Il Governo Meloni fa un passo indietro sul decreto redditometro

Dopo le polemiche che sono state sollevate sul decreto ministeriale, Giorgia Meloni ha proceduto con la sospensione del redditometro

Il Governo Meloni fa un passo indietro sul decreto redditometro

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato nella prima serata di ieri la sospensione del decreto ministeriale sul redditometro, suscitando ampie discussioni all’interno della maggioranza di governo. Il decreto, firmato il 7 maggio dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo e pubblicato in Gazzetta Ufficiale lunedì, avrebbe introdotto nuove regole per verificare la coerenza tra le spese e il reddito dichiarato dai contribuenti. Tra i partiti più avversi al redditometro, la Lega ha presentato oggi un ordine del giorno per richiedere l’abrogazione del decreto ministeriale.

La sospensione del Decreto sul redditometro

In risposta alle critiche interne ed esterne, Giorgia Meloni ha deciso di sospendere il decreto ministeriale sul redditometro. In un video diffuso sui social, la premier ha dichiarato che il decreto ha suscitato polemiche e che è necessario un ulteriore approfondimento. Ha ribadito che l’obiettivo del governo è combattere la grande evasione fiscale senza vessare le persone comuni con norme invasive. L’obiettivo, come ha dichiarato la premier in serata, è quella di “colpire chi si finge nullatenente e gira con il Suv”, sottolineando la lotta contro la grande evasione sistemica in Italia. 

Nello stesso discorso pieno di retorica, Meloni ha puntato il dito contro gli scorsi governi e, in particolare, quello presieduto da Giuseppe Conte. Effettivamente, decreti simili a quelli del redditometro sono stati emanati e modificati da più governi – come quello di Renzi -, fino ad essere sospeso nel 2018. Per quanto riguarda il punto di vista di Fratelli d’Italia, il partito si è dichiarato totalmente distante dal “vessare i comuni cittadini”, con il solo obiettivo di “migliorare il rapporto tra Stato e cittadino e contrastare la grande evasione”.

Le critiche e il confronto interno

Il decreto avrebbe introdotto 56 voci specifiche di spesa tracciabili dall’Agenzia delle Entrate, comprese quelle per l’abbigliamento, i generi alimentari, le bollette e le spese per i mezzi di trasporto. Il provvedimento ha però generato resistenza da parte di Lega e Forza Italia, che hanno manifestato la loro contrarietà nonostante i grandi capitoli della storia italiana che sono stati contrassegnati da facilitazioni all’evasione fiscale. La presidente Meloni ha sottolineato che nessun “Grande Fratello fiscale” sarà mai introdotto dal suo governo e che il redditometro non sarà applicato alle persone oneste.



Meloni ha affermato che il decreto sul redditometro è stato percepito come uno strumento persecutorio nei confronti dei contribuenti onesti, nonostante fosse destinato ai grandi evasori. Ha dichiarato che il governo rimane fermo nell’intento di combattere l’evasione fiscale senza compromettere la privacy dei cittadini. Antonio Tajani e altri esponenti della maggioranza hanno espresso soddisfazione per la sospensione del decreto, richiedendo un impegno chiaro per il suo superamento definitivo.

La difesa di Maurizio Leo e le difficoltà della maggioranza di Governo

Il viceministro Maurizio Leo ha difeso il decreto, sottolineando che il redditometro è uno strumento necessario per individuare i grandi evasori che sfuggono al fisco. Ha evidenziato che il decreto era destinato a limitare l’azione discrezionale dell’amministrazione finanziaria e a evitare danni erariali significativi. All’interno della coalizione, ci sono state molte dita puntate contro il viceministro Leo, con molte voci che hanno sottolineato la fallacia di questo strumento di controllo e, addirittura, una formula non accordata con gli alleati. La pressione politica e mediatica ha portato Giorgia Meloni alla decisione di sospendere il provvedimento.

Il dibattito sul redditometro ha evidenziato le tensioni all’interno della maggioranza di governo, specialmente in un periodo delicato come la campagna elettorale per le europee. Le opposizioni hanno criticato l’improvvisazione e l’affanno del governo, sottolineando le contraddizioni emerse nelle ultime settimane. Antonio Misiani del PD ha richiesto le dimissioni di Leo e del ministro Giancarlo Giorgetti, accusandoli di essere stati platealmente smentiti dalla premier.

Antonio Tajani di Forza Italia ha espresso la sua soddisfazione a seguito della sospensione, perché il redditometro è uno strumento che “crea molti contenziosi”. Dopo aver puntato il dito contro la sinistra degli scorsi governi, ha poi espresso la necessità delle aziende e dei negozi di essere liberi davanti allo Stato, con la grande difesa al libero mercato.

Le prossime mosse del governo Meloni

La sospensione del decreto richiederà un nuovo intervento normativo per chiarire le modalità di applicazione del redditometro. Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, ha spiegato che il redditometro è uno strumento residuale utilizzato in assenza di altri elementi per ricostruire il reddito dei contribuenti. Il governo ha promesso di rivedere l’istituto e di discutere ulteriormente della questione dopo le elezioni europee.

Il caso del redditometro ha sollevato questioni importanti sulla gestione fiscale e sulla privacy dei cittadini. La sospensione del decreto da parte di Giorgia Meloni rappresenta un passo indietro significativo, che riflette le complesse dinamiche politiche e la necessità di bilanciare la lotta all’evasione con la tutela dei diritti dei contribuenti. Le prossime settimane saranno cruciali per definire il futuro di questo strumento e le strategie del governo nella gestione delle politiche fiscali. Intanto, la sospensione del redditometro è un affare che si porterà avanti almeno fino alle elezioni europee. 

Lucrezia Agliani

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