Il giallo sulla morte di Pablo Neruda: è stato un omicidio politico

Pablo Neruda

Arriva la conferma: Pablo Neruda fu assassinato. Cade così, dopo anni di verità taciute, la menzogna. A uccidere Pablo Neruda non fu il cancro, ma il batterio del botulismo iniettato nel suo corpo. Oggi, finalmente, si inizia a parlare di omicidio politico.

Per cinquant’anni, le voci ufficiali, hanno raccontato una storia diversa. Il certificato di morte di Neruda sillabava una morta differente, naturale e non certo indotta. Era chiaro, per la dittatura: Pablo Neruda era morto a causa del cancro alla prostata da cui era affetto dal 1969, in stadio ormai avanzato. Un decesso avvenuto il 23 settembre del 1973, a seguito di condizioni di salute già precarie e a meno di due settimane dal colpo di stato di Augusto Pinochet. Una causalità sospetta, che non riuscirà a passare inosservata, soprattutto agli occhi dei familiari e tra le fila del Partito comunista cileno, di cui Neruda era membro.

Pablo Neruda assassinato dallo Stato? Il golpe di Augusto Pinochet e la strada dell’omicidio politico

Il golpe del generale Augusto Pinochet avvenuto in Cile l’11 settembre del 1973 e con il quale si mise fine all’esperienza democratica del presidente Salvador Allende, amico dello stesso Neruda, è un elemento chiave di questa storia. Per Neruda, infatti, il colpo di Stato di Pinochet fu un’autentica tragedia: Allende si suicidò, le truppe assaltarono il palazzo presidenziale e si diede inizio a un regime autoritario e dittatoriale.

Sin da subito fu applicata una feroce repressione dell’opposizione, giudicata da alcuni un vero sterminio di massa, con l’uccisione di un numero di oppositori compreso tra le 1.200 e 3.200 persone, tra 80.000 e 600.000 internati, esiliati o arrestati in maniera arbitraria e tra 30.000 e 130.000 torturati e vittime di violenza. Non a caso, in previsione di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, Neruda pianificò il proprio esilio in Messico, mostrando la propria volontà nel diventare un grande oppositore della nuova dittatura. Un futuro che non incontrerà concretezza: Pablo Neruda morirà poco dopo.

Il Nobel alla Letteratura rappresentava chiaramente una personalità scomoda, parte di un’opposizione che andava soffocata sotto il ricatto che le dittature impongono al pensiero, che non deve essere libero, ma unico. A sostegno di questa tesi, cruciali sono state le parole di Manuel Araya, ex autista del poeta, il quale sosterrà che Pablo Neruda non sarebbe morto per il cancro, ma per volontà del generale Pinochet, presso la clinica di Santa Maria a Santiago, mediante una misteriosa iniezione.

Le indagini

Una prima fessura, tra le ombre e i dubbi, è stata aperta dalle parole di Manuel Araya, ex autista di Pablo Neruda, il quale dichiarerà di essergli stato accanto negli ultimi momenti della sua vita.

Ero con lui quando verso le quattro del pomeriggio del giorno in cui morì gli fecero una puntura nello stomaco. Mi dissero che si trattava di un farmaco contro i dolori.

Da lì a poche ore, il poeta sarebbe morto.




Secondo Araya, Neruda sarebbe stato avvelenato da un agente segreto del regime militare. Quest’ultimo si sarebbe spacciato per un medico della clinica Santa Maria di Santiago, in cui Pablo Neruda era entrato il 19 settembre.

Dichiarazioni, quelle di Araya, che hanno portato il giudice Carroza, l’8 aprile del 2013, alla decisone di riesumare i resti del poeta per chiarire i dubbi sulla sua morte.

Inizialmente dei campioni dei resti di Neruda sono stati inviati a laboratori forensi in quattro Paesi. Nel 2015 il governo cileno si era limitato ad affermare che era altamente probabile che una terza parte fosse responsabile della sua morte. La svolta, però, avverrà nel 2017.

I risultati ottenuti da un team di scienziati internazionali lasciano poco spazio ai dubbi, sino a poco tempo fa soffocanti: in uno dei molari di Neruda era presente il batterio Clostridium botulinum, il quale sarebbe stato la vera causa del decesso. Fondamentale, però, restava stabilire se il batterio fosse stato  iniettato. Le analisi condotte negli ultimi anni si concentreranno proprio su questo, dando ragione a chi nutriva le proprie domande.

Una verità nascosta per cinquant’anni

La verità, sul giallo della morte di Pablo Neruda, inizia a venire fuori dopo cinquant’anni. Il Clostridium botulinum, trovato nel 2017 in uno dei molari del poeta, è un vacillo generalmente presente nel terreno, ma che in questo caso non è penetrato nel cadavere dall’interno della bara, ma si è mostrato presente nel corpo già da poco prima di morire. Rodolfo Reyes, nipote di Pablo Neruda, ha dichiarato al quotidiano El Pais:

Questo è ciò che stavamo aspettando, prima non si sapeva se il batterio fosse esogeno o endogeno, adesso sappiamo che è stato iniettato. Pablo Neruda è stato assassinato dagli agenti dello Stato cileno.

Nel corso di una conferenza stampa, i 16 esperti internazionali incaricati dalla giustizia cilena di studiare le cause della morte del Premio Nobel alla Letteratura, hanno rivelato che “ad uccidere il grande poeta e scrittore cileno è stata una tossina che lascerebbe quindi spazio alla tesi dell’uccisione da parte del regime di Pinochet sostenuta da sempre dalla famiglia di Neruda e dal Partito Comunista”.

Rivelazioni che oggi mostrano una verità feroce, ma al tempo volutamente falsata. Una verità che sorprende chi non l’ha vissuta e che è ancora spaventosamente uguale in tutti i regimi totalitari, quelli in cui si soffocano opposizioni, contrasti, diversità. Tutti i regimi del passato, come quelli del presente, che uccidono la libertà, la fantasia, le lettere e le grandi menti, quelle che a tutto questo non sanno adeguarsi mai.

Angela Piccolomo

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