Oscar Wilde il dandy, il cultore della bellezza, l’amante. Ma non solo questo. Il De Profundis ci mostra un Wilde diverso. Molto lontano dal romanzo che lo ha reso celebre, Il ritratto di Dorian Gray. Prima di tutto perché Dorian Gray è un’opera di finzione. Mentre il De Profundis è il risultato di un’esperienza molto traumatica (e personale): la detenzione in carcere.
Vediamo un po’ com’è che Wilde si ritrovò a passare due anni in carcere.
Che fosse omosessuale, nonostante fosse sposato, era il segreto di Pulcinella. Eppure, nessuno lo aveva denunciato. A quei tempi, un paio di anni prima dell’inizio del ‘900, aveva una liaison con Afred Douglas. Un uomo che ci viene descritto da Wilde stesso come egoista, opportunista, che lo sfruttava economicamente. Un narciso senza senso del limite, un amante dissoluto e superficiale. Un uomo talmente incentrato su se stesso da non prendere in considerazione altro che la propria persona e le proprie necessità. Ma che lui, amava.
Wilde ci dice questo proprio nel De Profundis, raccontandoci della sua debolezza, del fatto che l’amore lo ha reso cieco, e la sua natura lo ha spinto ad essere veramente troppo permissivo nei confronti dell’amante.
Una storia, quella con Douglas, che lo ha spinto alla rovina e alla bancarotta poiché, sebbene indirettamente, l’artefice dell’incarcerazione di Wilde fu proprio Douglas. Douglas, che odiava oltremisura il proprio padre, il marchese di Queensberry. Douglas, che convinse Wilde a portare in tribunale il marchese per diffamazione, poiché lo accusava pubblicamente di sodomia. Una mossa che si rivelò letale, e si ritorse contro lo scrittore, che fu condannato al carcere per omosessualità.
Da questa esperienza nasce il De Profundis. Costretto al confronto e al dialogo con se stesso, lo scrittore inglese scava nel proprio io, e arriva a dire:
Mi biasimo di aver lasciato che un’amicizia non intellettuale, un’amicizia il cui primo scopo non era la creazione o la contemplazione di cose belle, dominasse interamente la mia essenza
Ma qual è il punto di forza del De Profundis?
Senza dubbio, il fatto che lo scrittore tramite le parole conceda un accesso al suo mondo interiore, ben lontano rispetto all’immagine che il mondo aveva di sé, quella dell’esteta, del dandy. E noi riusciamo a vedere l’uomo dietro l’opera. Un uomo che si mostra nella sua vulnerabilità, nella sua debolezza, nella sua verità.
Nonostante le molte parole forti e di condanna, dopo il periodo passato in carcere, Wilde decide di riprendere a frequentare colui che lo aveva condotto alla rovina (per quanto chi pecora si fa, il lupo se la mangia). I due si trasferiscono in Italia, lontano da una vita di mondanità e ricchezza. Ma come le famigli vengono a conoscenza di ciò, minacciano di tagliare i sussidi economici.
In Italia, scivolò nella più profonda povertà, arrivando quasi a a derubare una cantante lirica, Nellie Melba. Fu poi visto mordersi le mani per la fame, e si ridusse senza denti anteriori e senza dentiera. Lasciato Douglas, si trasferì a Parigi, dove visse gli ultimi momenti della sua vita , che finì nel 1900. Il De Profundis fu pubblicato in versione integrale soltanto nel 1947, per volere del figlio di Wilde, dopo diverse peripezie e pubblicazioni incomplete.
Sofia Dora Chilleri