Il Gabon e la fine dell’Africa ex francese

fine dell’Africa ex francese

Michele Marsonet Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane Ultima Voce

Michele Marsonet

Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane

Il settimo golpe militare nell’Africa occidentale in soli tre anni influenza le dinamiche geopolitiche africane e delinea una trasformazione epocale: la fine dell’Africa ex francese.

La politica neocoloniale di Parigi ha condotto alla fine di quella che una volta si chiamava “Africa francese”, ultima erede di un impero coloniale ormai scomparso.

Si è infatti verificato il settimo golpe militare nell’Africa occidentale in soli tre anni. Ora tocca al Gabon, dopo che il presidente Alì Bongo è stato rieletto, tra accuse di brogli.

Il problema è che quella dei Bongo è una vera e propria dinastia, al potere da oltre mezzo secolo e sempre vicina alla Francia. Questa volta, però, non pare che russi e cinesi abbiano svolto un ruolo decisivo, anche se indubbiamente approfitteranno della situazione.

In realtà i militari golpisti hanno preso il potere sull’onda delle proteste popolari per il malgoverno e la corruzione di cui la dinastia Bongo di è resa protagonista.

Difficile dire qualcosa della giunta golpista, i cui membri sono poco conosciuti. Indubbiamente ha agito sull’onda dell’indignazione popolare ma, guardando ai tanti golpe negli Stati vicini, c’è da dubitare che la suddetta giunta adotti una politica progressista. Farà, come sempre avviene in questi casi, i propri interessi.

Il presidente Emmanuel Macron si è dimostrato incapace di fronteggiare gli eventi. Ha adottato, per l’appunto, una politica neocoloniale, piazzando basi militari nelle nazioni dell’Africa occidentale, inviando truppe e intimando ai rivoltosi di liberare i governanti amici spodestati.

La Francia ha continuato a considerare questa parte del continente africano come il “cortile di casa”, credendo di poter manovrare i politici locali ricorrendo alle sue truppe dislocate nei territori,

Ha pure cercato di dominare le economie locali mediante una moneta agganciata alla sua (il Franco Cfa). Progetto tuttavia fallito miseramente.

La minaccia di Macron di un intervento militare massiccio lascia il tempo che trova per molti motivi. Innanzitutto per la grande estensione dei territori. E poi perché Parigi pensa di essere ancora una grande potenza militare, mentre da tempo non lo è più. Ha indubbiamente un esercito efficiente e corpi di élite come la celebre “Legione straniera”. Ma questo non basta più a controllare le ex colonie che tentano, faticosamente, di rendersi davvero indipendenti.

Come già detto vi sono molti dubbi circa le giunte golpiste, ma ciò non è sufficiente a riportare indietro l’orologio della storia. Forse una UE davvero unita avrebbe qualche chance in più, ma ancora una volta Bruxelles si è fatta notare per la sua assenza e per la mancanza di una strategia ben delineata.

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