Il golpe di Pinochet in Cile: un 11 settembre che sconvolse il mondo

Golpe di Pinochet in Cile contro Allende

Il colpo di Stato cileno dell’11 settembre 1973 è uno degli sconvolgimenti politici più famosi e ricordati nella storia sudamericana e mondiale. Da un punto di vista sociale, l’impatto e le conseguenze del golpe di Pinochet in Cile furono molto forti. La transizione politica, avvenuta in piena Guerra Fredda, è stata una mossa della destra reazionaria, aiutata dal potere statunitense. Lo scenario attuale, a 50 anni dal golpe cileno, non è molto rassicurante. Il governo di Boric deve fare i conti con migliaia di desaparecidos e una destra pericolosamente revisionista. 

La storia dell’altro 11 settembre, quello cileno

L’11 settembre del 1973 il piano del golpe di Pinochet in Cile iniziò all’alba con l’occupazione del porto oceanico di Valparaiso. Il passo successivo era quello di occupare anche La Moneda, il palazzo presidenziale di Santiago del Cile. L’esercito, unitosi al piano di attacco, riuscì ad interrompere ogni forma di comunicazione, chiudendo tutte le stazioni radio e le redazioni giornalistiche. A capo del golpe c’era Augusto Pinochet, generale capo dell’esercito nominato dal presidente cileno Salvator Allende, e Gustavo Leogh, capo dell’areonautica militare. 

Mentre la città era totalmente sotto assedio e minacciata dai bombardamenti, Allende fece il suo ultimo discorso con l’aiuto dell’unica stazione radiofonica rimasta aperta. Quello fu un segno di non ritorno, il suo addio al popolo cileno, perché poco dopo si tolse la vita nel suo ufficio. Nel 2011, dopo la chiusura delle indagini della polizia, si decretò che il suo è stato un suicidio con arma da fuoco AK-47.

La vita prima del golpe: il Cile di Salvator Allende

Salvator Allende era il presidente del popolo, correttamente eletto il 3 novembre del 1970 dalle classe medie e basse della società che acclamavano il progetto di Unidad Popular, il partito socialista e comunista di cui Allende faceva parte. Le riforme della sua presidenza avevano un’ impronta socialista. Oltre alle questioni sociali più emergenti, come la salute, l’istruzione e il lavoro, favorì la nazionalizzazione di molte aziende private. Grazie al modello cubano, ci furono alcune importanti riforme, come la possibilità di chiedere il divorzio, il congedo di maternità e la lotta all’analfabetismo. Fu proprio quell’aperta amicizia e la vicinanza geografica con Fidel Castro che portò il governo americano a preoccuparsi di una potenziale espansione del socialismo. 

I filoamericani e la chiesa cattolica si preoccuparono di questa potenziale espansione del male comunista, e decisero così di appellarsi alla vicina America. Ebbe così vita l’Operazione Condor, iniziata con il golpe di Pinochet in Cile. L’operazione prevedeva anche la polizia segreta, la Dina, e le eliminazioni di tutti gli oppositori politici. Tra il 1946 e il 1972 si registrò una spesa totale di 169 milioni di dollari.  Sebbene non presenti l’11 settembre nelle piazze cilene, i delegati americani furono gli autori di numerosi sovvenzioni economiche e addestramenti militari, e fornirono tutti i migliori supporti per la presa di potere di Pinochet. In questo modo, non si sono macchiati di crimini internazionali e interferenze negli affari di un altro paese. 

I risultati e l’eredità del golpe di Pinochet in Cile

Il colpo di stato cileno ha aperto le porte ad una dittatura che è durata fino al 1990 e ha cambiato totalmente l’eredità culturale del paese. Simbolo della Guerra Fredda e dell’hard power statunitense, il golpe fu l’acme di una nazione estremamente tesa.  Il paese, in precedenza, era fortemente in crisi e il malcontento sociale era diffuso, sopratutto tra l’elettorato ricco e cristiano. 

Con il golpe di Pinochet, lo scenario politico prese tutt’altra direzione. Nuovi decreti speciali potevano modificare leggi costituzionali, il ruolo della giustizia non era più imparziale e si optò per la liberalizzazione economica e numerosi tagli alla spesa pubblica. Quelli erano anche gli anni del terrore. Furono registrati migliaia di persone morte, disperse e torturate per la loro dissidenza politica. Secondo il Rapporto Retting, 2.296 persone hanno subito violenza, 1.000 persone sparite e ci sono stati 28.459 casi di detenzioni illegali nelle carceri. Nel 1975, Pinochet varò il decreto legge 2191, che prevedeva l’amnistia nei confronti di tutti i crimini avvenuti nel solo 11 settembre. Ancora oggi, nonostante la legge non sia più applicata dal 1995, non è ancora stata abrogata. 

Dopo la posizione di capo della giunta militare, Augusto Pinochet conquistò il ruolo più alto della nazione, cioè la presidenza. Decise di varare una nuova costituzione, ma niente fu utile a salvare il paese dalla crisi galoppante. Nel 1988, il plebiscito votò con il 55,9% la destituzione della sua presidenza. Augusto Pinochet mantenne l’immunità parlamentare e la nomina di senatore a vita, ma nei suoi confronti ci furono accuse di genocidio, torture e terrorismo. L’arresto dell’ex dittatore avvenne a Londra, ma non ci fu mai una vera e propria condanna. All’età di 91 anni, nel 2006, Pinochet morì sereno nella sua terra cilena, mai condannato e senza alcuna persecuzione giudiziaria. 

Il ruolo indispensabile degli Stati Uniti nel golpe cileno

Attrice fondamentale del golpe di Pinochet in Cile è stata l’America di Nixon e del suo responsabile per la politica estera internazionale, Henry Kissinger. La CIA ha sempre impedito l’insediamento di Allende nella presidenza, sia prima delle elezioni attraverso boicottaggi, sia dopo la vittoria politica del 1970 con varie strategie di tensione. Il golpe cileno è passato nella storia mondiale come un’azione estrema, ma allo stesso tempo fu una mossa efficace a garantire l’eliminazione di uno stato socialista nel “cortile di casa” degli USA. L’egemonia statunitense cercò anche di fermare lo stretto dialogo che gli alleati italiani democristiani stavano instaurando con i comunisti, all’insegna del progetto continentale dell’”eurocomunismo”. 

Durante la presidenza di Nixon, l’anti-comunismo e l’antagonismo nei confronti di Allende era molto più accentuato rispetto alle presidenze successive, come quelle di Jimmy Carter e Ronald Reagan. Secondo i dati, gli ultimi due decisero di appiattire l’influenza di Pinochet e furono più attenti a non accrescere il numero dei desaparecidos. 



L’ America ha dettato la dittatura di Pinochet, manipolando ogni mossa politica. Secondo la potenza, il suo regime ha portato giovamento sotto tre aspetti principali. In primis, l’eliminazione del pericolo marxista dal Cile e dall’intero Sudamerica. Inoltre, ci fu una maggiore stabilità politica e un progresso economico del paese. La storia ha però provveduto a smentire questi benefici. Infatti, tutti i governi socialisti sudamericani hanno raggiunto il potere attraverso elezioni libere e corrette, secondo la volontà del popolo. La stabilità politica è stata smentita dalle proteste popolari nei confronti della Costituzione di Pinochet: una carta che non prevedeva diritti sociali e politici. Infine, il benessere economico era solo un punto di vista della piccola élite golpista. Secondo i dati, i tassi di disoccupazione e povertà sono aumentati fino a dilagare nelle grandi recessioni del 1975 e del 1982. 

Il Cile dopo Pinochet dopo 50 anni: un paese in una lotta continua

Simboli e immagini del golpe di Pinochet in Cile sono ancora presenti e rivendicati nella società dello stato sudamericano. Ci alcuni politici del partito di estrema destra – l’Union Democratica Indipendiente – come Sergio Fernandez, ex ministro degli interni della dittatura pinochettista.  Quella stessa destra oggi è accusata dall’opposizione di revisionismo, soprattuto in seguito a determinate dichiarazioni che tendevano a minimizzare le gravità del golpe del 1973. Secondo quanto detto, i partiti di destra “non si riconoscono in un impegno così tanto forte”. Dal canto suo, l’UDI non è disposto ad allearsi con Boric e la critica che avanza è quella di un’inutile criminalizzazione. 

Dal marzo 2022, Gabriel Boric, membro del partito Convergencia Social, detiene il ruolo di presidente cileno e per commemorare i 50 anni dal golpe di Pinochet in Cile ha organizzato molteplici incontri istituzionali. Le iniziative non solo rivolte ad una giusta memoria e analisi della parabola pinochettista, ma anche alla consapevolezza e al rispetto dei diritti umani e alla solidarietà nei confronti dei desaparecidos e delle loro famiglie.

L’iniziativa per ritrovare i desaparecidos e rafforzare il Cile

Gabriel Boric ha reso ancora più tesa la situazione con la destra perché vuole indagare su tutte le sparizioni durante la dittatura di Pinochet. Il tema della segretezza è piuttosto delicato e proprio per questo ci sono state molte resistenze, a partire dal centrosinistra e dall’alta borghesia, che preferiscono mantenere la riservatezza. Boric vorrebbe continuare il percorso dell’ex presidente Michelle Bachelet, che, negli anni 2000 durante il suo primo mandato, publicò nuovi rapporti e commissioni d’inchiesta per le vittime di sparizioni forzate. Il presidente presenterà un documento al Parlamento, composto da quattro punti fondamentali: rispettare la costituzione e lo stato di diritto, difendere la democrazia, promuovere i diritti umani e collaborare con gli stati alleati per una crescita economica. 

Oggi, 11 settembre ricorre il cinquantesimo anniversario dal golpe di Pinochet in Cile. Questa è una data che non solo il Sudamerica, ma tutto il mondo dovrebbe ricordare per non commettere gli stessi errori. Il Cile è un paese ancora fortemente arretrato, in cui non è tangibile il rispetto dei diritti e della Costituzione. La salita è lunga e faticosa, ma il popolo e gli strumenti della democrazia stanno dimostrando che può esserci una luce infondo al tunnel, nonostante la mediazione statunitense.

Lucrezia Agliani

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