Diciamoci la verità il fenomeno del reselling non è cosa nuova e nemmeno lo è il collezionismo. Dalle uova Fabergé ai Rolex, alle opere d’arte, da qualche parte c’è sempre un collezionista disposto a pagare cifre astronomiche.
Dopo il caso dei Nutella biscuits, distribuiti col contagocce e rivenduti online con un ricarico altissimo, è chiaro quanto il fenomeno, frutto di una strategia di marketing, abbia il potere di decretare il successo di un prodotto o di un brand.
Alla base di questa strategia vi è l‘obiettivo di generare un hype, un’aspettativa molto alta nei confronti del prodotto, che a questo punto è assimilabile ad un bene di lusso.
Il primo step è l’annuncio del drop, il rilascio sul mercato del prodotto. Il secondo step è la sua pubblicizzazione, legando il marchio a figure come Kanye West, nel caso delle Yeezy di Adidas. Infine nel terzo step, la curva di offerta viene artificialmente tenuta bassa, stabilendo l’esclusività del bene, a fronte di una domanda molto alta.
Il fenomeno dello streetwear reselling
I maggiori introiti di questa strategia sono nel mercato dello streetwear reselling, sotto molti aspetti, paragonabile a quello azionario. In questo caso però, nella determinazione dei prezzi sul mercato pesa l’hype. Uno strumento utile è HypeAnalizer, che raccoglie dati da diversi siti di streetwear e sul quale è possibile studiare l’andamento dei prezzi proprio come in borsa.
Stiamo parlando di un mercato iperinflazionato, in cui i prezzi riflettono un valore ben lontano da quello reale, ma gonfiato dall’hype.
Da un lato abbiamo, dei veri e propri trader, i reseller, che studiano il mercato per poi cercare di aggiudicarsi il paio di scarpe giusto, in edizione limitata e al prezzo di retail in modo da rivenderlo, con un profitto altissimo.
Dall’altra parte abbiamo gli Sneakerheads, le persone che comprano le scarpe in quanto veri appassionati.
La maggior parte dell transazioni avvengono online, tramite una raffle, un sorteggio casuale, si ottiene la possibilità di acquistare scarpe limited edition al prezzo di retail. Spesso vengono utilizzati dei bot, algoritmi, per acquistare automaticamente e all’istante su vari siti.
I vari marketplace nei quali acquistare o rivendere sono eBay, gruppi Facebook o piattaforme come StockX. Quest’ultima valutata 1 miliardo di dollari, come nel mercato azionario propone, in tempo reale, il prezzo dato dall’incontro tra domanda e offerta.
L’evoluzione del concetto di valore
Mentre in altri casi l’uso dei social ha dato vita anche a soluzioni più sostenibili come fashion renting e fashion sharing, il fenomeno del reselling non fa altro che aumentare il divario sociale tra ricchi e poveri. In particolare il settore dello streetwear, oltre a subire un aumento dell’offerta, è riuscito a trasformarsi in un mercato di beni di lusso. L’acquisto di un paio di scarpe da ginnastica si è trasformato per molti in un sogno, il biglietto di ingresso in un club di privilegiati.
Inoltre questa strategia fa leva, su un meccanismo inconscio, specialmente tra i giovanissimi, ossia il FOMO, che sta per “Fear of Missing Out”, letteralmente la paura di essere tagliati fuori, di sentirsi esclusi dal tessuto sociale.
Si tratta di un circolo vizioso di esclusività e desiderio che si autoalimenta.
E’ uno dei modi per dimostrare quanto siamo speciali o quanto pensiamo di esserlo, difficile a dirsi se a noi stessi o al contesto.
Ed il desiderio di diventare uno status symbol è così forte da aver dato vita anche a un mercato parallelo, di copie non autorizzate e a prezzi ovviamente inferiori. Prodotte nella stessa fabbrica degli originali e rivendute su altri canali.
La differenza tra il costo di produzione e il prezzo di acquisto in questo caso, genera un valore economico a beneficio di pochi, ma che appunto, possiamo solo indossare. Così il valore di un paio di sneakers, probabilmente prodotte in paesi privi di leggi a tutela del lavoro, può raggiungere tranquillamente prezzi imbarazzanti.
E in tutto questo sorge il dubbio, se davvero ci piacciano o se stiamo solo seguendo un suggerimento. Magari attaccarci un cartellino addosso con il prezzo di quanto ci crediamo speciali sarebbe una soluzione più economica e personale.
Valeria Zoppo