200 pagine di riflessioni di politici ed economisti: è quanto prodotto dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. Cosa ci aspetta dopo questo periodo di pandemia? Come reagirà il mondo? Cosa ne sarà dell’economia? Vediamolo insieme.
Bisogna guardarsi dal dare interpretazioni escatologiche del virus, ovvero dal considerarlo una sorta di maledizione divina. Anche se certamente questa situazione ha fatto emergere i problemi del nostro modello di sviluppo. Lo scrive Emma Bonino, in un contributo per un’edizione speciale dei Quaderni del CNEL. Il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, quello che doveva essere abolito con la riforma del 2016, ha detto la sua sul mondo post-covid, ha prodotto una serie di quindici riflessioni di politici, giuristi ed economisti sul mondo che ci aspetta dopo la pandemia. Il tutto è stato raccolto in un volume da più di duecento pagine dal titolo “Il Mondo che Verrà”, scaricabile gratuitamente dal sito del CNEL.
Secondo Massimo Bray, editore e politico, l’agenda 2030, il documento con gli obiettivi ONU per il futuro prossimo, andrebbe modificata, seguendo criteri di pervasività, urgenza e la capacità di essere vincolante. L’agenda deve portare a una riconversione degli assetti produttivi.
Nuovi sovranismi in agguato
Abbiamo assistito a una risposta frammentaria da parte di alcuni paesi europei, che hanno creduto di poter fare a meno della cooperazione a livello di Unione Europea. Ci sono molti pessimisti (od ottimisti, a seconda dei punti di vista) che prevedono una nuova ondata di sovranismi in risposta alla crisi, simile all’ondata di sovranismi a scoppio ritardato dopo la crisi del 2008, un’ondata di cui stiamo ancora adesso vedendo le conseguenze.
Quello che emerge da questo quaderno è un mondo sempre più interdipendente, ben al di là di questioni economiche e finanziarie, un’interdipendenza fra comunità, anche piccole, per trovare insieme nuovi modi di vivere. I sovranismi possono essere battuti solo se la globalizzazione viene ripensata non solo come libertà di circolazione, ma anche come protezione dei diritti umani, avverte lo scrittore e dirigente Guido Brera.
Letta e il palazzo-mondo
Enrico Letta, parlando agli studenti alla fine del quinto anno della Scuola di Politiche, insiste molto sul fatto che “tutti dipendiamo da tutti”. Secondo lui, il mondo era una sorta di grande edificio in cui noi occidentali vivevamo in attico e respiravamo l’aria migliore, ogni tanto visitavamo i piani bassi, quando ci sentivamo caritatevoli e poi ritornavamo alle nostre vite.
Ora non è più possibile: nell’attico arrivano persone, virus, inquinamento e i muri sono porosi. Un intervento di Letta avrebbe di certo arricchito un libro che già presenta una vasta varietà di opinioni e studi.
La verticalizzazione del potere
La varietà è tale che naturalmente (e mi vien da dire, fortunatamente) non esiste una sola e univoca ricetta per uscirne vivi. Tutti i contributi concordano sul fatto che non basteranno semplici “aggiustamenti” del sistema esistente. Né bisogna lasciarsi fuorviare da progetti di futuro irrealizzabili, perché in fondo siamo ancora le stesse persone di tre-quattro mesi fa. Il presidente del CENSIS presso l’università telematica Pegasus di Roma, Giuseppe De Rita, mette in guardia contro il pericolo di “verticalizzazione del potere” e la sua accettazione. Come è noto, in momenti di crisi, la politica tende ad accentrare le decisioni presso pochi organi e poche persone. Questa volta De Rita parla anche di una “verticalizzazione scientifica”, nel senso dell’enorme potere dato ai virologi. Guai se non ci fossero stati e se non avessero messo il loro sapere a servizio di tutti, ma rischiano di diventare star televisive, adulate senza alcun senso critico.
Il senso dell’intervento di De Rita e del quaderno “Il Mondo che Verrà” è, ovviamente, più profondo. Una riflessione sui nuovi rapporti politici internazionali, sul futuro della globalizzazione. E sull’identità dell’Unione Europea.
Cecilia Alfier