Il cervello degli adolescenti non è cablato per valutare rischi e benefici

cervello

Lo studio proveniente dall’Università di Oxford e pubblicato su Nature Communications sembra fatto apposta per dire ai genitori di figli adolescenti: rassegnatevi! Quante volte si sente un genitore dire: “non so più che fare, per ottenere che studiasse (o qualsiasi altra cosa) ho promesso questo e quell’altro e ho minacciato questo e quest’altro ma non è servito a niente.”
Il problema, secondo questo nuovo studio, non starebbe nel non credere dei ragazzi a promesse e minacce, ma in una effettiva incapacità del cervello degli adolescenti di soppesare rischi e benefici di un’azione.
Lo studio che dimostra che il cervello degli adolescenti funziona diversamente
I ricercatori hanno preso dei soggetti, alcuni adulti ed altri adolescenti e li hanno fatti giocare a un gioco che prevedeva ricompense e perdite monitorando la loro attività cerebrale con una risonanza magnetica. Il risultato è stato che mentre gli adulti alzavano la loro performance quando la posta era più alta il livello di gioco degli adolescenti rimaneva invariato.




Le ragioni fisiche che spiegano il diverso funzionamento
Nello stesso studio i ricercatori formulano anche un’ipotesi su dove nel cervello sia localizzata questa differenza tra adolescenti ed adulti. Il cervello di un bambino dalla nascita fino alla pubertà è in rapida crescita, arrivato alla pubertà si ferma e comincia in un certo senso a raffinarsi, fisicamente questo processo consiste in un assottigliamento della massa di materia grigia, una specie di sfrondatura e rielaborazione che inizia dalla parte posteriore della corteccia, mentre quella prefrontale è l’ultima ad assottigliarsi, proprio questa è responsabile del controllo cognitivo e della capacità di prendere decisioni. I ricercatori ipotizzano anche che probabilmente nei giocatori più grandi si fosse meglio sviluppato il collegamento tra l’area striata sub corticale e la corteccia prefrontale e che questo collegamento abbia un’importanza fondamentale nella valutazione di un comportamento volto a raggiungere un obiettivo.
La conclusione degli studiosi è che è inutile aumentare i premi e le punizioni, ma, anche se non è facile, la strategia potrebbe essere dare ai ragazzi più informazioni possibili per aiutare il cervello a svolgere un compito per cui non è ancora perfettamente cablato.

Roberto Todini

Exit mobile version