Il fenomeno padel tra detrattori e appassionati

Il fenomeno padel

Fonte: Flickr

Il fenomeno padel: uno sport o un gioco?

Come definire il padel? Un gioco o uno sport? Di sicuro una passione che negli ultimi anni sta crescendo a dismisura in Italia tra i giovani e non giovani. Infatti, l’età media dei giocatori di padel si attesta tra i 35 e i 45. Nato in Messico per le velleità di un benestante di Acapulco che per problemi di spazio nella propria abitazione adibì i muri intorno al campo a riferimenti del gioco stesso. Prima in Argentina, poi in Spagna e di seguito per tutta Europa, il padel è diventato un vero e proprio fenomeno sociale uscendo dalla sua nicchia di appartenenza.




È difficile categorizzare il padel, può essere considerato uno sport ma al tempo stesso un metodo efficace per sopperire alle difficoltà del tennis. I muri-sponda di certo aiutano. Ma alla fine, non è proprio lo sport un elemento del gioco, o il gioco un elemento dello sport? Il padel è ormai sulla bocca di tutti, su quella dei detrattori e su quella degli appassionati, un fenomeno che sta trasformando l’aspetto prettamente sociale dello sport e dello svago in Italia.

Detrattori del fenomeno: Nicola Pietrangeli

Nell’insieme dei detrattori è stato accolto pochi giorni fa Nicola Pietrangeli, il tennista più titolato del nostro paese e uno degli sportivi che hanno rappresentato di più l’Italia all’estero. Il due volte vincitore del Roland Garros ha affermato: “Il padel è il trionfo delle pippe”. Un commento forte di Pietrangeli che subito dopo si è scusato chiarendo: “In questo sport è tutto più facile, anche uno che a tennis è molto scarso può giocare bene qui e diciamo è più facile. C’è gente che non la tocca mai in campo e non colpisce la palla, che fa bene invece nel padel”. In questo senso, si può dire che le parole del campione di tennis non siano del tutto infondate.

Se partecipiamo a un incontro di padel possiamo benissimo non essere così pronti dal punto di vista agonistico o tecnico: le pareti aiutano parecchio, la palla non esce mai, il campo è più piccolo, la racchetta è più maneggevole. Il padel, in altri termini, è il trionfo di chi cerca un po’ di svago con una racchetta in mano invece di una palla tra i piedi in un campo di calcetto. Bisogna ammettere, però, che oltre la miriade di appassionati corrisposta da altrettanti detrattori, ci sono anche i professionisti. Gli stessi che si allenano duramente per partecipare a gare e tornei. Di certo, il tennis, come affermato da Nicola Pietrangeli, è uno sport tanto affascinante che non può essere paragonato al padel sia per agonismo che per difficoltà tecnica.

 

Il padel: un fenomeno sociale cresciuto negli ultimi anni che dà ragione sia ai detrattori che agli appassionati

Coloro ai quali piace il tennis ma non sono capaci neanche di impugnare una racchetta, si dedicano al padel. È così. Possiamo notare tutto ciò nei centri sportivi. Persone (anche di una certa età) che non si sarebbero mai cimentate in uno sport che prevede la racchetta se non fosse scoppiato il fenomeno padel. È un “racchettoni da spiaggia” con pareti e rete. E non vi è nulla di male in tutto ciò, sino a quando i circoli sportivi si trasformano in veri e propri centri padel.

Nel 2020 si è registrato un boom di nuovi campi da padel che in molti circoli sportivi sono andati a sostituire i campi da tennis o da calcetto. Ecco, smantellare campi da gioco “storici” e in linea con la tradizione solo per moda, è un gesto irriguardoso e superficiale. Ma più che altro, questo sport (o gioco che dir si voglia) quanto durerà ancora? Un fenomeno che si è espanso principalmente durante la pandemia e che favoriva il distanziamento può perdurare in un’epoca diversa? Ai posteri l’ardua sentenza, per il momento la speranza è di vedere il padel associato ad altri sport e non sostituto della tradizione.

 

Lorenzo Tassi

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