Il governo del Perù classifica la transessualità come malattia mentale

Il governo del Perù classifica la transessualità come malattia.

Lo scorso 10 maggio, il governo del Perù ha sottoscritto un decreto nel quale la transessualità viene classificata come malattia mentale. Il decreto, pubblicato sulla “Gazzetta Ufficiale” del Paese, va contro i principi dell’Oms che dal 2018 repudia tale classificazione.

La decisione ufficiale presente nel documento emanato dal governo del Perù, firmato dalla Presidente Dina Boluarte e  dal ministro della Salute César Vásquez, è rivolta al transessualismo; travestitismo a doppio ruolo; disturbo dell’identità di genere nell’infanzia; disturbo dell’identità di genere; travestitismo feticista, orientamento sessuale egodonistico e altri disturbi dell’identità di genere.

Inoltre, vi è una rivisitazione del Piano di Assicurazione Sanitaria Essenziale, che comprende quali sono i provvedimenti, le cure che devono essere fornite e a quali condizioni ciò deve essere fatto sia nelle reti sanitarie pubbliche che private del Paese sudamericano.

Il governo del Perù e la transessualità classificata come malattia

Il decreto emanato dal governo del Perù in data 10 maggio, include citazioni di numeri di termini e numeri di malattia che sono stati inseriti nella classificazione internazionale delle malattie (ICD-10) fino al 2018, documento successivamente aggiornato e sostituito da quello che è diventato noto come ICD-11.

Il governo del Perù, dichiara che il Ministero della Salute del Paese si è basato su una vecchia classificazione dell’ICD (International Classification of Diseases) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che considerava la transessualità come una malattia mentale ne 2022. Tale testo è stato poi aggiornato e ha iniziato a classificare la transessualità come una “condizione correlata alla salute sessuale”, in modo da incoraggiare le politiche di sanità pubblica.




” (Tale decreto) garantisce che la copertura dell’assistenza sanitaria mentale sia completa”, sono le parole ufficiali del governo del Perù per giustificare tale scelta.

Le critiche mosse contro il governo del Perù

Tale decisone ufficializzata dal governo del Perù che prevede l’inserimento della transessualità nell’elenco di malattie mentali, ha provocato una serie di reazioni da parte delle organizzazioni per i diritti civili LGBTQ+ del Perù, e non solo.

Tra le varie associazioni, si distingue l’Associazione Civile Más Igual Perù, che ha riferito di essere riuscita a far aderire alla misura organizzata per imporsi contro la decisione approvata dal governo del Perù, 414 professionisti della salute mentale e 146 rappresentanti di organizzazioni LGBTIQ+.

È stata scritta e consegnata una lettera al Ministero della Salute del Perù chiedendo che la misura attualizzata venga rivista e modificata.

Attraverso il suo account sul social network X, la parlamentare Susel Paredes pubblicato un post nel quale dichiara di aver chiesto attraverso un documento ufficiale la revoca del decreto, che, a suo parere, rafforza lo stigma e la discriminazione nei confronti delle persone trans e non binarie.

 “È urgente attuare politiche di salute mentale in conformità con gli standard internazionali per garantire il diritto alla salute, all’uguaglianza e all’identità”, si legge nella sua asserzione.

L’immediata risposta alle critiche del governo e del Ministero della Salute peruviano

Di conseguenza a tali attacchi, lo stesso ministro Vásquez ha dichiarato che la nuova classificazione renderà più semplice “garantire la piena copertura delle cure mediche per la salute mentale” garantendo categoricamente:

 “il rispetto della dignità della persona e delle sue libere azioni nel quadro dei diritti umani, fornendo servizi sanitari a loro beneficio”.

Tuttavia, dopo lo scoppio del caso mediatico, delle proteste nate nelle piazze del Paese e delle critiche provenienti da tutto il mondo, sia il ministro che la presidente del governo del Perù si sono rifiutati di commentare la nuova etichetta di ‘malati di mente’ affibbiata alle persone trans e non binarie.

Anche un ricercatore si schiera dalla parte del decreto, cercando di dimostrare le “buone intenzioni” del governo del Perù e dichiara che:

“La popolazione trans non ha accesso ai servizi sanitari perché ha problemi con il documento d’identità nazionale.”

da ciò si deduce che il problema, secondo lui, risiede nell’utilizzo del ICD-10, che fa dedurre lo stato di malati in seguito a tale classificazione.

A tali dichiarazioni risponde la comunità LGBTQ+ e la comunità trans, che si oppongono immediatamente affermando che: “Come vuoi che mi avvicini al servizio sanitario se mi stanno già dicendo che sono malato perché sono trans?”

 

Andrea  Montini

 

Exit mobile version