“Col corpo capisco”, insegna David Grossman con il suo libro. Il Corpo parla, sì. O comunque, ad ogni modo, comunica.
Perché il Corpo è parola, è sussurro, è silenzio. Il Corpo insegna, ammonisce, ricorda. Sì, il Corpo ci ricorda che siamo umani, umane, nonostante tutto. E che la nostra umanità, tra forza e debolezza, tra energia e stanchezza, tra vigore e fragilità, necessita di cura e di attenzione. Quelle quotidiane, quelle che lo rispettano e che non lo sfruttano in nome di una illusoria superpotenza, che non lo sfiniscono in nome di una falsa infallibilità.
La cura di sé che nasce da un concetto filosofico, pedagogico, antropologico per poi assumere i caratteri empirici, scientifici, medici. Per esempio, come è sostenuto dalla rivista Focus, che nell’articolo http://www.focus.it/scienza/scienze/i-limiti-del-nostro-corpo, ha riportato il risultato di diverse ricerche ed esperimenti. Innanzitutto, è stato testato che digiunando, si può sopravvivere dai due ai tre mesi, mentre la mancata assunzione di liquidi, risulta fatale dopo i dieci giorni. Perché è vero che siamo anche Mente e Spirito: ma se non si nutre, se non si idrata il Corpo che li contiene, la volontà di vivere non basta. E ci si deve nutrire: di bontà, di gusto e di delizie. E di freschezza, di calore e di buon vino (ma va bene anche quello più commerciale purché sia condiviso con una squisita compagnia!). Ci si deve riempire lo stomaco: con ordine, certo, ma si deve riempirlo: ogni azione, ogni attività, ogni piacere perde sostanza se non si è in forma. Digiuni o ingozzamenti, senza contegno, sono una punizione che il Corpo non merita. Che il Corpo non comprende. Che il Corpo non sopporta.
Come non sopporta il rumore che oscilla tra i 185 e i 200 decibel: talmente insopportabile che in queste condizioni, esso può causare delle embolie d’aria fatali. Il rumore è stimolo e risposta, è prova di movimento, di spostamento e di cambiamento. Anche lo sbatter d’ali di una farfalla fa rumore: ma non nuoce, non lede, non molesta. Il rumore è anche fastidio, disagio, disturbo. Se è forte, se è invadente, se non rispecchia e non rispetta lo stato d’animo di chi ne è destinatario, destinataria (o vittima), il rumore può veramente portare al nervosismo e all’esasperazione. E poi, per chi avesse pensato di farlo: spararsi nelle orecchie della musica ad altissimo volume, chiudersi in locali da cui il Corpo non vede l’ora di evadere, sbattere, far esplodere, urlare o circondarsi di voci e rumori assordanti, scordatevelo che può servire a coprire l’importante tono dei pensieri, dei ricordi, dei silenzi non voluti o delle parole sfuggite. Spegnete tutto. E ascoltate. E ascoltatevi.
Un altro punto da ricordare, riguarda la morte delle cellule cerebrali, che avviene dopo i tre/quattro minuti senza ossigeno. Quindi, mi raccomando: evitate o chiudete quanto prima storie o situazioni che vi opprimono, che non vi fanno respirare, che vi impediscono di pensare e di agire liberamente e che vi rendono schiavi, schiave, privandovi di quella che, in una bellissima canzone dei Nomadi, è la Libertà di volare. Osate! Allentate, slacciate i nodi delle funi che vi tengono legati, legate proprio a ciò che vi fa male o che, forse suona meno drammatico, non vi fa stare bene. E andate! Procedete! Avanzando realmente il passo, cambiando concretamente prospettiva, traguardo e modalità di viaggio. Non riducete l’avventura del camminare alla pratica del tapis roulant: passi su passi, senza spostarsi di un millimetro. Se siete al mondo, ci sarà un perché: e va scoperto ogni giorno! Questo perché il Corpo è lo strumento più bello ed importante che ci è stato dato in dono, è il nostro modo di essere al mondo, nel mondo. E merita ascolto e cura. Perché col Corpo che è sensi, organi, ormoni, meccanismi, muscoli, nervi, ossa, pelle, sangue, cellule e mistero… col Corpo, non si scherza: col Corpo si vive. E se si vive rispettandolo, è meglio.
E in ultimo, l’ultima tirata d’orecchio (anche alla sottoscritta!): ricordatevi di dormire. Privarsi del sonno, del riposo, causa gravi alterazioni psichiche che, dopo circa dieci giorni, possono causare la morte. Ma anche con meno notti bianche, l’insonnia indebolisce, rallenta le capacità intellettive, lavorative e relazionali. E lo sapete perché ve lo dice il Corpo quando è l’ora di darsi delle regole, dei tempi, delle soste. Vada anche l’attività e la super attività diurna, se questo è il vostro stile di vita, quello che fa per voi… ma di notte, però, si dorme: il mondo ha bisogno di energie e di entusiasmo per ruotare, non certo di bocche che sbadigliano e di occhi che si chiudono.
Tenete presenti queste regole. Tenete presente il fatto che siete umani, umane.
Tenete presente il vostro Corpo e fate in modo che sia Esso stesso presente, il più a lungo possibile. Perché il Corpo ha le sue ragioni, le quali hanno sempre ragione.
Deborah Biasco