Il difficile viaggio delle donne migranti in Nord Africa

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Il difficile viaggio delle donne migranti in Nord Africa. Almeno una su 3 ha subito o è stata testimone di abusi sessuali o altre forme di violenza di genere mentre scappava dal suo paese d’origine per cercare un futuro migliore. Circa 1 ragazza migrante su 7 ha dichiarato di aver lasciato il proprio Paese di origine per sfuggire al matrimonio. Più di 1 ragazza su 5 ha dichiarato che la violenza in casa era una delle ragioni per cui è emigrata.

Questo è quanto emerge dallo studio di Save the Children, intitolato “Girls on the Move in North Africa“, realizzato in collaborazione con l’impresa sociale Samuel Hall, che fornisce ricerca e analisi nei paesi colpiti da problemi di migrazione e spostamento.

Questo studio affronta una lacuna informativa critica: è il primo a fornire una comprensione olistica e specifica per genere delle esperienze delle ragazze che migrano attraverso e verso il Nord Africa.  Le politiche e i programmi esistenti devono essere adattati, lavorando con le dirette interessate per sviluppare approcci mirati e inclusivi di genere, per assicurarsi che il sostegno che ricevono soddisfi effettivamente le loro esigenze”, si legge nel documento.

Anche se donne e ragazze costituiscono una grande percentuale della popolazione internazionale di migranti del Nord Africa, e nonostante i numerosi studi sulla migrazione in, attraverso e verso il Nord Africa, vi è una limitata ricerca incentrata specificatamente sulle esperienze di quest’ultime.


Il difficile viaggio delle donne migranti in Nord Africa

Donne e ragazze migranti e sfollate in Nord Africa affrontano una moltitudine di rischi e sfide che ostacolano la loro capacità di sopravvivere, imparare ed essere protette. Questi hanno la maggior parte delle volte un carattere di genere, e comprendono la violenza sessuale, attacchi fisici, privazione della libertà, traffico e sfruttamento, matrimonio infantile. Per questi motivi e molti altri, donne e ragazze vedono la migrazione come un’opportunità per prendere il controllo sulle loro vite e sul loro futuro, anche se durante il viaggio sono loro i soggetti più vulnerabili.

Oltre a pratiche sociali e culturali dannose che mettono in pericolo il loro benessere fisico e psicologico già fragile, è molto probabile che incontrino ostacoli anche all’accesso ai servizi sociali fondamentali, compresi l’istruzione, l’assistenza sanitaria e i meccanismi giuridici di protezione. Tutti questi fattori acuiscono le vulnerabilità delle ragazze e ne impediscono l’empowerment. Si tratta infatti molto spesso di ragazze giovani, che si trovano in momenti cruciali del loro sviluppo cognitivo, fisico ed emotivo che, a causa di gravi traumi, isolamento e privazione, possono lasciare un segno profondo sulla loro crescita.

Lo studio ha inoltre rilevato che molte ragazze non sono consapevoli della piena portata dei rischi e dei pericoli legati alla migrazione.

Se sfuggire alla violenza sessuale e di genere è uno dei motivi comuni che spingono donne e ragazze a migrare, la maggior parte di quelle che sono state intervistate nello studio hanno riferito di aver sperimentato una qualche forma di violenza sessuale o assistito a scene di molestie e abusi durante il viaggio. A perpetrare queste violenze sono quasi sempre contrabbandieri o trafficanti, ma anche polizia e membri di gruppi armati. Molto spesso, il timore di punizioni o detenzioni dissuade le vittime dal denunciare.

Diverse intervistate hanno descritto tragiche situazioni di tratta di esseri umani. Marie, 14enne del Camerun, ha denunciato diversi casi, in Marocco e Algeria, dove è stata rinchiusa in casa con altre donne e ragazze e dove gli stupri erano sistematici.

Alcuni informatori chiave in Italia hanno menzionato anche l’uso di “connection houses” in Nord Africa, dove donne e ragazze venivano fatte alloggiare insieme e costrette alla prostituzione, prima di essere portate in Italia. Questo comporta anche un elevato rischio di gravidanze durante il viaggio, con aborti improvvisati che causano gravi rischi per la salute delle ragazze coinvolte. Un operatore spagnolo racconta di una ragazza di 13 anni già al terzo aborto.

Allo stesso tempo, nessuno dei ragazzi intervistati ha menzionato di aver sperimentato personalmente abusi sessuali. Questo non significa che non avvengano. Alcuni informatori chiave in Italia hanno notato come la stigmatizzazione e la vergogna dissuadano molti dal riferire tali esperienze.

Le principali cause di migrazione

Lo studio ha permesso di identificare dei fattori che influenzano la decisione di ragazzi e ragazze di migrare. Tra questi ci sarebbe la percezione diffusa di una vita migliore all’estero che potrebbe dare loro opportunità di studio e lavoro oltre che un accesso all’assistenza sanitaria. Tuttavia, la ricerca ha anche identificato dei fattori che sono specificatamente di genere e che includono norme sociali riguardanti l’accesso all’istruzione e al lavoro per le donne, ma anche conflitti familiari e violenza di genere.

Più della metà delle ragazze intervistate in Spagna ha affermato che sfuggire al matrimonio forzato è uno dei motivi principali che le hanno spinte a partire. è la storia di Adrienne, 15 anni, proveniente dalla Costa d’Avorio. Adrienne racconta che è stata su iniziativa del fratello che si è messa in viaggio verso il Marocco, poiché il nonno insisteva per farla sposare già a 12 anni. Per alcune ragazze più grandi è stata una loro decisione; hanno scelto di migrare piuttosto che essere costrette a sposarsi, dicendo a pochissime persone, o a nessuno, dei loro piani, temendo di essere catturate e punite – o addirittura picchiate o torturate.

Sfuggire alla violenza è una delle motivazioni più citate per la migrazione. Molte ragazze parlano di essere state esposte a molteplici forme di violenza nei loro paesi d’origine. Tra queste, mutilazioni genitali femminili e violenza domestica sono tra le più frequenti. Lo racconta Rainatou, una ragazza di 20 anni che oggi vive in Spagna:

Le mie sorelle sono scappate di casa e non abbiamo più avuto notizie di loro fino ad oggi. E quando mio padre l’ha scoperto, mi ha bruciato i piedi per non farmi uscire. Ha detto che se non ho i piedi, non posso uscire. Mi ha marchiato così che non fuggissi come le mie sorelle…”.

Alcuni informatori  hanno notato un aumento della migrazione di ragazzi e ragazze con diversi orientamenti sessuali, identità di genere o caratteristiche sessuali. Il motivo principale è quello di sfuggire a pratiche discriminatorie e repressive, oltre che a violenze e abusi.

Altri motivi abbastanza comuni che spingono ragazze e ragazzi a migrare è l’accesso all’educazione e all’assistenza sanitaria. Molte ragazze hanno dichiarato di essere studentesse modello nelle scuole dei loro paesi d’origine, ma molto spesso sono costrette ad abbandonare gli studi, il più delle volte per sposarsi.  Anche la prospettiva di una migliore assistenza medica è un fattore importane, se non l’unico, a volte, che motiva ragazzi e ragazze a migrare.

Un altro importante fattore sono le guerre e i conflitti. Molti ragazzi e ragazze hanno infatti deciso di partire poiché la situazione nei propri paesi era instabile e pericolosa.  In questi casi, molto spesso la decisione di partire si prende dopo aver subito un forte e improvviso trauma, come la morte di un parente stretto.  Coloro che sono stati costretti a fuggire all’improvviso e con poca preparazione hanno spesso affrontato sfide significative mentre viaggiavano. Il loro status, già fragile, viene acuito dalla mancanza di denaro, di provviste o di piani.

Raccomandazioni

I risultati della ricerca hanno evidenziato la necessità urgente di coinvolgere le parti interessate per realizzare una programmazione sensibile al genere e lo sviluppo di politiche a sostegno delle ragazze migranti. Soprattutto nei paesi d’origine, di transito e di destinazione, le strategie consigliate dovrebbero includere il rafforzamento delle iniziative di sensibilizzazione attraverso interventi mirati a livello locale per coinvolgere più direttamente le popolazioni vulnerabili di donne e ragazze, in modo che possano prendere decisioni informate e adottare misure per rendere il viaggio il più sicuro possibile. È inoltre necessario intervenire urgentemente nei luoghi di transito per migliorare l’accesso ai servizi sociali, inclusa l’assistenza sanitaria. Infine, i risultati dello studio sottolineano la necessità di rafforzare le voci di donne e ragazze migranti creando spazi inclusivi e rappresentazioni nelle posizioni decisionali, per garantire che le loro esigenze specifiche vengano soddisfatte.

Aurora Compagnone

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