- 47 Uomini
- 11 Donne
I numeri non mentono e non nascondono la realtà. Sono i numeri di chi si è dato fuoco.
Alcuni sono morti bruciati, gli altri porteranno, per sempre, sul corpo i segni dell’atto drammatico della denuncia.
La Tunisia non smette di bruciare.
Lo fa attraverso il gesto più sconvolgente e doloroso.
La Tunisia brucia i suoi Uomini e le sue Donne nelle piazze del Paese, immolandoli a vittime nel sacrificio di una disperazione taciuta e nascosta.
Ma, ripeto, i numeri non tacciono.
L’ultima vittima è un ragazzo di 25 anni.
Si è dato fuoco nella tragica piazza di Sidi Bou Zid, laddove parti’ un rogo umano che diede il via alla Rivolta dei Gelsomini nel 2011.
E’ morto tra le fiamme illuminando la sua disperazione. E il Popolo è sceso nuovamente in strada.
Blocchi stradali, pneumatici dati alle fiamme, scontri con la Polizia accorsa per spegnere l’incendio sociale.
Ma non quello umano.
Quello continuerà, alimentato da una crisi economica che costringe il Popolo alla fame.
Ieri gridavano :
” Povertà e Fame, non ci resta che il fuoco per bruciare “
Agitavano taniche di benzina ,minacciando d’usarle su se stessi.
La disperazione va oltre ogni altro ragionamento.
Le parole non servono più.
Ci vogliono atti, atti concreti.
Ci vuole un programma serio d’aiuto al Popolo in difficoltà, alle migliaia di giovani senza lavoro e quindi senza prospettive.
Stanno bruciando il futuro.
Stanno bruciando la speranza.
Noi regaliamo motovedette per respingere i fuggitivi.
Noi mandiamo consulenti militari per arginare i Migranti.
Noi affermiamo che la Tunisia è un “porto sicuro” pur di levarceli dai cogli**i.
Noi non abbiamo ancora capito nulla.
Se vogliamo spegnere gli incendi umani, dobbiamo mandare trattori, non motovedette.
Dobbiamo fornire aiuti pretendendo che vengano distribuiti ai poveri, non elemosine ma piani di sviluppo, aiutarli a ridurre i costi della vita quotidiana, favorire lo sviluppo delle infrastrutture, costruire aziende in grado di fornire lavoro e i cui introiti vengano nuovamente distribuiti per alimentarne altre.
Se non si attua un piano di sviluppo sociale completamente diverso, la Tunisia continuerà a bruciare.
E alla fine anche noi dovremo fare i conti con quelle fiamme.