Di Francesca de Carolis
Il Covid in carcere tra emergenze e menzogne. Ne parla “Carcere e covid, dalle fake news alle leggi emergenziali”, un libro di Sandra Berardi.
Tutti, immagino, le abbiamo viste, le terribili immagini della mattanza del carcere di Santa Maria Capua Vetere. “Una delle più gravi violazioni della storia repubblicana del paese”, l’ha definita Antigone. Tutti le abbiamo viste, e infine l’indagine va avanti, mentre finalmente è stata riaperta l’inchiesta, in un primo momento archiviata, sui morti dei giorni della rivolta nel carcere di Modena. Tredici poveri morti, di cui sembra non interessi granché ad alcuno, mentre se ne aggiunge un quattordicesimo, Lamine Hakimi, ventottenne algerino morto a distanza di tempo da quei giorni, per cui si parlò di suicidio, ma morto, secondo un documento degli inquirenti, a causa delle “torture e dei maltrattamenti subiti” e delle “indebite condizioni di isolamento sociale”. Vi risparmio i dettagli, anche questi raccapriccianti, di una storia rimasta in sordina…
Ma dopo tanto scandalo, quanto ancora se ne parla? In questo paese dove siamo così bravi ad archiviare tutto quello che pensiamo non tocchi la nostra vita. E non c’è nulla di più sbagliato se il carcere è un pezzo di noi, prodotto della nostra bella società…
Per questo ho trovato importante e necessario, il libro di Sandra Berardi, “Carcere e covid, dalle fake news alle leggi emergenziali”. E sono di parte, avendone curato l’editing per Strade Bianche di Stampa Alternativa. Ma quando ho letto la tesi di laurea dalla quale questo libro poi è stato tratto, ho pensato che andasse subito pubblicata, per non dimenticare troppo presto, e per aprire gli occhi su una realtà che, ci piaccia o no, ci coinvolge tutti. Un testo ricco di informazioni e documentazioni su quanto è accaduto nelle carceri italiane al tempo del covid. Su cosa è accaduto dentro, ma anche tutto quello che vi è girato intorno… Scritto da persona, Sandra Berardi, fondatrice di Yairahia, associazione che si occupa dei diritti delle persone private della libertà, che la realtà del carcere conosce benissimo. Anche per averne visitate molte, di carceri, al seguito dell’europarlamentare Eleonora Forenza.
Questo suo libro mette in fila fatti e documenti, raccontando intanto come l’emergenza covid abbia fatto esplodere le contraddizioni delle condizioni che vivono i detenuti. Partendo dai giorni delle rivolte del marzo 2020, se ne spiegano i motivi che le hanno prodotte, i timori, le paure, le confuse comunicazioni, l’interruzione delle visite dei parenti (e potete immaginare quando psicologicamente pesi), mentre dalla televisione si apprendono le angoscianti notizie sul terribile virus… Lo sguardo si allarga anche a quello che è accaduto in quei giorni nel mondo e nel confronto l’Italia non brilla per civiltà.
Prima confusione, mancanza di riposte tempestive… poi una legislazione d’emergenza che corre sempre su un secondo binario rispetto a quello che riguarda noi “liberi”, o presunti tali…
Ma subito il libro mette a confronto quello che accade (e le informazioni sono anche di prima mano, vengono dalle lettere di detenuti e dalle prime denunce dei parenti) con la rappresentazione che ne hanno fatta i media.
Già, l’informazione. Che in un primo momento aveva iniziato a raccontare… in fondo i detenuti sui tetti, il fumo, poi i tredici morti, sono cose che fanno notizia. Ma le notizie si bruciano in fretta. Dopo pochi giorni su tutto si stende un velo. Tranne poche eccezioni, di giornalisti ostinati e fuori dal coro, dopo pochi giorni vengono archiviati persino i morti. E, la cosa che più stupisce, è stata mediamente accettata, a proposito delle vittime, la testi dell’”overdose”… che francamente chi appena appena sa qualcosa di carcere non poteva che trovare inaccettabile, quando non tragicamente ridicola. Pensateci un po’… cosa può accadere all’interno delle carceri durante una rivolta, e sappiamo da che parte è la forza… Fra l’altro se fosse stato vero che nel mezzo di una battaglia le persone non trovino di meglio da fare che riempirsi di droga fino a morirne, la notizia sarebbe comunque enorme, da interrogarsi molto…
Ma non è solo silenzio.
Quello che ben svela il libro è il ruolo che hanno avuto i media nella costruzione deviata dell’opinione pubblica attraverso un’informazione falsata. Cosa che riesce addirittura a condizionare le scelte politiche e legislative. E penso ai provvedimenti che hanno rimandato in cella persone che legittimamente ne erano state allontanate su provvedimento della magistratura di sorveglianza, per motivi di salute. Dopo la campagna stampa, che ha parlato di un presunto allarme per “300 boss” fuori grazie al covid, rimandate in cella giusto il tempo di morire. Con buona pace dello stato di diritto… Lo ripeto sempre, il carcere è area di sospensione del diritto, e questo lo conferma ancora una volta.
A proposito di pandemia, in molti si era sperato che, oltre le cose devastanti che ha prodotto, potesse aiutare ad aprire gli occhi, a cambiare qualcosa. Per quanto riguarda il carcere, logica avrebbe voluto che venissero presi provvedimenti non solo sanitari, per contenere la diffusione del virus all’interno degli istituti di pena, ma si pensasse anche a ridurre l’affollamento, limitare e contenere le carcerazioni “inutili”.
Più del 30 per cento delle persone recluse, lo ricorda Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della Campania, ha da scontare pene inferiori ai tre anni, e quindi potrebbero accedere a misure alternative. Ma niente… E pensare che persino l’Iran, che non certo brilla in democrazia, allo scoppiare della pandemia ha subito adottato misure deflattive. Da noi nulla.
E purtroppo l’informazione mainstream, soffiando sulle paure, non aiuta…
Noi pensiamo sia cosa che non ci riguardi, e troviamo persino accettabile che ci sia questa sorta di secondo binario su cui viaggia la legislazione anche d’emergenza. Ma questa è cosa che corrode la democrazia. Credo inizieremmo a pensarci se notassimo, come il libro di Sandra Berardi spiega molto bene, che il linguaggio dell’emergenza rivolto a tutti noi fuori ha molte parole d’ordine in comune con il linguaggio carcerario, ed è cosa che non dovrebbe farci stare molto tranquilli…
Insomma, un libro che fa ben aprire gli occhi…
Fra l’altro liberamente scaricabile in rete dal sito di Strade Bianche di Stampa Alternativa. Perché, come da sempre, il suo fondatore, Marcello Baraghini, è determinato a fare dell’editoria un servizio fruibile per tutti, e non solo fonte di profitti. E ne siamo convinti anche noi.