Il controllo sulle armi in Italia non è mai stato una cosa seria, a partire dai residuati bellici del secolo scorso fino alle moderne pistole di oggi che chiunque può possedere semplicemente iscrivendosi a un poligono di tiro.
Alla malsana attrazione che colpisce quasi tutti i maschietti fin dall’infanzia non solo per l’abusata teoria psicologica che vede l’arma come estensione del pene ma anche per la semplicità meccanica che trasforma un pezzo di ferro in un potere sovrannaturale, si aggiunge la cultura della violenza e della paura che oggi più che mai sta procurando alla destra peggiore tanto consenso.
Per questo occorre essere certi che ogni arma da fuoco sia nelle mani giuste e le mani giuste non possono essere quelle di un gioielliere che spara per strada ai ladri in fuga, o di un sonnolento pensionato che ha sentito un rumore strano e abbatte il nipotino, e meno che mai quelle di uno psicopatico noto a tutta la sua sventurata comunità.
La strage di Colle Romito, che ha dato alla luce la terribile verità della morte di due bambini e di un anziano nel parco di Ardea, deriva anche dal controllo sulle armi e pesa sulla coscienza di tutti noi.
Del vicinato indifferente e dei politici senza scrupoli ma più che su ogni altro pesa sul lassismo delle forze dell’ordine che per un anno si sono ben guardate dal perquisire la casa di un malato di mente dove quella pistola presunta “smarrita” dal padre è rimasta per tanto tempo in attesa di fare una strage.
Mi domando in tutto questo tempo quanta innocua paccottiglia africana sia stata sequestrata sulla spiaggia o quanti innocenti spinelli in piazzetta, o quanti verbali siano stati redatti in un’area nota per i limiti di velocità assurdi.
Il mondo al contrario, e nessuno dice un bel niente.