Il governo Meloni approva un disegno di legge contro le borseggiatrici

disegno di legge contro le borseggiatrici

Il governo Meloni, all’interno del pacchetto sicurezza, ha introdotto un disegno di legge contro le borseggiatrici. Esso rende possibile incarcerare donne incinte o con bambini fino a un anno di età. Ad essere prese in causa sono le borseggiatrici che con la scusa di essere incinte ne approfittano per commettere reati

Cosa prevede il pacchetto sicurezza?

Ieri il governo Meloni ha discusso in Consiglio dei ministri del pacchetto di sicurezza che prevede tre disegni di legge inerenti al tema della sicurezza:

  1. carcere obbligatorio per le donne incinte se possono commettere altri delitti;
  2. pene per occupazioni e rivolte in carcere;
  3. reato più grave per chi minaccia un agente di polizia.

 Il governo Meloni continua così la sua scalata verso l’inasprimento delle norme penali. Diventerà possibile, mentre ancora oggi non lo è, mandare una donna incinta in carcere. Per le occupazioni degli edifici privati sarà prevista una pena di reclusione in carcere da 2 a 7 anni. Per chi, invece, farà graffiti rovinando i muri, sarà prevista una multa da mille a 3mila euro, oltre alla reclusione da 6 mesi a 18 mesi.

Lo scalpore causato dal disegno di legge contro le borseggiatrici

La novità del disegno di legge contro le donne incinte che commettono reati, inserita nel pacchetto Sicurezza, è stata approvata ieri dal governo Meloni. Al momento però, è ancora vietato per un giudice applicare la pena della detenzione per le donne in queste condizioni. Adesso, invece, diventerà facoltativo, e nel caso in cui si presenta il rischio che la persona imputata possa commettere altri reati, diventerà anche obbligatorio.

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, spiegando il motivo della normativa in conferenza stampa, ha esplicitato che si tratta di una misura di sicurezza rivolta particolarmente alle “borseggiatrici nelle infrastrutture di trasporto“. Già qualche mese fa il centrodestra aveva provato a inserire la stessa norma in un’altra legge, ma non è stata applicata per via delle opposizioni degli altri partiti.

Secondo Piantedosi, l’obbiettivo è quello di evitare che, le donne incinte o con figli molto piccoli, incentivate dalla loro condizione, possano commettere reati sapendo di non poter andare in carcere. Fino a oggi le regole prevedevano che ci fosse un differimento della pena, ossia che la donna, in stato di gravidanza, venisse rimandata fino a quando non fosse più stata incinta o con la necessità di allattare il neonato, oppure, c’era la possibilità che scontasse la sua pena agli arresti domiciliari. La proroga della pena ora non sarà più obbligatorio, anche se secondo Piantedosi, cercando di difendersi dalle accuse, ha chiarito che:

“la pena dovrebbe scattare in presenza di eccezionali condizioni valutate dal tribunale” .

La norma sembra mirare anche verso una specifica etnia, a confermare questa teoria è stato Matteo Salvini, che, alla luce di questo nuovo disegno di legge, ha affermato:

“borseggiatrici Rom che usano bimbi e gravidanza per evitare il carcere e continuare a delinquere,una battaglia della Lega che negli scorsi mesi era stata bloccata dalla sinistra. Avanti così”.

Il disegno di legge però non è stata ben visto dai partiti opposti, infatti sono scattate numerose proteste contro questa normativa. Il capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia, commentando la decisione del governo Meloni, ha detto:

“Il Consiglio dei ministri vara il pacchetto sicurezza che mette in carcere i bambini delle donne condannate e mette in giro più armi. L’unico istinto che hanno è quello securitario, di aumentare pene e spaventare il Paese”.

Rimarremo aggiornati sulla piega che prenderà l’approvazione del pacchetto sicurezza e soprattutto come si evolverà la questione relativa alla pena per le donne incinte o con bambini fino ad un anno di età. Si spera che non diventi solo un pretesto per seminare odio e razzismo.

Ambra Vanella

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