Il distanziamento sociale: un’introduzione
Durante questi mesi di emergenza, si parla tanto di distanziamento sociale. Nel caso attuale, questa pratica serve ad eliminare la
trasmissione dei batteri che causano il Coronavirus. Tuttavia, molti non sanno che il distanziamento sociale non è solo una pratica sanitaria. Infatti, essa è contenuta nel concetto di Prossemica: la disciplina che studia lo spazio e le distanze, nel corso di una comunicazione verbale e non verbale.
In quest’ambito, l’antropologo Edward Hall arrivò alla conclusione che la distanza da mantenere tra individui è variabile in base alle culture. A tal proposito, ciò che incuriosisce è proprio l’aspetto culturale di questa pratica. La quale, in antichità, era utilizzata per evidenziare la classe sociale di appartenenza.
La “cultura della distanza” in base al ceto sociale
Il comportamento da adottare durante le relazioni sociali era molto importante soprattutto nelle epoche in cui esistevano le differenze di ceto. Infatti, fino al 19° secolo, era considerato sconveniente il fatto che una dama si accompagnasse ad una persona di classe sociale inferiore, a meno che si trattasse della cameriera personale, del valletto o della dama di compagnia. Queste erano le uniche due figure che, nonostante il ceto inferiore, avevano il privilegio di stare a
stretto contatto con la Lady o con il Lord. Per loro, il distanziamento sociale si accorciata notevolmente, in quanto i loro compiti principali erano quelli di acconciare, vestire, svestire i signori.
L’abbigliamento: uno strumento per il distanziamento sociale
In antichità, la distanza sociale era molto presa in considerazione soprattutto dalle Lady a partire dal 18° secolo. Esse utilizzavano dei veri e propri dispositivi che fungevano da distanziatori sociali. Ma quali erano questi dispositivi? Nulla di più semplice degli abiti!
Dai tempi di Maria Antonietta, fino all’epoca della Regina Vittoria, si nota che le gonne diventano molto più ampie rispetto ai secoli precedenti, grazie all’utilizzo delle crinoline, strutture simili a gabbie, che conferivano alla gonna la tipica forma a campana (la più conosciuta) o a paniér (gonfia sui fianchi e piatta davanti e dietro).
È vero che le gonne ampie erano sinonimo di eleganza, ma evidenziavano anche la classe sociale: più ampia era la gonna, più elevato era il titolo nobiliare, di conseguenza maggiore era la distanza che gli altri erano costretti a mantenere.
Dal ‘900 ai giorni nostri
Tra la fine dell’800 gli inizi del ‘900, le donne cominciarono ed essere più emancipate. Migliora anche la concezione stessa di donna. Con la diffusione del lavoro femminile, le crinoline non consentivano alcuni movimenti, quindi le gonne diventarono più strette. Tuttavia, seppur non come il secolo precedente, il distanziamento sociale aveva ancora la sua importanza, quindi le crinoline furono sostituite dai cappelli. Le nobildonne portavano i cappelli più grandi, di conseguenza erano meno avvicinabili.
Oggi non si concepisce il distanziamento sociale come nel secolo scorso. Esso, secondo gli studi di Edward Hall, è strettamente legatosolo alle relazioni interpersonali. Quindi, nulla a che vedere con le classi sociali (che oggi non sono neanche più prese in considerazione). Tengono in considerazione, invece, il livello di confidenza o rapporto lavorativo tra due o più persone, la cultura o il costume di una specifica popolazione.
Silvia Zingale