L’Africa sta vivendo un periodo di profondo cambiamento. Se un tempo i colpi di Stato erano una triste costante della sua storia politica, negli ultimi tre anni si è assistito a un’inversione di rotta sorprendente del golpismo africano. Una nuova generazione, guidata da giovani determinati, sta sollevando la voce e ponendo domande cruciali sul futuro dell’Africa e sulla sua relazione con il mondo. Il cambiamento è nell’aria, e l’Africa si appresta a scrivere un nuovo capitolo della sua storia, uno che potrebbe influenzare profondamente il futuro globale.
L’Africa, terra di mistero e contraddizioni, sta vivendo un’epoca di cambiamento sconcertante. Non più relegata agli angoli più remoti dei titoli di giornale, oggi il continente attira l’attenzione globale per un motivo principale: il golpismo. L’Africa non è nuova a questa oscuro capitolo della politica, ma negli ultimi tre anni ha vissuto otto colpi di Stato che stanno ridisegnando la sua storia politica. Per comprendere appieno questa trasformazione, dobbiamo esaminare attentamente questo nuovo sviluppo, che si manifesta principalmente nella regione del Sahel, la sponda meridionale del Sahara.
L’incredibile storia del golpismo africano
L’Africa ha sempre mantenuto un primato discutibile in termini di colpi di Stato, con ben 214 tentativi registrati tra il 1950 e il 2022, di cui 106 riusciti e 108 falliti. In confronto, l’America Latina ha sperimentato un numero leggermente inferiore, con un totale di 146 colpi. Tuttavia, ciò che distingue gli eventi recenti è il cambiamento nella natura del golpismo africano.
In passato, i colpi di Stato in Africa spesso avevano origine da rivolte interne all’esercito e servivano principalmente a installare al potere leader politici favorevoli a ex potenze coloniali come Parigi e Londra. Questo modello si è radicato profondamente nel continente, soffocando la democrazia e promuovendo dinastie di predoni. Il contesto della Guerra Fredda ha alimentato ulteriormente questa dinamica, poiché questi regimi garantivano una distanza strategica da Mosca.
Un cambiamento di paradigma: la fine di un modello
Tuttavia, gli otto colpi di Stato degli ultimi tre anni raccontano una storia diversa. I militari hanno preso il controllo in Mali, Burkina Faso e Niger, sottolineando la loro crescente distanza da Parigi. Addirittura, storici alleati di Parigi sono stati abbattuti in paesi come il Gabon e la Guinea. Gran parte di questo cambiamento può essere attribuito al declino del modello degli Stati nominalmente indipendenti ma effettivamente subordinati alle potenze coloniali. Questo modello non ha portato benefici economici alle popolazioni locali e ha ostacolato la crescita della democrazia.
La presenza cinese e dei suoi alleati russi e turchi in Africa ha infranto il monopolio economico e politico francese, aprendo nuove possibilità di scelta per i paesi africani. La fine di questo modello ha innescato una serie di rivolte, e molte di esse sono motivate da un forte sentimento anti-francese e dalla richiesta di democrazia e partecipazione.
La nuova voce dell’Africa: giovani in prima linea
I protagonisti di questo cambiamento sono principalmente i giovani africani che stanno dicendo basta all’allineamento storico con un’Europa che spesso ha concentrato i suoi sforzi nella lotta contro il jihadismo e nella gestione delle migrazioni. L’Africa ora esige di più: sicurezza alimentare e ambientale, opportunità imprenditoriali e occupazionali, libertà di espressione, democrazia, istruzione e sanità. Questi desideri potrebbero non essere soddisfatti dai nuovi vincitori sino-russi, e la promessa di democrazia e partecipazione rischia di essere soffocata rapidamente.
Un messaggio chiaro al mondo
Tuttavia, questo cambiamento rappresenta una voce chiara e potente proveniente dall’Africa. Il continente non è più solo un problema da risolvere ma un’opportunità e una risorsa per coloro che vogliono comprenderlo e collaborare con esso. L’Africa non deve più essere predata, ma coltivata e condivisa. È un messaggio importante per il mondo intero, un appello a riconsiderare il modo in cui ci rapportiamo all’Africa e ai suoi popoli. Forse, finalmente, l’Africa sta scrivendo un nuovo capitolo nella sua storia, uno che merita di essere ascoltato e sostenuto.