Il carcere è morte: 74 detenuti si sono tolti la vita nel 2022

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Di Andrea Umbrello


Il carcere è morte: dall’inizio dell’anno 74 detenuti si sono tolti la vita all’interno di un penitenziario. Mai così tante persone da quando si registra questo dato.


Dall’inizio dell’anno 74 persone, prima che detenuti, si sono tolte la vita all’interno di un penitenziario. Quella appena letta è una frase che merita meditazione, perché si tratta di un drammatico primato. Infatti, mai così tante persone si sono tolte la vita da quando si registra questo dato. Il numero che più si avvicina a questo attuale record risale al 2009, quando al 31 dicembre si erano suicidate 72 persone. Un piccolo dettaglio: al 31 dicembre 2022 mancano ancora circa due mesi.

Inoltre, quando nel 2009 si suicidarono 72 persone, i detenuti erano circa 7.000 in più rispetto a quelli dei nostri giorni. Capite bene che il tasso di suicidi (la relazione tra il numero dei casi e la media delle persone detenute nel corso dell’anno) non è proprio uguale.

Le Case Circondariali di Foggia e di Milano San Vittore restano i due istituti con il maggior numero di suicidi nel corso dell’anno, con quattro decessi ognuna. Seguono con tre decessi, gli istituti di Roma Regina Coeli, Monza, Firenze Sollicciano, Torino e Palermo Ucciardone.


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Capire quali possano essere le ragioni che spingono una persona ad un gesto simile non è cosa semplice. Non lo è perché le motivazioni che rendono l’attuale ordinamento penitenziario italiano un pessimo modello da seguire sono parecchie purtroppo.

Negli ultimi tempi, più volte l’Italia è stata richiamata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per la condotta delle carceri e delle condizioni in cui versano i nostri istituti. Gli attuali 74 morti del 2022 non possono essere ignorati. Sbattere un essere umano in carcere lasciandolo completamente da solo a un triste destino già segnato significa realizzare il cappio che determinerà la fine dello stesso uomo.

Ogni detenuto ha diritto di ricevere cure attente e soprattutto, ha bisogno di capire che ha a disposizione tutti gli elementi necessari per trasformarsi in un individuo utile per la società. Incatenare statue di pietra destinate all’immobilità esclude qualsiasi forma di rieducazione e di ricostruzione di un individuo il più delle volte con un passato atroce e un futuro anche peggiore se possibile.

Intanto, le notizie più attuali gettano nello sconforto più totale. Quella sulle 15 persone indagate per le presunte torture ai danni di un detenuto avvenute nel carcere di Bari è una notizia di poche ore fa. Di queste, 9 agenti penitenziari sono accusati di “concorso in tortura” e tre di loro sono stati posti agli arresti domiciliari.

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