso, di Trump e del suo popolo, una nota del primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, sembra presentare motivazioni sensate per iniziare questa sfida:
Gli algoritmi o i proprietari di big tech non dovrebbero decidere quali opinioni siano corrette e quali no
Alfonso Gabino