In una stagione calcistica ricca di avvenimenti e di stravolgimenti resta una sola certezza: Luglio è il mese in cui inizia a soffiare il vento di una nuova annata all’insegna del pallone. Il primo passo verso il nuovo campionato, come sempre, è la presentazione delle nuove maglie da gioco. In un calcio sempre più orientato verso i mercati esteri e le nuove tendenze, anche quest’anno non sono mancati stravolgimenti alle tradizionali divise…con annesse polemiche. E’ davvero giusto e utile accantonare l’identità della squadra in favore di una maglia originale e vendibile?
Striscie, che amore!
Mettere d’accordo i tifosi di Inter e Juventus è una missione praticamente impossibile. Eppure, Nike ed Adidas, rispettivamente sponsor tecnici delle due squadre, sembrano esserci riusciti. Tutti concordi: non toccate le strisce dalla nostra maglia da calcio. Nominate ad un tifoso juventino il “Palio di Siena”, e immediatamente inizierà a criticare la divisa, pur vittoriosa sul campo, dell’ultima stagione, la prima nella centenaria storia senza le caratteristiche strisce, ribattezzata così perché più adatta alla nota gara senese che a rappresentare la storia del club. E anche le “strisce sbiadite” della prossima stagione non è che convincano a pieno. Non è andata meglio ai “nemici” nerazzurri. La presentazione della maglia, con le strisce a zig zag, per la stagione 2020-2021 ha provocato non poche ironie “E’ così brutta che speriamo almeno possa distrarre gli avversari”…uno dei tanti commenti. Ma in fondo, dopo la maglia “affettuosamente” ribattezzata “codice a barre” di qualche anno fa, o quella della stagione 2014 -2015, che di Inter aveva ben poco, anche le strisce storte forse non sono così male.
All’estero non è meglio..
All’estero non se la passano meglio. Anche li la sperimentazione è ormai una costante per le maglie da calcio. Come dimenticare gli scacchi della divisa blaugrana del Barcellona? O il mosaico bianco sul tradizionale sfondo celeste della maglia della prossima stagione del Manchester City?
La legge del Marketing..
Abbiamo citato solo alcuni casi, ma la tendenza, ormai praticamente ovunque, è quello di creare maglie diverse, originali, che possano essere indossate nella vita di tutti giorni e non essere immediatamente riconducibili all’ambiente calcistico. Un colpo al cuore per i tifosi fedelissimi, un toccasana per i mercati americani e asiatici che si stanno aprendo solo ora al mondo del calcio. Il target sono loro…con buona pace dei fedelissimi che si sbracciano chiedendo a gran voce “le strisce bianconere/nerazzurre! Sarà mica così difficile farle senza linee storte, colori improbabili o altro!” . In altre parole…la tradizione quando si parla di maglie da calcio non vende quanto l’originalità e lo studio delle nuove tendenze.
La maglia da calcio tradizionale non vende..ma è davvero così?
La maglia del Milan, senza eccessivi stravolgimenti, nelle prime ore dalla sua uscita sta avendo un ottimo riscontro. Il Real Madrid, da anni, offre varianti lievemente diverse della classica “camiseta blanca”, così come il Manchester United e il suo iconico rosso, risultando sempre tra le maglie più vendute. Siamo sicuri che lo stravolgimento sia sempre la carta vincente? E che dire della bellissima seconda maglia della Roma, che per la prossima stagione ha rispolverato addirittura il nostalgico lupetto anni ’80?
Maglia vuol dire identità
Tra chi protesta contro l’aver calpestato l’identità della squadra, e chi si piega al marketing sovrano, perché “tanto siamo sempre bianconeri”, il dibattito sulle maglie da calcio e le ultime tendenze è lontano dall’essere terminato. Certo, personalmente non posso che protendere dalla parte di chi chiede un maggiore allineamento con la tradizione. C’è davvero bisogno di stravolgere eccessivamente per essere originali e accattivanti? Una cosa è certa: a settembre, divisa e sciarpa addosso o meno, saremo tutti pronti a ripartire a tifare. Sino alla prossima polemica.
Beatrice Canzedda