– Di Michele Marsonet –
Il presidente Usa Joe Biden deve affrontare, oltre ai tanti già presenti sul tappeto, anche il problema dei migranti. In realtà, più che di un problema, si tratta di una vera e propria emergenza.
Tutti hanno visto le lunghissime code di disperati in marcia dai Paesi del Centro e Sud America verso gli Stati Uniti con la speranza di entrare. Si dice che vengano bloccati completamente al confine messicano, ma non è affatto così. Molti riescono a filtrare accrescendo il già alto numero di immigrati illegali presenti sul suolo statunitense.
Il problema è che la legge anti-immigrazione varata da Donald Trump quando era presidente non ha funzionato, pur aumentando, rispetto al passato, il numero dei respingimenti alla frontiera. Né ha funzionato il muro voluto dallo stesso Trump, causa di numerose controversie giudiziarie relative ai fondi stanziati per costruirlo.
Ennesima riprova, questa, del fatto che i muri non funzionano mai, né in America né in Europa (si veda, per fare un solo esempio, il caso della Polonia). Per non citare casi anteriori come la Grande Muraglia cinese e il Muro di Berlino.
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Biden aveva affidato la “grana” immigrazione alla sua vice Kamala Harris, ma con risultati scarsi o nulli. La Harris si è limitata a dire ai migranti “Non venite”, appello ovviamente caduto nel vuoto poiché il numero è addirittura cresciuto.
Il problema è che la legge varata da Donald Trump, la “Title 42”, è scaduta lo scorso 11 maggio, e Biden ha deciso di non rinnovarla (attirandosi subito critiche feroci da parte dei repubblicani).
Non è chiaro, però, quale strategia alternativa l’attuale presidente intenda adottare. Si è limitato a dire ai cittadini “Non preoccupatevi”, ma l’opinione pubblica – tanto progressista quanto conservatrice – vorrebbe ovviamente informazioni più precise.
Nel frattempo i centri di accoglienza nelle città messicane vicine al confine Usa sono strapieni (proprio come quelli italiani), e il governo di Città del Messico sta facendo pressioni su Washington per arrivare a una soluzione – almeno parziale – del problema.
L’amministrazione Usa (ancora una volta come quella italiana) cerca di distinguere tra immigrati legali e illegali, ma il caos è così grande che è arduo metterla in pratica. Negli Usa gli immigrati illegali sono milioni, e le autorità non riescono a individuarli e a censirli, tranne rare eccezioni. Biden vorrebbe garantire l’accesso mensile a 30.000 persone provenienti da Venezuela, Nicaragua, Cuba e Haiti, ma è ovvio che questo non basta a risolvere la questione.
Tra l’altro la scelta dei Paesi indica una precisa volontà politica poiché – a parte Haiti – sono state individuate nazioni che hanno pessimi rapporti politici con gli Stati Uniti, incoraggiando così gli oppositori a emigrare.
In realtà l’immigrazione, e soprattutto quella clandestina, è ormai un fatto globale ed epocale, che nessun governo, in qualsiasi parte del mondo, è riuscito a fronteggiare con efficacia, E, negli Usa, sarà indubbiamente uno dei temi “caldi” in discussione nelle prossime elezioni presidenziali.