Il dibattito sull’abolizione del reato di tortura in Italia: una mancanza di impegno per i diritti umani

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L’Italia è attualmente al centro di un dibattito di portata cruciale che riguarda l’abolizione del reato di tortura nel sistema legale. Nel 2017, l’introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano, in ottemperanza alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, rappresentò un passo significativo per affrontare le gravi violazioni contro l’umanità. Tuttavia, oggi, la sopravvivenza di questa norma è in discussione, sollevando serie preoccupazioni riguardo alla tutela dei diritti umani e alla giustizia.

L’Italia è attualmente al centro di una discussione cruciale riguardo al reato di tortura nel sistema legale. La questione è stata sollevata dalla proposta di modifica presentata dal Movimento 5 Stelle e dalla controparte di Fratelli d’Italia, che mira addirittura all’abolizione di tale reato.

Secondo i rappresentanti di Fratelli d’Italia, esiste il timore che le denunce e i processi strumentali possano avere un impatto negativo sull’atteggiamento delle forze dell’ordine, limitando la loro determinazione nell’applicare la legge. Tuttavia, le opposizioni, sottolineano che l’introduzione di un quadro giuridico specifico per il reato di tortura ha consentito di condannare chi in passato veniva perseguito per reati più generici, ma che invece aveva commesso atti di tortura, come dimostrato nel caso della scuola Diaz.

Il disegno di legge presentato dalla Fratelli d’Italia e assegnato alla Commissione Giustizia prevede la creazione di una nuova aggravante comune per adempiere agli obblighi internazionali derivanti dalla ratifica della Convenzione contro la tortura. Al contempo, il disegno di legge propone l’abolizione delle fattispecie penali specifiche della tortura e dell’istigazione di un pubblico ufficiale a commettere tortura, come definite dagli articoli 613-bis e ter del codice penale. In pratica, l’intenzione è quella di eliminare i reati così come sono attualmente formulati dalla legge e sostituirli con un obbligo più ampio di conformarsi alla Convenzione internazionale.

Nel 2017, l’Italia aveva introdotto nel codice penale il reato di tortura, in conformità con la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. Tuttavia, l’esistenza di questa norma è già sotto esame e potrebbe essere messa in discussione, nonostante l’importanza di colpire le violazioni gravi contro l’umanità.

La proposta di Fratelli d’Italia mira ad abolire il reato di tortura, trasformandolo in un’aggravante comune. Questo solleva preoccupazioni riguardo alla punibilità di coloro che utilizzano la tortura come strumento di oppressione. Tuttavia, anche una semplice modifica del testo potrebbe avere conseguenze simili, rischiando di rallentare i processi in corso e far prescrivere i reati, come segnalato dal Garante nazionale delle persone private della libertà personale.

Organizzazioni come A Buon Diritto, Antigone e Amnesty International Italia, che si sono battute per l’introduzione del reato di tortura e ne hanno difeso l’approvazione, chiedono che la legge non venga modificata o abrogata. Chiedono inoltre che l’Italia continui ad impegnarsi nella persecuzione di coloro che commettono il reato di tortura, rispettando gli appelli della Corte europea dei diritti umani e di altri organismi internazionali.

Queste organizzazioni si appellano alle forze politiche affinché la legge sulla tortura rimanga intatta, sottolineando l’importanza del rispetto dei diritti umani. La discussione in corso rappresenta un momento cruciale per il sistema legale italiano e per il riconoscimento dei diritti fondamentali.

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