Alcuni studi hanno dimostrato che il fumo danneggia il cervello. Ma in quanti sono disposti veramente a smettere?
Con il passare del tempo, la sigaretta per molti di noi è diventata una vera e propria abitudine, ma anche un vizio, che risulta molto difficile da estirpare. La sigaretta ci accompagna in diversi momenti della giornata. Per esempio, dopo il caffè tendiamo a fumare, infatti, alcuni studi scientifici hanno dimostrato che il n-MP, ossia uno dei composti del caffè, favorisce la voglia di fumare, influenzando così i recettori del nostro cervello. Quindi, la nostra abitudine di associare una tazzina di caffè a una sigaretta dipenderebbe da alcuni processi neurochimici. Ciononostante, altri studi hanno comunque dimostrato che il fumo danneggia il cervello.
I dati che sono stati divulgati dovrebbero allarmarci, ma siamo sicuri che ancora nel 2024 il fumo danneggia il cervello?
È vero che il fumo danneggia il cervello?
Sicuramente, è stato dimostrato che il vizio del fumo ha radici biologiche, ed è così collegato a dei fattori genetici. Quindi, il consumo più o meno elevato di sigarette giornaliero dipende da questi elementi. A prescindere da quanto è stato già detto, è stata dimostrata l’associazione tra fumo e minor sviluppo della materia bianca e grigia del cervello. Rimane però solo una domanda aperta senza risposta: se sia un cervello meno sviluppato a predisporre tale persona a fumare oppure se sia il fumo a far restringere il suo cervello.
Una possibile risposta a questa domanda è stata fornita dalla UK Biobank. Quest’ultima rappresenta un database biomedico ma anche una risorsa di ricerca che contiene al suo interno moltissime informazioni genetiche sullo stile di vita di mezzo milione di persone del Regno Unito. La UK Biobank è accessibile a livello globale, e tuttora sta contribuendo a far progredire la medicina moderna. Alcuni ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis e del Research Triangle Institute International del North Carolina hanno usato questi dati, al fine di trarre alcune considerazioni per niente banali.
La rivista Biological Psychiatry
A partire da 2.019 casi, sulla rivista Biological Psychiatry è stato dimostrato che il consumo di fumo è associato alla riduzione del volume cerebrale, il quale aumenta in relazione al consumo maggiore delle sigarette. In poche parole, la perdita della materia grigia aumenta proporzionalmente al numero e alla forza delle sigarette fumate. Infatti, i fumatori presi in considerazione avevano perso 22.964 millimetri cubi di cervello, ossia 0,001 grammi di materia grigia.
È evidente che sia il cervello a diminuire in volume a causa del fumo e non viceversa. Ovviamente, chi nasce come potenziale fumatore a causa di alcuni fattori biologici parte naturalmente svantaggiato. Quindi, il fumo comporta delle conseguenze abbastanza gravi, infatti, tende a compromettere tutte le aree implicate nelle funzioni esecutive. Fanno parte di quest’ultime: l’attenzione, la memoria di lavoro, la soluzione di problemi ma anche l’adeguamento comportamentale per il raggiungimento di uno scopo. Di conseguenza, con il fumo si tende a perdere pezzi del substrato neuronale che sta alla base di comportamenti cognitivi complessi.
Il fumo danneggia il cervello e favorisce la nascita di alcune malattie
Tra le tante malattie, possiamo prendere in considerazione l’Alzheimer. Questa malattia non è altro che una forma di demenza in cui la corteccia risulta assottigliata, a causa della degenerazione delle cellule nervose. Il collegamento tra il fumo e questa malattia è evidente, infatti, ci si è accorti che la demenza viene accelerata in quanto a risentirne maggiormente è l’ippocampo. Sempre la rivista Biological Psychiatry ha dimostrato come gli effetti negativi dovuti al fumo siano di lunga durata, ribadendo come non siano state ancora trovate prove di recupero del volume cerebrale perso. In poche parole, per evitare l’insorgere di questa malattia sarebbe meglio non iniziare a fumare, perché anche se cercassimo di smettere sarebbe un grave danno ormai irreversibile.
È altrettanto interessante ricordare come il fumo sia al contempo in grado di ridurre il rischio di alcune malattie, come quella di Parkinson. A dimostrare ciò è stata la rivista Neurology, la quale avrebbe ricordato come, già nel 2010, l’esposizione al fumo sembrerebbe rappresentare un fattore positivo. Potrebbe sembrare del tutto surreale, ma la nicotina può veramente proteggere il cervello contro la malattia di Parkinson.
Nonostante entrambe siano delle malattie neurodegenerative, la nicotina presente nel fumo ha degli effetti del tutto opposti. Nel caso del Parkinson sembrerebbe un toccasana, invece nel caso dell’Alzheimer il suo carnefice.
Quindi, è giusto sostenere che il fumo danneggia il cervello oppure sono considerazioni ormai superate? Probabilmente, è una tra le tante domande che è destinata a rimanere ancora per un po’ senza risposta.