Il colore dei fiori si sta modificando. Purtroppo, sono anni che si assiste al mutamento di molti fenomeni naturali come effetto dei cambiamenti climatici. Questo fenomeno molto particolare del regno vegetale ha numerose cause: l’aumento della temperatura, la riduzione dello spessore dello strato di ozono nell’atmosfera e la conseguente sovraesposizione dei fiori ai raggi UV.
È la rivista scientifica Current Biology a pubblicare la ricerca dell’Università di Clemson, città degli Stati Uniti d’America, nella Carolina del Sud.
Lo studio ha preso in esame 1238 esemplari di piante appartenenti a 42 specie, raccolte tra il 1941 e il 2017, tra Stati Uniti, Australia ed Europa. È emersa una concreta variazione nella pigmentazione dei fiori, rilevata grazie all’uso di una camera sensibile ai raggi UV. Nell’arco di 80 anni, la concentrazione di pigmenti capaci di assorbire i raggi UV è aumentata esponenzialmente del 2% ogni anno.
È un comportamento adattativo, la risposta delle piante da fiore alla sovraesposizione ai raggi ultravioletti. Il fenomeno è infatti molto più evidente nella pigmentazione dei petali di quei fiori nati ad alta quota o in prossimità dell’Equatore. Si tratta di una mutazione strettamente connessa con la necessità del fiore di proteggere il suo polline dai danni degli UV.
Si è potuto osservare che, in quei fiori la cui conformazione prevede che il polline sia naturalmente più esposto, il pigmento che assorbe gli UV aumenta proporzionalmente alla decrescita dei livelli di ozono, e diminuisce quando questi ultimi si innalzano. Laddove, invece, il polline è nascosto dai petali di fiori dalla struttura più chiusa, il pigmento diminuisce con l’aumentare delle temperature. In quest’ultimo caso, si tratta di un meccanismo a sostegno della termoregolazione del fiore, atto a scongiurare un “effetto serra” che porterebbe alla “cottura” del polline.
È così che il colore dei fiori sta cambiando e, sebbene ciò sia impercettibile a occhio nudo, è un fenomeno gravido di conseguenze.
Il mutamento nella pigmentazione floreale, inavvertibile per l’uomo, è, invece, altamente rilevante per gli animali. Api e colibrì da sempre prediligono fiori la cui punta dei petali riflette gli UV e il cui centro, al contrario, li assorbe. L’adattamento delle piante potrebbe non aver tenuto conto dei gusti degli impollinatori che, non scegliendo più spontaneamente tali fiori, rischierebbero di condannarli gradualmente all’estinzione.
C’è una verità ineluttabile di fronte alla quale difficilmente sarà possibile rimanere insensibili a lungo. Gli effetti dell’uomo sugli equilibri globali continuano a generare alcune risposte della natura difficili da controllare una volta in atto. Rispetto ad esse, non sarà sempre possibile trovare soluzioni idonee.
Lo studio evidenzia una rapidissima risposta fenotipica della pigmentazione floreale al cambiamento climatico antropico. Il comportamento dissennato dell’umanità, attraverso il suo impatto sul colore dei fiori, è arrivato ad alterare anche l’impollinazione, con ripercussioni, ancora ancora tutte da scontare, sull’idoneità riproduttiva delle piante.
Martina Dalessandro