Il declino dell’identità alimentare italiana: acquisti low-cost a discapito della qualità

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L’identità alimentare italiana sembra essere in crisi. Mentre molti pensano che nel nostro paese tutti possano ancora seguire la tanto decantata “dieta mediterranea”, la realtà ci mostra una tendenza crescente all’acquisto di cibo a basso costo, spesso a discapito della qualità. L’inflazione ha fatto salire i prezzi dei beni alimentari di oltre il 21%, costringendo molti cittadini a ridurre le quantità acquistate e a cercare alternative economiche.

In Italia, la dieta mediterranea è sempre stata celebrata come un patrimonio culturale e alimentare, spesso citata come un esempio di come tutti possano nutrirsi in modo sano e gustoso. Tuttavia, la realtà attuale presenta una sfida crescente per i cittadini italiani, con un tasso di inflazione che sta mettendo a dura prova i bilanci familiari.

L’inflazione alimentare, che ha fatto salire il costo dei beni alimentari di oltre il 21%, sembra destinata a persistere nei prossimi anni, secondo il parere del 72% dei manager del settore. Questo fenomeno sta spingendo sempre più italiani a rivedere le proprie abitudini alimentari e a ridurre le quantità acquistate. Secondo il Rapporto Coop 2023, le vendite a prezzi costanti sono diminuite del 3,0% nei primi 7 mesi dell’anno, e si prevede un ulteriore calo modesto (-0,5%) nel 2024 rispetto al 2023.


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Con l’arrivo dell’autunno e il continuo aumento dei prezzi, gli italiani sembrano disposti a cambiare strategia. Stanno adottando un approccio più oculato alla spesa, cercando di ridurre gli sprechi e rinunciando a prodotti non strettamente necessari o a quelli con un alto contenuto di servizio. Questo ha portato a un aumento della frequenza degli acquisti e a una maggiore attenzione al risparmio, a discapito della fedeltà a un particolare canale di acquisto. In questo contesto, i prodotti a marchio del distributore (Mdd) stanno guadagnando terreno, con otto italiani su 10 che li preferiscono rispetto ai prodotti di marca industriale per mitigare l’effetto dell’inflazione.

Tuttavia, nonostante questa adattabilità, emergono tendenze che generano preoccupazioni. Nel corso dell’ultimo anno, un italiano su 5, principalmente baby boomers e membri della lower class, ha dichiarato di aver perso il senso delle proprie tradizioni alimentari, abbandonando la dieta mediterranea e le tipicità regionali. Questo cambiamento potrebbe mettere in discussione l’identità alimentare italiana e il concetto di dieta mediterranea, in particolare con una previsione di ulteriore riduzione del consumo di frutta e verdura.

Tuttavia, non tutto è perduto. Il Rapporto Coop 2023 rileva anche segnali positivi. Un numero crescente di italiani sta cercando di adottare diete più sostenibili per il pianeta. Un significativo 5,1 milioni di persone afferma di seguire una dieta a “spreco zero”, mentre 2,8 milioni si definiscono “reducetariani”, ovvero riducono la quantità di carne consumata. Inoltre, 1,4 milioni di italiani sono considerati “climatariani”, preferendo prodotti a basso impatto ambientale. La carne è uno dei principali obiettivi di riduzione, con il 39% dei partecipanti disposto a consumarla meno.

Guardando al futuro, sembra che ci aspettino cambiamenti significativi nella nostra alimentazione. Tra i nuovi cibi che gli italiani prevedono di vedere sulle loro tavole nei prossimi 10 anni, figurano i prodotti a base vegetale con il sapore della carne (31%) e la carne sintetica prodotta in laboratorio (28%).

Il Rapporto Coop 2023 dipinge un quadro complesso dell’attuale situazione alimentare in Italia. Mentre alcuni cercano di adattarsi alle sfide dell’inflazione e dell’instabilità economica, altri stanno abbandonando le tradizioni alimentari italiane. Tuttavia, emergono anche segnali positivi di consapevolezza ambientale e un impegno verso diete più sostenibili. Il futuro dell’alimentazione in Italia sembra promettere cambiamenti significativi, sia in termini di abitudini alimentari che di attenzione all’impatto ambientale.

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