Le forze dell’ordine hanno svolto controlli in tutta Italia con l’obbiettivo di individuare possibili situazioni di sfruttamento lavorativo dei rider. Si è scoperto che l’11% dei lavoratori della “gig economy” sottoposti ad accertamento erano costretti a cedere una parte consistente dei loro guadagni per assicurarsi di lavorare. Una nuova forma di caporalato, che avviene completamente online.
Una maxi operazione dell’Arma dei Carabinieri contro lo sfruttamento lavorativo dei rider, che si concretizza ormai in plurime modalità, ha avuto luogo venerdì 24 marzo in 225 punti di raccolta delle consegne sparsi in tutta Italia. Sono stati sottoposti ad accertamento un numero complessivo di 823 ciclo fattorini (più comunemente conosciuti come “rider”). È risultato che 92 di essi, tra cui un minore, lavoravano con l’account di un’altra persona alla quale cedevano alte percentuali dei loro guadagni. L’ipotesi di accusa delle persone che cedevano gli account è quella di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”, ovvero caporalato.
Le modalità
Per il caporale di turno era semplice: bastava aprire un account sulle app dedicate alle consegne di cibo a domicilio per poi lasciare le credenziali ad una persona che svolgeva materialmente il lavoro. Spesso e volentieri si cedeva password e turni di lavoro a stranieri irregolari. Questi, non avendo documenti in regola, erano impossibilitati a registrarsi autonomamente: 23 quelli accertati. In altri casi gli account venivano ceduti a stranieri da poco arrivati in Italia, disposti ad accettare compromessi pur di lavorare. Le vittime di caporalato erano costrette a cedere dal 20 al 50% dei loro guadagni.
Fino al 2019 la cessione di un account era molto comune. Ai rider viene data priorità sulla prenotazione del turno di lavoro in base a quanto lavora. Più lavori e sei affidabile, più hai diritto a prenotarti prima degli altri. Se un rider non aveva la possibilità di svolgere personalmente la prestazione, per esempio a causa di infortunio o malattia, cedeva volontariamente il proprio account ad un’altra persona per non essere penalizzato nel ranking e vedersi sfumata la possibilità di lavorare, senza chiedere nessun corrispettivo economico.
Con l’arrivo della pandemia l’utilizzo dei servizi di consegna a domicilio è cresciuto a dismisura e le piattaforme di App Delivery hanno iniziato ad assumere un numero sempre più alto di nuovi rider. Il reclutamento avveniva esclusivamente online, spianando la strada a questa forma di caporalato.
I provvedimenti contro lo sfruttamento lavorativo dei rider
I 92 casi di caporalato accertati sono ora sotto la lente delle Procure della Repubblica competenti. L’obiettivo è identificare i possessori degli account ceduti ai rider.
I carabinieri, con la collaborazione delle società interessate, hanno immediatamente chiuso gli account che venivano dati in cessione onde evitare la prosecuzione delle condotte illecite. Oltre a ciò, le società hanno implementato controlli per far emergere situazioni di irregolarità.
Sono state inoltre sequestrati 22 mezzi non ritenuti idonei alla circolazione stradale in quanto “non conformi alla normativa di settore e pericolosi per l’integrità fisica del rider”. Le biciclette in questione, infatti, sono state sottoposte a modifiche artigianali al fine di aumentarne le prestazioni.
Dichiarazioni
La Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, si è detta soddisfatta:
Mi complimento con il Comando dei carabinieri per la Tutela del Lavoro per l’operazione che rientra nella più ampia attività di controllo e di repressione delle condotte illecite nel mondo del lavoro, soprattutto quelle che ledono la dignità delle persone perché legate a fenomeni di sfruttamento, caporalato e tratta.
La Nidil Cgil, categoria sindacale della Cgil che rappresenta e tutela i lavori atipici, ha affermato:
Da tempo avevamo segnalato il fenomeno della cessione degli account nel mondo dei ciclofattorini, così come abbiamo più volte denunciato che è proprio questo modello di lavoro l’origine del problema. Infatti se l’algoritmo premia con nuove consegne chi lavora di più, ciò spinge i rider ad utilizzare tutti i mezzi per garantire la massima continuità, compresa la cessione del proprio account personale. Così come la tipologia di rapporto di lavoro autonomo e occasionale è estremamente debole e permeabile a fenomeni di questo tipo. Un rapporto di lavoro regolare e strutturato con una paga collegata al tempo lavoro consentirebbe maggiori tutele e non renderebbe possibile forme di caporalato.
Per fermarli è urgente individuare strumenti di integrazione sociale rivolti ai migranti e richiedenti asilo, puntando innanzitutto ad affrancarli attraverso un lavoro regolare, che garantisca piene tutele.