Il cammino incerto dell’Italia verso il sogno del 2030: sviluppo sostenibile a rischio

sviluppo sostenibile a rischio coronavirus e ambiente

Lo sviluppo sostenibile, è a rischio. La strada che dovrebbe portare al raggiungimento degli obiettivi prefissati entro il 2030 rischia di essere interrotta da ostacoli e incertezze che minano la sua realizzazione.


A metà del viaggio verso l’attuazione dell’ambiziosa Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, l’Italia è chiamata a fare i conti con un futuro incerto. Gli impegni presi nel lontano 2015 in seno all’ONU sembrano ora appannaggio di una realtà lontana: otto dei 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (SDGs) registrano modesti miglioramenti rispetto al 2010, mentre la situazione peggiora per sei di essi, rimanendo stabile per gli altri tre. Questa è la cruda verità espressa nell’ottavo Rapporto “L’Italia e gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile“, prodotto dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASVIS).

L’analisi del rapporto rivela che, dei 33 obiettivi misurabili con indicatori quantitativi, soltanto otto sembrano destinati a raggiungere il valore prefissato per il 2030. Quattordici rimangono una sfida difficile, se non impossibile da affrontare, mentre nove mostrano tendenze contrastanti. Per altri due, la mancanza di dati impedisce qualsiasi giudizio. Un cammino segnato da ritardi che richiede interventi immediati e riforme incisive, come annunciato durante il Summit dell’ONU del 18-19 settembre dell’anno precedente.

All’evento di presentazione del rapporto, un panel di esperti ha affrontato questa situazione critica. Tra i relatori, i presidenti dell’ASVIS, Marcella Mallen e Pierluigi Stefanini, il direttore scientifico dell’Alleanza, Enrico Giovannini, il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, e il giudice della Corte costituzionale, Giulio Prosperetti.

Il Rapporto di quest’anno, dedicato all’analisi di quanto accaduto a livello globale, europeo e italiano da quando è stata sottoscritta l’Agenda 2030, mostra chiaramente che il nostro Paese, al contrario dell’Unione Europea, non ha imboccato in modo convinto e concreto la strada dello sviluppo sostenibile e non ha maturato una visione d’insieme delle diverse politiche pubbliche (ambientali, sociali, economiche e istituzionali) per la sostenibilità“, afferma il direttore scientifico dell’ASVIS, Enrico Giovannini. “Ciò non vuol dire che non si siano fatti alcuni passi avanti o che non si siano assunte decisioni che vanno nella giusta direzione, ma la mancanza di un impegno esplicito, corale e coerente da parte della società, delle imprese e delle forze politiche ci ha condotto su un sentiero di sviluppo insostenibile che è sotto gli occhi di tutti, come confermano anche le analisi dell’opinione pubblica italiana contenute nel Rapporto”.

I dati compositi elaborati dall’ASVIS rivelano una situazione negativa per la povertà, i sistemi idrici e sociosanitari, la qualità degli ecosistemi terrestri e marini, la governance e la partnership. Solo per gli aspetti legati al cibo, alle disuguaglianze e alle città sostenibili, si osserva una stabilità. Gli altri otto obiettivi registrano miglioramenti inferiori al 10% in 12 anni, ad eccezione della salute e dell’economia circolare, che mostrano un leggero aumento. Le disuguaglianze territoriali sono altrettanto preoccupanti, con un incremento in nove obiettivi su quattordici.

Purtroppo, l’Italia non è sola in questa sfida. Secondo l’ONU, solo il 12% degli obiettivi dell’Agenda 2030 per cui sono disponibili dati affidabili sembra procedere nella giusta direzione. Più della metà sta moderatamente o gravemente fuori pista, mentre il restante 30% non ha fatto alcun progresso o addirittura ha subito un regresso rispetto al 2015. Anche a livello di Unione Europea, gli indicatori dell’ASVIS rivelano progressi contenuti e insufficienti per centrare gli obiettivi dell’Agenda 2030 entro questa decade. Inoltre, si osserva una riduzione delle disuguaglianze tra Paesi solo per otto obiettivi, mentre per altri tre rimangono costanti e per cinque aumentano.

Nel contesto della dimensione sociale dello sviluppo sostenibile, emergono dati preoccupanti. La povertà assoluta interessa il 7,5% delle famiglie, un aumento dal 6,1% nel 2015, coinvolgendo quasi 2 milioni di famiglie e 1,4 milioni di minori. Le disuguaglianze tra ricchi e poveri si ampliano, con la spesa pubblica per sanità e istruzione in netto ritardo rispetto alla media europea. L’abbandono scolastico è del 11,5%, e tra gli stranieri, addirittura del 36,5%. La disoccupazione giovanile persiste al 23,7%, mentre 1,7 milioni di giovani non studiano né lavorano.

Sotto l’aspetto ambientale, l’Italia sconta una perdita del 42% nei sistemi idrici, con solo il 21,7% delle aree terrestri e l’11,2% di quelle marine protette. Il degrado del suolo interessa il 17% del territorio nazionale, l’80,4% degli stock ittici è sovrasfruttato, e le energie rinnovabili rappresentano solo il 19,2% del totale, insufficienti a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni.

Sul versante economico, nonostante una leggera ripresa dopo la pandemia, l’Italia presenta una crescita economica debole. L’occupazione aumenta, ma rimane un alto tasso di lavoro irregolare.

Tuttavia, sono stati compiuti progressi nell’economia circolare e nell’innovazione, sebbene molte imprese mostrino resistenza verso la trasformazione digitale ed ecologica. Sono necessari investimenti significativi per rendere le infrastrutture resilienti alle sfide climatiche, ma la finanza sembra orientarsi verso la sostenibilità, accompagnando i cambiamenti nelle preferenze dei risparmiatori.

Nel settore istituzionale, il decennio ha visto un calo degli omicidi volontari e della criminalità predatoria, ma un aumento dei reati contro la persona, come le violenze sessuali e le estorsioni. I reati informatici, tra cui le truffe e le frodi, hanno visto una crescente tendenza. Il sovraffollamento carcerario, dopo una riduzione nel decennio 2010-2019, è nuovamente in aumento nell’ultimo biennio.

L’Italia si trova a una svolta cruciale nella sua ricerca per un futuro più sostenibile. Il ritmo attuale deve cambiare drasticamente se si vogliono raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030, e gli sforzi devono essere collettivi, abbracciati dalla società, dalle imprese e dalle forze politiche. Le sfide sono immense, ma il futuro sostenibile dell’Italia è ancora alla portata, purché ci sia la volontà di agire con urgenza e determinazione.

Exit mobile version