Inondazioni, piogge torrenziali nelle proprie città a due passi da casa tali da chiudere le scuole, notizie di desertificazione in altre parti del mondo, caldo anomalo fuori stagione: i giovani avvertono sulla propria pelle gli effetti del cambiamento climatico. E questo porta ad avere ansia per il futuro, sia per il pianeta sia per le loro stesse vite; proprio loro che hanno tutta la vita davanti e dovrebbero avere quella fiducia e quell’entusiasmo che li porta a fare scelte coraggiose per avere un mondo migliore. Il dato emerge da una recente ricerca pubblicata sulla rivista medica The Lancet da alcuni psicologi.
“L’ansia ecologica è un segnale di salute mentale, una risposta decisamente appropriata a quel che sta accadendo”, dice Caroline Hickman, psicoterapeuta e principale autrice dello studio internazionale.
Più della metà delle persone intervistate in paesi come India, Brasile, Nigeria, Regno Unito, Australia e Stati Uniti ha dichiarato di temere per la sicurezza della loro famiglia e che l’ansia influenza la loro capacità di dormire, studiare, mangiare o giocare.
La percentuale sale nei Paesi più colpiti
Quattro su dieci hanno dichiarato che il cambiamento climatico e la relativa crisi li rende incerti sull’avere dei figli, e oltre la metà di loro ha ammesso di ritenere che l’umanità sia “spacciata”. Ma la percentuale sale tra i ragazzi che vivono in Paesi che più risentono degli effetti del cambiamento climatico. Come quelli delle Filippine, colpiti da cicloni sempre più gravi, e del Brasile colpito dalla deforestazione. Per loro, sono 9 su 10.
Salute mentale
Gli effetti di questa ansia non sono trascurabili perché l’angoscia inciderà sulla salute mentale dei bambini e dei giovani, sostiene lo studio.
Alcuni psicologi hanno suggerito che aiutare i giovani preoccupati a intraprendere azioni significative per affrontare la crisi climatica – come partecipare a manifestazioni o mangiare meno carne – può ridurre i sentimenti d’impotenza e proteggere la loro salute mentale.
Partecipazione, condivisione
La partecipazione a manifestazioni pacifiche collettive come quelle che posta avanti il movimento Friday for Future comporta del resto la condivisione del dramma e della paura, aiutando a gestirla meglio. Anche sapere che lo stato d’ansia è comune a tantissimi giovani e non si è soli di fronte a questa battaglia sicuramente psicologicamente aiuta.
Tuttavia l’impotenza permane nel momento in cui emerge, conferenza dopo conferenza, il mancato impegno strutturato dei governi del Pianeta.
La pressione deve spostarsi sui governi
Hickman, che fa anche parte del comitato organizzativo della Climate psychology alliance nel Regno Unito, ha dichiarato: “Aumentare la pressione sui governi e su altre istituzioni che hanno il potere di portare avanti una vera azione contro la crisi climatica è il modo più semplice per abbassare la pressione sulla salute mentale di bambini e adolescenti”.
“Vogliamo ridurre l’ansia ecologica tra giovani e ragazzi, facendola crescere tra i ministri. Dobbiamo dire ai governi: ‘Dov’è la vostra coscienza?’”
Può sembrare retorico ma è una verità sacrosanta: senza giovani, non c’è futuro.
Marta Fresolone
Grazie mille per il bellissimo articolo io sono attivista di Greenpeace e sono stato intervistato da Valentina Garzè di radio Regione Lazio su mondo bio con Valentina Ambrosoli imprenditrice sartoriale e potete ascoltarla sul mio sito web.
Grazie per il suo riscontro sull’articolo e soprattutto grazie per il suo impegno in favore dell’ambiente.
Bene