Nella cultura occidentale, il cimitero è legato all’idea di dolore e separazione, in Romania però c’è un luogo in cui i defunti vengono ricordati con colori accesi e immagini felici.
Negli ultimi decenni si sta diffondendo un macabro flusso turistico: il thanatourism. Le mete sono luoghi legati alla scomparsa di personaggi di rilievo o posti in cui sono avvenute esperienze traumatiche o inquietanti. Tra le destinazioni più comuni di questi flussi turistici vi sono i cimiteri, ma il cimitero allegro, unico nel suo genere, sembra attirare i turisti per un motivo diverso dagli altri. In questo luogo colorato e caratteristico i visitatori giungono per fotografarsi tra le tombe o per sorridere delle poesie che, con ironia, ricordano i defunti.
Il cimitero allegro
Il Sapanta Cimitirul Vesel, nominato Patrimonio Unesco, è un museo a cielo aperto per cui è anche necessario pagare un biglietto all’entrata; si trova nel distretto del Maramures, precisamente nel paesino di Sapanta, a 4km dal confine con l’Ucraina. In questo piccolo paese ci sono più di 800 tombe di legno dipinte con un blu sgargiante, il colore è diventato tanto caratteristico da essere definito azzurro di Sapanta. Sulle croci delle tombe sono incisi e dipinti momenti significativi della vita del defunto o il suo mestiere, c’è poi un epitaffio buffo e in rima che fa riferimento a pettegolezzi sul deceduto. Le parole e i colori rendono uniche queste lapidi, ben diverse da quelle che siamo abituati a vedere.
Le origini di questa usanza
Il cimitero allegro ha una storia che ha avuto inizio nel 1935 da un’idea di Stoan Ioan Patras, un artigiano e poeta romeno, nato e cresciuto in una famiglia di intagliatori di legno. Ioan Patras ha iniziato a scolpire epitaffi su legno di quercia e, prima di morire, ha scolpito anche la sua stessa lapide. Dopo la sua morte ha lasciato la sua attività al suo discepolo Dimitru Pop, da quel momento il cimitero si è allargato sempre di più e sempre più defunti sono ricordati con colore e parole in rima, e, ancora oggi, l’artigiano lavora come gli ha insegnato il suo mentore un secolo fa.
Il nuovo responsabile ha manifestato delle difficoltà nelle operazioni di progettazione delle tombe perché le immagini che rappresenta sono ripetitive, essendo le attività degli abitanti molto simili, si tratta infatti di un paese dove le persone vivono di attività semplici: “Le loro vite erano le stesse, ma vogliono che i loro epitaffi siano diversi da quelli degli altri”.
La filosofia dei Daci
Gli studiosi ritengono che, la rappresentazione così positiva della morte di Stoan Ioan Patras, abbia avuto origine dalla cultura dei Daci. La Dacia, era un’antica provincia dell’Impero Romano che si estendeva nell’Europa Centrale. Essi avevano una visione filosofica propizia sulla morte: credevano nell’immortalità dell’anima. Per i Daci la morte era solo un cambio di luogo quindi non qualcosa per cui piangere, ma anzi per cui essere grati. Ancora oggi per la cultura della Romania la morte e la gioia sono connesse, nei funerali non mancano mai colori, danze e poesia. Quello che non è mai presente è la musica: i funerali sono muti.